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L’Ue alla prova strategica. La Difesa comune si ritrova a Lisbona

Organizzata dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, affidata al Portogallo, si è tenuta oggi a Lisbona la riunione informale tra i ministri della Difesa degli Stati membri, tutta dedicata allo “Strategic compass”, la bussola strategica che dovrà orientare l’azione esterna dell’Unione. Con il ministro Guerini e colleghi, anche il commissario Thierry Breton

Prende vigore il dibattito sulla definizione dell’atteso “Strategic compass”, la bussola strategica che dovrà orientare l’azione esterna dell’Unione europea. Organizzata dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, affidata al Portogallo, si è tenuta oggi a Lisbona la riunione informale tra i ministri della Difesa degli Stati membri, con la partecipazione del commissario europeo al Mercato interno, Thierry Breton, che ha la responsabilità sulla nuova direzione di Bruxelles per “Difesa, industria e spazio”, nonché sui 7,9 miliardi di euro del neonato Fondo Edf, tra i principali elementi della Difesa comune. Ha partecipato anche il chief executive dell’Eda, Jiří Šedivý. “Stiamo creando le condizioni per integrare il soft-power dell’Ue con un ruolo crescente dell’hard-power – ha detto Breton – anche per rispondere con determinazione a qualsiasi tentativo di destabilizzazione della nostra unione”.

LA BUSSOLA

È il primo incontro dei ministri della Difesa interamente dedicato allo “Strategic compass”, che dovrà individuare priorità e interessi condivisi, così da definire poi le linee d’azione della politica estera, di sicurezza e difesa comune. Si punta, in altre parole, a mettere un “cappello strategico” per le varie azioni già in campo: il fondo Edf, la Pesco e Card, cioè la revisione coordinata annuale incentrata sulle capacità, pubblicata nella sua prima edizione dall’Eda lo scorso novembre (qui il focus). Per questo, a giugno 2020, il Consiglio dell’Ue ha invitato formalmente l’Alto rappresentante a sviluppare insieme agli Stati membri un documento per guidare l’attuazione del livello di ambizione dell’Europa discendente dalla Strategia Globale del 2016. Invito accompagnato da indicazioni specifiche per definire linee politiche e obiettivi della politica comune su quattro domini: gestione delle crisi, sviluppo delle capacità, resilienza e partnership.

IL PROCESSO

Il processo di sviluppo dello Strategic compass è stato descritto di recente dal generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Ue, audito poche settimane fa dalla Commissione Difesa del Senato. Si è partiti dall’analisi delle minacce, attraverso il “Threat Analysis”, cioè “la risultante dei contributi forniti dalle agenzie di intelligence, civili e militari, degli Stati membri”. Il passo successivo è stato lo “Scoping Paper”, una sorta di “scheletro dello Strategic Compass”, un “iniziale elenco di elementi fondamentali e irrinunciabili, i macro-argomenti, che devono essere sviscerati nella scrittura dei quattro capitoli del documento”. La metodologia è la stessa: procedere con contribuzioni e input forniti dagli Stati membri. Il Comitato militare dell’Ue, da parte sua, ha fornito il “Military input allo Scoping Paper”, individuando gli aspetti rilevanti a un punto di vista military per la definizioni dello Strategic compass. Il tutto confluirà in una prima bozza del documento entro novembre di quest’anno, “con l’obiettivo finale – notava il generale – di dare alla luce la versione definitiva dello Strategic compass entro il primo semestre del 2022”.

IL CONTRIBUTO ITALIANO

A prescindere dai vari passaggi, ammoniva comunque Graziano, servirà la volontà politica di concretizzare il rafforzamento delle capacità, altrimenti “la bussola diventa un inutile gadget”. L’Italia sta dando il suo contributo fattivo, da sempre tra i Paesi promotori della Difesa comune e tra quelli più determinati a chiedere a Bruxelles un elevato livello d’ambizione (e di risorse), sempre in complementarietà con la Nato e nel quadro dell’alleanza transatlantica. Lo Strategic compass è stato nell’agenda dei vari incontri di Guerini degli ultimi mesi. Poche settimane fa, a Parigi, ne ha parlato con Florence Parly, in vista del semestre di presidenza francese dell’Ue, specificando che “in tutto il processo di definizione dello Strategic compass il legame transatlantico rimane centrale per l’Italia” (specifica importante vista l’interpretazione radicale dei francesi di “autonomia strategica europea”).

TRA ROMA E BERLINO

A fine marzo Guerini ha avuto un colloquio con il ministro portoghese João Gomes Cravinho, sottolineando che sullo Strategic compass “l’Italia sta svolgendo un ruolo attivo con l’obiettivo di rinvigorire il rapporto di cooperazione con la Nato e con le Nazioni Unite e per rafforzare il dialogo sulla sicurezza con i partner a noi più vicini su scala globale”. Dieci giorni prima il tema era stato trattato nell’incontro a Roma con l’Alto rappresentante Josep Borrell, durante il quale il ministro si era detto “particolarmente soddisfatto” dello sviluppo del dibattito sullo Strategic compass. Il successo dell’iniziativa, aggiungeva, “si basa anzitutto sulla necessità di una formulazione condivisa dello scenario di sicurezza e delle relative minacce, come base per lo sviluppo di un livello di ambizione, orientato da una chiara visione politica, a guida dello sviluppo di capacità, degli sforzi di proiezione e delle relazioni con i partner dell’Unione”. Due giorni prima Guerini si trovava a Berlino con Annegret Kramp-Karrenbauer (i due saranno protagonisti del nuovo appuntamento di Strategic Dialogues). Italia e Germania condividono l’impostazione strategica sulla Difesa comune europea.

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