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Dalla decarbonizzazione all’e-mobility. Il piano di Acea spiegato dall’ad Giuseppe Gola

L’attenzione per il capitale umano e gli ingenti investimenti nel Piano industriale 2020-2024 in ambito di economia circolare, idrico, distribuzione elettrica ed energia. Le sfide principali della multi-utility, raccontate a Formiche.net da Giuseppe Gola, amministratore delegato di Acea

In un panorama globale complesso, le sfide che attendono le utilities italiane partono dal capitale umano, perno centrale dal quale ripensare l’energia e la mobilità, in chiave sostenibile. Dalla prima emissione di Green Bond, all’incremento degli investimenti previsti nel Piano industriale attivo fino al 2024, i principali asset di Acea per il futuro prossimo, che è già iniziato. L’intervista a Giuseppe Gola, amministratore delegato di Acea

Acea ha completato a fine gennaio il collocamento della sua prima emissione di Green Bond per un importo complessivo pari a 900 milioni di euro. Quali sono i progetti in programma e quali benefici vi aspettate da questa forma di finanza sostenibile?

Con il Green Bond emesso a gennaio 2021 abbiamo ottenuto un tasso sostanzialmente inferiore a quello che avremmo ottenuto con un bond non green. È il segnale che il mercato ora riconosce un premio a chi investe nella sostenibilità, che è quindi diventata un elemento di grande supporto economico e un sempre più concreto fattore di economia reale.

Tutti i progetti che finanzieremo con questa emissione sono inseriti nel Piano Industriale 2020-2024 presentato ad ottobre 2020. Si tratta di un insieme di progetti che include principalmente quattro aree: idrico, economia circolare, distribuzione elettrica ed energia.

Rientrano tra questi gli investimenti nel settore idrico per lo sviluppo e la manutenzione delle reti, gli interventi sulla rete di distribuzione elettrica in ottica di resilienza, gli investimenti sulla mobilità elettrica, la crescita nelle rinnovabili con il piano di sviluppo del fotovoltaico, l’installazione di 150 Smart Comp per il compostaggio a chilometro zero di rifiuti organici per mini-comunità come mense, aeroporti, centri commerciali.

Nel Piano industriale 2020-2024 sono stati presentati investimenti fino a 4,7 miliardi di euro con un incremento di circa 700 milioni di euro rispetto al Piano precedente. In particolare, quali sono le principali innovazioni previste nel campo delle infrastrutture energetiche con la sfida rappresentata da energie rinnovabili e decarbonizzazione?

La decarbonizzazione è di fatto strutturale nel business di Acea, in quanto produciamo energia attraverso centrali idroelettriche, termoelettriche (cogenerazione ad alto rendimento), impianti di digestione anaerobica (biogas) e impianti fotovoltaici – il Piano industriale prevede una crescita rilevante in questo ambito nei prossimi tre anni – per una generazione complessiva da fonti rinnovabili pari a circa il 70%.

Nel contesto della transizione energetica Acea è impegnata oltre che sul piano della produzione da fonti rinnovabili anche nel suo ruolo di distributore. La diffusione di nuovi servizi rischia di determinare una congestione delle reti elettriche qualora esse non rispondano ai requisiti di flessibilità, digitalizzazione, innovazione, resilienza.

È necessario quindi predisporre le infrastrutture per tempo, puntando a una smart grid, cioè una rete intelligente, capace di gestire i picchi ottimizzando la potenza distribuita a sostegno delle nuove esigenze sia di consumo che di generazione. All’interno del Piano industriale abbiamo previsto 1,3 miliardi di euro di investimenti dedicati alle infrastrutture energetiche, per interventi sulla resilienza e sul potenziamento delle reti.

La sostituzione dei contatori dell’energia elettrica con i nuovi Smart Meters 2G che stiamo portando avanti – e che prevediamo di completare entro il 2026 con la sostituzione di 1,7 milioni di contatori nell’area di Roma – va proprio in questa direzione. Gli smart meter di seconda generazione porteranno a una gestione più evoluta del rapporto con il cliente e a un più alto grado di digitalizzazione della rete anche in un’ottica di sempre maggiore efficienza.

E nel campo idrico?

Nel suo ruolo di primo operatore idrico in Italia, Acea prosegue nell’azione di tutela della risorsa idrica con attività mirate all’ottimizzazione della catena dei processi del sistema idrico integrato, caratterizzandosi sempre più come una Smart Water Company, per una gestione sostenibile e responsabile, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie.

Gli investimenti nell’idrico previsti dal Piano industriale ammontano a 2,2 miliardi di euro e riguardano progetti sugli acquedotti del Peschiera e del Marcio, volti a mettere in sicurezza l’approvvigionamento idrico di Roma, l’installazione di altri 500 mila smart water meter, oltre agli interventi previsti per la manutenzione e lo sviluppo delle reti, per la tutela della risorsa e per la realizzazione del piano di distrettualizzazione della rete finalizzato a ottimizzarne la gestione.

Acea inoltre è pronta a svolgere un ruolo attivo anche su un altro versante: quello della realizzazione di infrastrutture, anche alla luce delle opportunità che offrirà il Recovery plan finanziando opere rilevanti per il Paese.

Siamo pronti anche a partecipare alle eventuali gare che si dovessero presentare per la gestione del servizio idrico. Tempi e modi in questo caso non dipendono da noi, ma la partecipazione alle gare in questo ambito resta un obiettivo strategico.

Potrebbe raccontarci il contributo di Acea allo sviluppo della mobilità elettrica?

Nei prossimi anni investiremo in maniera importante nella mobilità elettrica con l’obiettivo di diventare uno dei principali player per l’e-mobility a Roma, ma guardiamo con interesse anche al di fuori del territorio della capitale.

L’ingresso in questo mercato è in linea con la nostra strategia che punta a supportare la transizione energetica per favorire uno sviluppo della mobilità sostenibile, in particolare all’interno dei grandi centri urbani dove è più forte l’impatto ambientale, in coerenza con gli obiettivi del Green deal e con i valori dell’azienda.

All’interno del nostro Piano Industriale abbiamo previsto l’installazione di circa 2.200 colonnine elettriche per la ricarica dei veicoli, 2.000 delle quali a Roma, con un investimento complessivo di circa 29 milioni di euro.

A un anno dall’inizio della pandemia lo smart working è ancora uno degli strumenti maggiormente utilizzato dalle aziende a seguito di un ripensamento del luogo di lavoro. Ma, non tutti i dipendenti di una utility come Acea possono lavorare da remoto, quali sono state le principali iniziative per garantire la sicurezza dei lavoratori?

Nel 2020, in un contesto caratterizzato dalla grave pandemia, ci siamo adoperati a garantire la continuità e la qualità dei servizi essenziali per i cittadini anche nei mesi più difficili, grazie all’impegno di tutti e agli investimenti realizzati in innovazione e digitalizzazione.

Il Gruppo Acea aveva introdotto lo smart working in modo strutturato già dal 2018. Questo ci ha consentito di remotizzare nel giro di pochi giorni tutte le attività compatibili con la modalità di lavoro da remoto, senza alcun impatto negativo sulla produttività aziendale, che in alcuni casi è risultata addirittura migliorata.

La pandemia ha rappresentato un acceleratore di alcuni processi che erano già stati attivati all’interno delle nostre aziende. Pertanto, oltre 3000 persone in media ogni mese, il 60% della popolazione totale, hanno potuto lavorare a distanza per l’intero orario lavorativo, modalità tuttora in vigore. Il restante 40% della popolazione è composto prevalentemente da personale operaio/operativo e da tutte quelle figure professionali che, per le caratteristiche del loro lavoro, hanno bisogno di muoversi e agire sul campo. A tutti sono state garantite le massime misure di prevenzione e sicurezza.

Parallelamente ci siamo attivati con diversi interventi sul piano sanitario: una campagna di vaccinazioni contro l’influenza stagionale per tutti i dipendenti del Gruppo, oltre 5.000 test sierologici, diverse campagne informative rivolte alla popolazione aziendale e uno screening per la diagnosi del virus mediante tampone, oltre alla somministrazione di test rapidi salivari.

Il tutto monitorato costantemente da un’app, sviluppata appositamente da professionalità interne al Gruppo, e con una modalità di lavoro da remoto che è arrivata a coinvolgere circa l’85% dei dipendenti. Queste iniziative hanno portato Acea ad ottenere a dicembre 2020 la certificazione Biosafety Trust, come riconoscimento per la gestione del rischio di infezione, a dimostrazione di come l’azienda abbia compreso in pieno la propria responsabilità verso il territorio in cui opera.


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