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Bandiera rossa, cuore verde. La Cina aziona il Fondo green

Bank of China e Industrial&Commerce Bank approvano il maxi finanziamento da 13 miliardi di dollari che darà vita al veicolo per i progetti ambientali nato nel 2020 per ridurre le emissioni in uno dei Paesi più inquinanti al mondo

Ancora un passo nel verde per la Cina, uno dei Paesi più inquinanti del mondo. Due tra le cosiddette big 4, ovvero le grandi banche statali cinesi, Industrial&Commercial Bank of China e Bank of China, hanno sbloccato il maxi-finanziamento da 13,6 miliardi da conferire nel Fondo nazionale per lo sviluppo verde da 88,5 miliardi di yuan, 13 miliardi e passa di dollari, per l’appunto. Parte dunque ufficialmente l’avventura del primo Fondo cinese per lo sviluppo verde, il programma finanziario dedicato all’ambiente della superpotenza asiatica.

Il veicolo è stato formalmente lanciato il 15 luglio 2020, in piena pandemia, dal ministero delle Finanze e, secondo i piani del ministro dell’Ambiente, Huang Runqiu, è stato progettato per supportare la transizione dell’economia cinese e rafforzare il ruolo del mercato nella lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Una mano santa per un Paese che guida la classifica mondiale delle emissioni di CO2 che contribuisce non poco alla morte di circa 250 mila persone all’anno per causa dell’inquinamento atmosferico.

Adesso si passa dunque alla fase operativa. “La China Banking and Insurance Regulatory Commission ha approvato la partecipazione della Icbc e della bank of China nel National Green Development Fund”, ha fatto sapere la stessa Icbc, la quale contribuirà al fondo per i progetti ambientali e la decarbonizzazione per un totale di 8 miliardi di yuan utilizzando il proprio capitale, mentre il restante apporto di risorse verrà erogato dalla Bank of China.

E pensare che finora, nel periodo 2016-2020, il governo centrale cinese ha stanziato 78,3 miliardi di yuan per combattere l’inquinamento idrico, 97,4 miliardi di yuan per l’inquinamento atmosferico e 28,5 miliardi di yuan per l’inquinamento del suolo, nonché altri 20,6 miliardi di yuan per affrontare i problemi ambientali che imperversano nelle regioni rurali. Ma evidentemente non era sufficiente per soddisfare gli obiettivi indicati dal presidente Xi Jinping all’ultima Assemblea Generale dell’Onu.

E cioè che la Cina si impegnerà a raggiungere entro il 2060 la neutralità carbonica (o zero emissioni), vale a dire l’equilibrio tra le emissioni e l’assorbimento dell’anidride carbonica. Xi Jinping ha aggiunto che la Cina manterrà l’impegno di raggiungere il picco delle emissioni entro il 2029 per poi iniziare la fase di discesa dal 2030. Si tratta della promessa più ambiziosa mai fatta dalla Cina al riguardo.

Se realizzati, gli impegni presi potrebbero avere un impatto cruciale nel contrasto del riscaldamento globale e nella lotta contro il cambiamento climatico, considerato che la Cina è attualmente il primo produttore di emissioni di gas serra. Da sola, è responsabile del 28% delle emissioni del pianeta. E quindi tutto quello che il Paese fa per frenare le sue emissioni, è fondamentale per rallentare l’aumento delle temperature in tutto il mondo. Basta che lo faccia.

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