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Il pugno di Draghi. Bloccato l’export di vaccini in Australia

Superlega

Il governo italiano, grazie alle nuove regole sulle esportazioni estere del siero anti-Covid, ferma una partita da 250 mila dosi destinata all’Australia. Un segnale ad AstraZeneca dopo il mancato rispetto delle scadenze sulle consegne

Mario Draghi lo aveva giusto giusto detto in occasione dell’ultimo Consiglio europeo, esattamente una settimana fa: le aziende farmaceutiche che non rispetteranno le scadenze per la consegna dei vaccini, non saranno scusate. E ne dovranno rispondere, in qualche modo. E quel modo è arrivato. L’Italia è il primo Paese dell’Ue a rifiutare l’export delle dosi di vaccini di AstraZeneca. Una grossa partita da 250 mila dosi, destinata all’Australia, non verrà spedita al governo di Camberra.

La notizia, rivelata da Financial Times, è di quelle destinate a provocare degli scossoni. Le autorità italiane hanno notificato alla Commissione europea la decisione di bloccare l’esportazione della partita di vaccini della casa farmaceutica. Una mossa del governo Draghi è stata resa possibile dalle nuove regole introdotte da Bruxelles in merito alla spedizione dei vaccini fuori dai confini europei. E pensare che la Commissione aveva il potere di opporsi alla decisione italiana, ma non l’ha fatto.

Secondo le nuove regole, infatti, i produttori di vaccini con sede nell’Ue devono richiedere l’autorizzazione al proprio governo nazionale dove viene prodotto il loro vaccino Covid-19 prima di esportarlo fuori dall’Ue. Lo schema faceva parte della risposta di Bruxelles all’ammissione di AstraZeneca circa il fallire gli obiettivi per la consegna di vaccini all’Ue, alimentando i sospetti  che la produzione fosse stata spedita altrove.

Non è tutto. L’Italia è intervenuta su Bruxelles anche per chiedere che la fornitura venga destinata a Paesi dell’Unione. Il tema dei vaccini è stato comquneu oggi al centro di un incontro tra il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti e il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton. D’altronde l’obiettivo dichiarato dell’esecutivo italiano è quello di arrivare a una produzione in loco di un vaccino made in Italy.

“Il 26 febbraio l’Italia ha inviato la proposta di decisione di non autorizzazione alla Commissione europea che ha l’ultima parola, come previsto dal regolamento”, ha spiegato una fonte diplomatica, come riportato dall’Agi. “Il 2 marzo la proposta italiana di diniego dell’autorizzazione ha incontrato il favore della Commissione europea, che mantiene un quadro aggiornato e onnicomprensivo delle richieste di esportazioni di vaccini anti Covid-19 e dei corrispondenti impegni delle case farmaceutiche assunti nel quadro dei richiamati accordi di pre-acquisto e non ha obiettato alle valutazioni formulate dall’Italia”, conferma la fonte diplomatica.

“Di conseguenza, il ministero degli Affari Esteri ha provveduto ad emanare formalmente il provvedimento di diniego all’esportazione, lo stesso giorno in cui la Commissione ha informato l’Italia che concordava con il provvedimento in oggetto”, aggiunge la fonte. Ora, la decisione potrebbe surriscaldare ancora di più i rapporti fra la Ue e i suoi partner internazionali, già irritati da una strategia che potrebbe rallentare i ritmi delle proprie campagne vaccinali.

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