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Cyber, 5G e Sputnik, il Copasir c’è. Parla Dieni (M5S)

Conversazione a tutto campo con Federica Dieni, deputata M5S e segretario del Copasir, dopo l’audizione del generale Francesco Figliuolo. La filiera dei vaccini è a rischio, da valutare il golden power. Sputnik? Non abbiamo dati certi, stop ai governatori. Gabrielli? Bene l’agenzia cyber, ma sul 5G cinese teniamo alta la guardia

Copasir is back. Vaccini, propaganda russa, infiltrazioni mafiose, cybersecurity. Il comitato di controllo dei Servizi italiani è tornato al lavoro, dopo l’audizione del sottosegretario con delega alla Sicurezza e all’Intelligence Franco Gabrielli, ascoltando per un’ora a Palazzo San Macuto il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario ai vaccini.

Già, i vaccini. Che c’entrano con la sicurezza, o l’intelligence? C’entrano perché “ne siamo a corto, e possono diventare uno strumento di pressione geopolitica da parte di altri Stati che cercano di vendere un prodotto con logiche non esattamente commerciali”, ci risponde Federica Dieni, deputata del Movimento Cinque Stelle e segretario del Copasir.

A lei poniamo subito una domanda obbligata. È la seconda volta che il Copasir si riunisce senza l’opposizione. Adolfo Urso, vicepresidente e senatore di Fdi, ha rimesso il suo mandato per protestare contro la Lega, che si tiene la presidenza con Raffele Volpi, anche se la legge 124 del 2007 la affida all’opposizione. Gli ha fatto compagnia Elio Vito, deputato di Fi, dimettendosi dal comitato, e mercoledì 40 costituzionalisti hanno scritto una lettera ai presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati.

Come se ne esce? “Credo non ci siano strumenti normativi, è una questione politica e la politica deve risolverla. Poi, certo, bisogna rivedere la legge 124, che di fatto non disciplina la presidenza nel caso di un cambio della maggioranza durante la legislatura”. Il leader della Lega Matteo Salvini, a Formiche.net, ha proposto la “sua” mossa del cavallo: dimissioni tout-court e un nuovo comitato. “Mi sembra una forzatura – dice Dieni – non penso sia corretto attribuire a un gruppo come il nostro meno componenti”.

Torniamo ai vaccini, e all’audizione di Figliuolo. Due, in particolare, sono i crucci dei nostri 007. Da una parte i tempi: prima arrivano i vaccini, prima si riapre, prima si placa la rabbia sociale sfociata in una sfilza di proteste di piazza, alcune violente, e con una regia esterna. “Sicuramente l’intelligence sta monitorando la situazione. Rispetto alle turbolenze dello scorso autunno, questa volta il sistema ha tenuto. Ma c’è chi si approfitta di queste occasioni. Criminalità organizzata, movimenti anarchici e neo-fascisti”.

Dall’altra, la campagna pubblicitaria, o meglio, propagandistica, nata intorno al vaccino russo Sputnik V. Qui anche la maggioranza è divisa, fra ministri che frenano e governatori, Zingaretti e De Luca in testa, che hanno già prenotato il farmaco di Mosca. La verità, nota Dieni, è che “non c’è nessun dato ufficiale che possa dirci se questo vaccino sia utile o funzioni bene”. E, rincara, “alcuni governatori non dovrebbero gestire in autonomia la partita dei vaccini, per cui invece serve una strategia europea”.

Anche perché la corsa ai vaccini si è già trasformata in una questione di sovranità (a volte pure di sovranismo). Cosa fare, ad esempio, se uno stabilimento in grado di produrre il principio attivo dei vaccini già in distribuzione e approvati dall’Ema, bussa un fondo di investimento estero, come il russo Rdif dietro a Sputnik? “Un’applicazione del golden power anche sulla filiera biomedicale non è da escludere – dice Dieni, ricordando che un anno fa il Decreto liquidità ha ampliato i poteri speciali a questo settore – per anni il comparto è stato un po’ dimenticato, la lezione della pandemia rimanga d’esempio per il futuro”.

Un altro fronte della sicurezza, quella cyber, occupa in queste settimane i pensieri del comitato di controllo degli 007. Gabrielli ha proposto una riforma del settore e il lancio di una nuova agenzia per la cybersecurity, fuori dal sistema Intel, che può sbloccare l’impasse politico nato con lo sfortunato tentativo dell’Istituto italiano di cybersicurezza (Iic) del Conte bis.

“È fondamentale trattare in maniera unitaria il comparto per evitare sovrapposizioni e garantire un controllo capillare”, riflette la deputata M5S, notando però un cambio di metodo rispetto a quattro mesi fa. Niente più emendamenti infilati all’ultimo nella manovra, “Gabrielli ci ha garantito che il Copasir e il Parlamento saranno coinvolti”.

L’Italia, però, dovrà comunque indicare l’istituto cyber all’Ue per poter spendere i fondi del Recovery fund l’anno prossimo. “Non possiamo perdere il treno del Pnrr e dei fondi dedicati alla cybersecurity, siamo già in ritardo. Ben venga una partnership pubblico-privato-università, purché non tocchi materie di competenza statale”.

Dopotutto l’agenzia, l’istituto, il “perimetro cyber” del Dis sono tutti passi in avanti per rispondere a un monito lanciato un anno e mezzo fa dal Copasir sulla rete 5G e la partecipazione di aziende cinesi legate a Pechino. “È stato fatto tanto, si può fare di più. Il pericolo rimane, le aziende cinesi sono più avanti rispetto a Europa e Usa sul 5G. Serve un monitoraggio costante”.

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