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Criptomania globale e Coinbase, bluff o vera ricchezza? I dubbi dell’Ispi

La quotazione col botto a Wall Street della piattaforma per Bitcoin&co certifica la febbre planetaria da criptovaluta. Le banche centrali temono una forma di speculazione opaca e fuori controllo. Ma forse è solo una bolla destinata a scoppiare

Forse il caso Coinbase, la piattaforma più grande al mondo per lo scambio al dettaglio di Bitcoin, Ehter, Litecoin e altre criptovalute e beni digitali, sbarcata a Wall Street via Nasdaq, nasconde qualche ombra. Questo mentre il mondo corre verso la moneta digitale, che con le criptovalute ha ben poco da spartire (la prima è emessa dalle banche centrali, le seconde come Bitcoin non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e dunque l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria).

Ci sono volute quattro ore a Coinbase per riuscire a fare prezzo e avviare gli scambi. Ma alla fine la campanella di Wall Street è suonata anche per la piattaforma lanciata nel 2012 e guidata da Brian Amstrong (qui l’articolo con tutti i dettagli). La prima seduta si è chiusa a 381 dollari ad azione, in rialzo del 52,4%. Il tutto per una valutazione complessiva di 99,95 miliardi di dollari e una capitalizzazione di mercato di 75,9 miliardi. Poco prima del suono della campanella, sia Bitcoin che Ethereum (la seconda cripto più capitalizzata) hanno toccato i massimi di tutti i tempi, rispettivamente a 64.829 dollari e a 2.399 dollari. Allo stesso tempo l’intero mercato delle criptovalute è arrivato a toccare i 2.200 miliardi, superando per qualche minuto la capitalizzazione di Apple.

Va bene, ma forse non è tutto oro quello che luccica e allora qualche domanda è meglio farsela. Gli esperti dell’Ispi qualche dubbio lo hanno, come si legge in un commento dedicato proprio al caso Coinbase. “È stato un ingresso col botto quello di Coinbase, la più grande piattaforma di scambio di criptovalute, a Wall Street, il tempio della finanza mondiale”, scrive l’Ispi.

“La società è stata quotata al Nasdaq per 381 dollari ad azione, in rialzo del 52,4%, e una valutazione complessiva che sfiora i 100 miliardi di dollari. Un debutto che ha fatto da volano anche per bitcoin ed ethereum, le principali monete digitali, che hanno raggiunto quotazioni record: rispettivamente 64mila dollari e oltre 2mila dollari. Nelle stesse ore l’intero mercato delle criptovalute è arrivato a 2200 miliardi di dollari di capitalizzazione, superando per qualche minuto il gigante Apple”.

L’Ispi ricorda come Coinbase aveva ricevuto durante una prima campagna di raccolta di investimenti una valutazione di 8 miliardi di dollari. Oggi vale, sulla carta, molto più di alcuni colossi dell’auto, dichiara circa 56 milioni di utenti attivi in tutto il mondo ed è la prima grande società che si occupa di criptovalute a quotarsi sul mercato. “Ma lungi dall’essere una consacrazione delle monete virtuali da parte della finanza tradizionale – poco prima dell’apertura degli indici il capo della Fed Jerome Powell le aveva bollate come veicoli di speculazione – l’evento di ieri conferma il clima di criptomania in cui viviamo, osservato con scetticismo da chi ritiene che la corsa degli ultimi mesi sia legata ai maxi stimoli all’economia che hanno fatto volare anche i listini azionari”.

La preoccupazione, insomma, c’è presso le istituzioni della vigilanza bancaria e finanziaria. Una rincorsa alle criptovalute che “preoccupa gli istituti centrali, che discutono della necessità di coniarle, e la politica internazionale che si interroga se le cripto monete possano diventare un nuovo terreno di scontro geopolitico. Comunque la si veda, quello di ieri è stato un primo passo importante, verso la legittimazione. Ma con una domanda di fondo: c’à da fidarsi o è solo una bolla pronta a esplodere?”. Davvero una bella domanda.

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