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Cento anni di Italia-Afghanistan. La visita dell’amb. Talò e l’impegno per la pace

Tra Kabul ed Herat, la visita in Afghanistan della delegazione italiana guidata dall’ambasciatore Francesco Talò, rappresentante permanente d’Italia alla Nato, ha confermato il ruolo di primo piano della Penisola nel processo di pacificazione del Paese. Incontri con le autorità nazionali e con il contingente italiano

A venti anni dall’intervento Nato in Afghanistan, sembrano essere queste le settimane decisive per il futuro del Paese. L’attenzione è tutta per i negoziati intra-afgani, alla ricerca di un nuovo equilibrio sulla scia della promessa di Joe Biden di sostegno all’iter politico fino a quando non avrà prodotto gli attesi risultati di stabilità. Vi contribuisce anche l’Italia, a partire dagli 800 militari impegnati nella missione Resolute Support. Consolidano l’impegno diplomatico, al centro della recente visita del Paese dell’ambasciatore Francesco Maria Talò rappresentante permanente d’Italia alla Nato.

Dal 7 al 9 aprile, l’ambasciatore ha guidato una delegazione in visita ufficiale in Afghanistan, dove ha incontrato le più alte cariche istituzionali. Da parte afghana, spiega una nota, “è stata espressa riconoscenza per il fondamentale contributo italiano a sostegno della pacificazione e della stabilizzazione dell’Afghanistan, con particolare riferimento al ruolo dell’Italia di Framework nation della missione Nato Resolute Support”, quella che ha preso in carico l’eredità di Isaf, l’impegno scattato dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, unico caso di attivazione dell’art. 5 (clausola della difesa collettiva) del trattato nord atlantico. L’impegno italiano è concentrato per lo più nella provincia di Herat, nel Train advise assist command West (Taac-W) con base a Camp Arena, dedicato alle attività di addestramento, assistenza e consulenza a favore delle istituzioni e delle Forze di sicurezza locali concentrate nella regione ovest (qui un focus sulle attività dei militari italiani).

Nell’anno del centenario delle relazioni diplomatiche, la delegazione guidata da Talò ha riaffermato “la solidità del rapporto bilaterale e il partenariato di lungo periodo che unisce l’Italia e l’Afghanistan”. Con l’ambasciatore c’erano l’ambasciatore d’Italia in Afghanistan Vittorio Sandalli, l’inviato speciale della Farnesina per l’Afghanistan, Gianfranco Petruzzella, il vice comandante del Comando operativo di vertice interforze, Silvano Frigerio, e il consigliere militare della rappresentanza permanente italiana presso la Nato, Andrea Gueglio. A Kabul anno incontrato, tra gli altri, il primo vice presidente Amrullah Saleh e il presidente dell’Alto consiglio per la riconciliazione nazionale Abdullah Abdullah, per un punto sui più recenti sviluppi del processo di pace. Colloqui anche con il ministro degli Esteri Hanif Atmar, il consigliere per la sicurezza nazionale Hamdullah Mohib, il ministro per la Pace Seyed Sayat Naderi e il presidente emerito Hamid Karzai.

Presso l’Ambasciata d’Italia si è tenuto un colloquio con le vice ministre donne in seno al governo afghano, Hosna Jalil, Zakia Adeli, Mujgan Mostafavi, Alema Alama e Atifa Tayeeb, con le quali è stato sottolineato “il ruolo cruciale della componente femminile nell’ambito del processo di pace”. La delegazione ha incontrato inoltre gli alti rappresentanti italiani in seno alla missione Resolute Support, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, senior civilian representative della Nato in Afghanistan (massima carica civile dell’Alleanza nel Paese) e il generale Nicola Zanelli, vice comandante della missione.

Spazio anche al contingente italiano. Ad Herat, l’ambasciatore Talò ha avuto un incontro con il generale Beniamino Vergori, comandante della Brigata “Folgore”, e le donne e gli uomini in divisa del contingente italiano presso la base di Camp Arena, dove ha avuto anche un colloquio con il governatore della provincia di Sayed Abdul Wahid Qattali.

A Camp Arena era stato in visita a fine gennaio il ministro Lorenzo Guerini, pochi giorni prima dell’attesa ministeriale Difesa della Nato, la prima con Lloyd Austin, nuovo capo del Pentagono. Poi a febbraio, a Bruxelles, si è tenuta la medesima riunione nel formato esteri, con il segretario di Stato Tony Blinken e il ministro Luigi Di Maio (comprensiva del bilaterale tra i due). Entrambi gli appuntamenti hanno rimandato decisioni definitive circa il futuro della missione Resolute Support, al momento pari a circa 10mila unità. “Valutare insieme i nostri prossimi passi”, è il mantra del segretario generale Jens Stoltenberg, condiviso dall’Italia, che ha sempre spinto per la linea del “together”. Sembra allontanarsi definitivamente l’ipotesi di ritiro completo Usa entro maggio, termine del piano che Joe Biden ha ereditato dall’amministrazione Trump e che pare ora superato.

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