Una rete di sabotaggi, spionaggio e assassinii da parte degli 007 di Putin viene allo scoperto, dall’Europa dell’Est all’Italia, mentre la polveriera Ucraina è pronta ad esplodere. L’Europa si è resa conto della posta in gioco? Parla Edward Lucas, vicepresidente del Cepa (Center for European Policy Analysis), firma del Times e dell’Economist
Una lotta senza quartiere fra spie e servizi segreti, che di segreto non ha (quasi) più niente. Lo scontro fra Russia e Repubblica Ceca, fra retate, espulsioni e minacce, è solo la punta dell’iceberg. Dall’Ucraina orientale ai Balcani occidentali, l’Est Europa è una polveriera pronta ad esplodere, spiega Edward Lucas, vicepresidente del Cepa (Center for European Policy Analysis), editorialista del Times e dell’Economist. Europa e Italia sono pronte?
Spie russe arrestate, diplomatici espulsi, assassinii. Che sta succedendo nell’Est Europa?
I cechi non ne possono più. La Russia ha varcato una linea rossa. Quando hanno scoperto il coinvolgimento delle spie di Mosca nell’esplosione di un deposito di armi nel 2014, con l’uccisione di due lavoratori, hanno deciso di reagire. Ora sarà difficile fermare l’escalation. La vera notizia, però, è il risveglio della Repubblica Ceca, un Paese che negli ultimi anni ne ha perdonate molte a Putin.
Anche la Slovacchia promette ripercussioni.
È solo l’inizio. Le agenzie di intelligence e di sicurezza di questi Paesi fanno i conti con continue interferenze russe da vent’anni. Ora sono usciti allo scoperto. Un conto è quando qualcuno viene ucciso al confine Est dell’Ucraina, a centinaia di chilometri, un altro è quando succede in casa tua. Tranne l’Ungheria di Orban, i Paesi di Visegrad stanno voltando pagina con Mosca.
Perché in quella regione c’è una presenza così capillare degli 007 di Putin?
Difficile dirlo con certezza. Non sempre il luogo in cui vivono è anche quello in cui operano. La Russia in Repubblica Ceca vanta un consolato e un’ambasciata molto grandi, con 140 funzionari accreditati. Ma gli agenti infiltrati non spiano il governo Babis, spiano altri Paesi europei, come la Germania, e lo stesso vale per l’enorme missione in Austria. Questa ambiguità è un enorme problema per i Paesi europei che non hanno un controspionaggio efficiente.
La Russia ha colpito anche in Italia. Perché?
Le spie russe amano l’Italia, hanno rapporti consolidati da anni con la criminalità organizzata, dalla camorra alla ndrangheta. L’Italia, come dimostra il caso Biot, è un ottimo posto per rubare segreti della Nato, perché non ha una solida cultura di controspionaggio russo come in Europa nell’Est o nei Paesi baltici. Ha una storia di antiterrorismo. Se ci avesse provato Al Qaeda a reclutare un ufficiale con 5000 euro, avrebbe fatto molto più fatica. I russi lo sanno. Più vai a Sud in Europa, più è facile.
L’Europa si è svegliata?
Tra il sonno e il risveglio ci sono tante fasi intermedie. L’Europa sta iniziando a realizzare che non può lasciare soli i Balcani. Purtroppo rimane divisa sia sulla minaccia cinese che su quella russa. La Germania ne è la prova. Non vuole smettere di vendere il gas a Mosca o le auto a Pechino. Il Parlamento europeo ha avuto il coraggio di schierarsi, anche duramente, contro gli abusi di questi Stati autoritari. Non si può dire lo stesso di Borrell, Michel e von der Leyen, che hanno molto ridimensionato le ambizioni geopolitiche dell’Ue.
Però l’Ue ha avviato l’export di vaccini nei Balcani. È un inizio?
Sì, l’invio di 400.000 dosi di vaccini europei nei Balcani occidentali può mettere un freno all’avanzata russa e cinese con Sputnik e Sinovac. Le popolazioni locali preferiscono avere un vaccino di cui sanno qualcosa, come Pfizer, AstraZeneca o Johnson&Johnson. Di Sputnik non ci sono dati affidabili. La verità è che Cina e Russia hanno successo lì dove l’Occidente fallisce. Nessuno ci ha costretto ad abbandonare i Balcani, è stata una nostra scelta. E quest’anno di pandemia ci ha presentato un conto salato.
Russia e Ucraina, la tensione è alle stelle. Siamo alle porte di uno scontro armato?
Credo che siano intimidazioni, minacce, provocazioni. Se la Russia dovesse davvero invadere l’Ucraina, lo farebbe senza fare tanto rumore, con più segretezza, utilizzando tattiche ibride già provate in Georgia, come attacchi cyber e sabotaggi delle infrastrutture energetiche. No, per ora l’obiettivo è far sentire l’Ucraina isolata, dividere il fronte occidentale. E mettere gli Stati Uniti di fronte a un dilemma: difendere Taiwan dalle minacce cinesi o Kiev da quelle russe? Non possono reggere entrambi i fronti contemporaneamente. I russi hanno già raggiunto il loro obiettivo, senza sparare un colpo.