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Così la Cina prova a salvare la Bri prima che frani

La crisi del debito in Africa e i prestiti dalle clausole opache hanno fatto franare parte dei progetti della Via della Seta. Ma il Dragone non vuole mollare e per salvare il salvabile promette un aiuto alle finanze dei Paesi in via di Sviluppo e progetti per la green economy. Ma chi vorrà rinegoziare i finanziamenti pagherà di più

La Via della Seta non si è interrotta.  Poco importa se negli ultimi mesi il mega progetto per le infrastrutture messo in piedi dalla Cina ormai otto anni fa  ha cominciato a cedere, complici quei governi che i prestiti concessi da Pechino, molti dei quali con clausole di dubbia trasparenza (qui l’articolo), non riescono proprio a restituirli.

A Pechino non è il momento di alzare bandiera bianca, semmai di rilanciare. E il fatto che sia sceso in campo il presidente cinese Xi Jinping in persona vuol dire che a Pechino lo smottamento della Belt&Road non è stato preso sottogamba. “La Cina continuerà a lavorare con i propri partner della Via della Seta, attuando una cooperazione di alta qualità”, ha messo in chiaro durante il suo intervento alla cerimonia di apertura della Boao Forum for Asia Annual Conference 2021.

Più nel dettaglio Xi ha affermato che la Cina amplierà la cooperazione sanitaria con tutti i Paesi partner della Bri, in particolare quelli in via di sviluppo, dalle malattie infettive alla salute pubblica passando per la medicina tradizionale. Di più. Costruirà una partnership più stretta per lo sviluppo della green economy, spingendo sulla cooperazione nelle infrastrutture e finanza verde. I calcoli di Pechino in questo senso sono ambiziosi: entro il 2030, i progetti Belt&Road potrebbero aiutare a sollevare 7,6 milioni di persone dalla povertà estrema e 32 milioni di persone dalla povertà moderata in tutto il mondo, ha affermato Xi, citando un rapporto della Banca mondiale.

Ma c’è chi ha affrontato anche un’altra questione, legata a doppio filo al destino della Bri, quella dei prestiti in sofferenza che hanno nei fatti portato molti progetti (si veda il caso della maxi-ferrovia in Kenya) all’arresto, parziale o totale. Un terreno su cui si è cimentato Qian Keming, viceministro del Commercio, intervenuto a latere dello stesso Forum Boao.

Pechino sembra voler andare incontro ai bisogni di quei Paesi, soprattutto africani, fortemente indebitati e per questo impossibilitati a rimborsare i prestiti. “La Cina intende promuovere la sostenibilità del debito nei Paesi in via di sviluppo attraverso la sua Belt&Road. Promuoveremo la sostenibilità del debito in questi Paesi e al contempo avvieremo progetti verdi a basse emissioni di carbonio, costruendo progetti infrastrutturali di alto livello dal basso impatto ambientale”.

E comunque, tanto per chiarire, “la Cina non ha costretto i Paesi poveri a ripagare il debito e ha adeguato i rimborsi in base alle loro condizioni”, ha chiarito il membro del governo cinese. Rimarcando però un concetto: chi decide di ristrutturare il debito, pagherà di più in termini di interessi. “Se questi Paesi scelgono la ristrutturazione del debito, i loro rating di credito potrebbero essere influenzati e il costo del finanziamento aumenterà”. Ed è proprio questo che ha messo in difficoltà in Paesi della Bri.


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