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Corporazioni, Stato e Regioni. Cosa c’è dietro gli alibi sui vaccini

Adesso si deve vaccinare a tutto spiano, convocando per classi d’età e, se del caso, vaccinando i giovani passanti; contemporaneamente, però, si deve non solo incenerire la logica corporativa, ma non farne un alibi e affrontare il nodo delle banche dati e dell’amministrazione pubblica. Il commento di Davide Giacalone

Il conflitto Stato-Regioni è tema antico, ma ora anche alibi comodo. Dal 2001, dopo la pessima riforma del Titolo quinto della Costituzione, si moltiplicano i ricorsi alla Corte costituzionale, per sapere chi è responsabile di cosa. Da febbraio del 2020 è un continuo sommarsi, sovrapporsi e cancellarsi di provvedimenti e voci, con i presidenti delle Regioni oramai denominati “governatori”, che forse vorrebbe essere aspirazione a potere territoriale, in realtà evoca ulteriore confusione burocratica. Eppure era solare, fin dalla dichiarazione dello stato d’emergenza, che ancora dura, che competenze e poteri dovevano ritenersi accentrati nelle mani del governo. Come anche la Corte ha confermato. Infine le liste dei vaccinandi, le corporazioni a protendere la propria spalla, il derivante fiorire di quelli che chiamano “furbi” e in un Paese serio si chiamerebbero assai diversamente. Scena orribile. Certo. Ma occhio a quel che c’è dietro.

Chi è anziano si sa, risultando all’anagrafe. Dove si trovi risulta dalla medesima. Salvo che non si tratti di un fenomeno di buona salute, si conoscono anche le sue patologie, come risulta dal fascicolo sanitario. Non si doveva attendere l’autorizzazione di nessuno, non si dovevano neanche avere i vaccini a disposizione per organizzare le liste, sapendo cosa si sarebbe iniettato a chi. Il problema vero è che non se ne è capaci. Che le banche dati contenenti età, indirizzi, numeri di telefono, patologie, non comunicano fra di loro e non comunicano nemmeno anagrafe con anagrafe e sanità con sanità. Questa demenza digitale non si risolve digitalizzando, ma demolendo le barriere falsamente erette in nome della privacy e realmente volute a difesa di prerogative e competenze burocratiche.

Tanti sono passati avanti agli anziani non perché vi fosse la diabolica intenzione di fregarli, ma per la patologica incapacità di raggiungerli, coordinarli, convocarli. A questo si aggiungono profittatori e corporativi, ma finiscono con l’essere un alibi. Tale quale il conflitto fra Stato e Regioni: finché si può discutere su chi è responsabile e ha il potere di cosa si conserva l’alibi di scaricare altrove le responsabilità, gli uni sugli altri. Come se il coordinamento avesse dovuto promuoverlo la sora Cesira, desiderosa di vaccino.

E allora: adesso si deve vaccinare a tutto spiano, convocando per classi d’età e, se del caso, vaccinando i giovani passanti; contemporaneamente, però, si deve non solo incenerire la logica corporativa, ma non farne un alibi e affrontare il nodo delle banche dati e dell’amministrazione pubblica. Tanto più che i vaccinati devono risultare tali in una unica banca dati, consultabile da qualsiasi parte del mondo, altrimenti ci inoculiamo il veleno dell’essere quelli più a lungo fermi. Ci sono gli alpini al lavoro? Che non si fermino all’altopiano del vaccino, di buon passo, cantando, verso la vetta.

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