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Zingaretti si dimette. O lo riconfermano o corre a Roma?

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Nicola Zingaretti annuncia con un post su Facebook le dimissioni da segretario del Pd. “Mi vergogno che nel Pd da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie”, poi si scaglia contro i “logoratori interni”. E sulle chat dem sorge un dubbio: mani libere per candidarsi a Roma nel 2021?

A forza di tirare la fune si spezza. Finisce l’era di Nicola Zingaretti nel Pd? Il segretario annuncia le dimissioni con un post al vetriolo su Facebook. “Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente”. Il lungo sfogo via social si scaglia contro il partito P&P (“Poltrone e primarie”) dentro al Nazareno.

Nuove categorie della politica. Se contro Concita De Gregorio era “che degrado”, stavolta l’incipit recita “mi vergogno”. “Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni”.

“Il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd. Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione”.

Il post si rivolge poi ai “logoratori interni”. Pochi giorni fa era stato il vicesegretario Andrea Orlando a parlare di un bersagliamento contro Zingaretti da parte degli ex “renziani”, ricevendo una piccata risposta dalla corrente di Base Riformista, ormai con una gamba fuori dalla segreteria.

“Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova – scrive Zingaretti – Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere. Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni”.

Le dimissioni del segretario rischiano di scaldare ancora di più il clima che precede l’assemblea del partito. Intanto iniziano a farsi sentire le prime reazioni. L’ex premier Enrico Letta si dice “perplesso da quanto sta accadendo”. E nelle chat dem c’è già chi si fa cogliere da un dubbio. Sarà un modo per liberarsi le mani e candidarsi al comune di Roma?

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