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Il vaccino di Draghi? È il suo stimulus plan economico. Parola di Bloomberg

Il premier italiano ha messo da parte timori e indugi per la tenuta dei conti italiani, prediligendo la ricerca della crescita senza compromessi. Deficit e debito sono il prezzo da pagare se si vuole entrare in una nuova era di benessere. E solo così l’Europa sopravviverà allo strapotere di Cina e Usa. Il whatever it takes all’ennesima potenza

Arriva sempre un momento in cui bisogna rischiare. Forse, quel rischio calcolato entrato un po’ nel dizionario di questi giorni e caro a Mario Draghi. E proprio lui, Draghi, è il pilota e l’Italia la macchina. Meglio superare la curva rischiando di perdere aderenza sulla strada che fermarsi in mezzo. D’altronde, è successo anche negli Usa, con due pacchetti pandemici che messi insieme valgono 5 mila miliardi di dollari. Una scommessa, accettata dal presidente Joe Biden, per la tenuta dei conti americani, ma i risultati si stanno già vedendo.

E allora, come fa notare Bloomberg, c’è un filo rosso con l’Italia. L’agenzia di stampa più importante al mondo che questa mattina ha dedicato al premier italiano e alle sue misure per l’economia un editoriale. Draghi, questo il punto di caduta, sa benissimo che un deficit all’11,8% del Pil e un debito prossimo al 160% è quasi un’ipoteca, una situazione ai limiti della sostenibilità per un Paese con il terzo debito mondiale e con almeno un decennio di crescita allo zerovirgola. Ma è proprio questo il punto, bisogna scommettere. O la crescita, anche a costo di conti pubblici sotto stress, o la morte celebrale dell’industria e dunque del Paese. E allora, è tempo di stimoli fiscali, costino quello che costino, a livello europeo e non solo nazionale, ergendosi a esempio di nuove politiche globali. Il Whatever it takes all’ennesima potenza.

Mario Draghi sta usando la sua posizione di primo ministro italiano per fornire l’unica cosa che non avrebbe mai potuto evocare quando era a capo della Banca centrale europea: un massiccio stimolo fiscale”, scrive Bloomberg. In combinazione con misure di stimolo approvate dal governo precedente, che ammontano a oltre 170 miliardi di euro per proteggere le famiglie e le imprese del paese dalla pandemia, il governo spingerà il deficit di bilancio di quest’anno all’11,8% attuando il più grande sforzo di stimolo in Europa”. L’Italia, insomma, può essere un esempio nell’Ue del post rigore, mettendo in campo stimoli fiscali come mai fatto prima, nel nome della crescita.

“Draghi agisce con la convinzione che le economie europee saranno più forti nel lungo periodo se le autorità fiscali e monetarie lavoreranno insieme per riportarle in salute il prima possibile. Sebbene ciò significhi accumulare enormi debiti nel breve periodo, l’alternativa potrebbe essere un ciclo di mezze misure e un’espansione anemica che lascerebbe l’Italia e l’Unione Europea sempre più indietro rispetto agli Stati Uniti e alla Cina”.

La posta in gioco è d’altronde alta, non solo la crescita e il benessere, ma un cambio di paradigma mondiale, fatto di più Pil, ricchezza e meno regole. Secondo l’agenzia americana “la manifestazione più audace di un cambiamento epocale nella filosofia fiscale in Europa, fino a poco tempo fa dominata dall’austerità frutto della crisi del debito sovrano di dieci anni fa. La determinazione di Draghi a fare della crescita come la stella polare della sua politica consolida la posizione dell’Italia accanto alla Francia nell’eliminare potenziali vincoli alla spesa e sfruttare la disponibilità del mercato a sottoscrivere la ripresa economica”.

La direzione comunque, sembra presa. “Con le regole fiscali europee sospese fino al 2022, la porta è spalancata per i Paesi che vogliono fornire stimoli su larga scala”. L’Italia può essere, insomma, ispiratrice di un nuovo approccio alla crescita. In tutta Europa.

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