Vaccini, idrogeno, spazio e semiconduttori. Sono i quattro pilastri dell’autonomia strategica europea a trazione italo-francese. Dal Mise Giancarlo Giorgetti e il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire svelano la road map. Un altro tassello che rinforza l’asse fra Roma e Parigi
Parola d’ordine “autonomia strategica”. Giancarlo Giorgetti parla il linguaggio dell’Ue durante il suo incontro al Mise con il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. “Bruno”, dice lui entrando nella sala degli Arazzi, “si è creata da subito un’intesa”. L’asse fra Italia e Francia si rafforza alla ricerca di una via europea per uscire dalla crisi.
La grand strategy Giorgetti-Le Maire si muove su quattro fronti paralleli: lo spazio, l’idrogeno, i semiconduttori e i vaccini. “La pandemia ha fatto capire la necessità di un’autonomia strategica europea in diversi settori – esordisce il ministro italiano e numero due della Lega, che una volta finito il vertice ha ricevuto a palazzo Matteo Salvini e il sottosegretario leghista al Mef Claudio Durigon – serve un’industria indipendente rispetto alla frontiera biotech e biomedicale, non può essere oggetto di politiche predatorie per le tecnologie di cui disponiamo”.
Si parte dall’aerospazio, con la firma al Mise dei contratti per la fornitura di lanciatori spaziali e motori da parte di Avio Spa alla francese Arianespace e di motori P120 per i vettori Ariane 6 ad Ariangroup ed Europropulsion. “Una filiera cruciale su cui esistono importanti collaborazioni italo-francesi – chiosa Giorgetti allargando l’asse alla Germania – dobbiamo competere allo stesso livello sulla frontiera dell’aerospazio”.
Dunque l’idrogeno, la chiave di volta per avviare il processo di decarbonizzazione dell’industria italiana. Sul tavolo di Giorgetti giace la Strategia nazionale sull’idrogeno abbozzata dal predecessore Stefano Patuanelli. Il ministro leghista vuole farne una strategia internazionale a trazione italo-francese. “Abbiamo preso l’impegno per un progetto europeo di interesse comune sull’idrogeno entro la fine del 2021 fra Italia e Francia – annuncia Le Maire, che dopo aver incontrato Giorgetti e il ministro per la Transizione digitale Vittorio Colao ha fatto visita dal ministro dell’Economia Daniele Franco – vogliamo individuare tutte le imprese, piccole o medie, francesi e italiane, che possano lavorare a un progetto industriale lungo tutta la catena del valore”.
Il terzo pilastro, semiconduttori e microchip, è al centro di una delicata partita geopolitica fra Stati Uniti e Cina, quella sulle “terre rare”, cioè i metalli utili a costruire i chip che alimentano software, cellulari, la rete 5G. Una partita anche europea, con la Commissione Ue che si propone di aumentarne la produzione del 10% entro il 2025 all’interno del “2030 Digital Compass”.
“La crisi ci ha insegnato che dipendiamo troppo dall’Asia per il settore delle componenti microelettroniche – spiega Le Maire – vogliamo avviare un progetto europeo in cui Francia e Italia occupino una posizione leader”. In questo filone si inserisce l’annuncio da parte del gruppo Italvolt di un nuovo polo e una gigafactory in Italia per la produzione di batterie elettriche, con un investimento previsto di 4 miliardi di euro e un impatto occupazionale di 10mila nuovi posti di lavoro.
Last but not least, i vaccini. La salute, scherza Le Maire, “sta molto a cuore a Giancarlo”. In Francia guardano con attenzione al piano di Giorgetti, discusso a Roma con il Commissario Ue al Mercato Interno, il francese Thierry Breton, per una riconversione della filiera industriale italiana con l’obiettivo di un vaccino made in Italy. “Biotecnologie, bioterapie, vogliamo un’Europa più indipendente nel settore sanitario” dice il numero uno di Palazzo Bercy.
Alla mappatura delle aziende disponibili il Mise sta lavorando con Farmindustria e l’Aifa, i tempi, nelle stime più rosee, sono di almeno 5-6 mesi. Nel frattempo il ministero lavora a un polo nazionale pubblico-privato per la produzione dei vaccini con uno stanziamento annunciato dal governo dell’ordine di 400-500 milioni di euro.
L’asse fra Roma e Parigi sui vaccini si è intensificato in queste settimane. Tanto che ad Emmanuel Macron, non ad Angela Merkel, il premier Mario Draghi ha telefonato per studiare il rilancio, anche di immagine, del vaccino AstraZeneca, dopo lo stop (innescato a Berlino) per presunte reazioni avverse smentite poi dall’Ema.