In un mondo di maleducazione e abuso di ruoli, di indifferenza e rancori, la donna risponde, sempre, con la forza e l’entusiasmo del cuore. Accettando le sfide. Con comportamenti che insegnano sempre qualcosa. E va avanti
Donne che sanno accogliere, custodire, immaginare. Sono le donne che, nel periodo in cui il mondo vive ancora nella paura e nel disperato bisogno di guardare con speranza al domani, affrontano la sfida della rinascita. Con la dolcezza e la potenza del sentire del cuore.
In piena crisi economica, nella minaccia globale, la pandemia ha colpito soprattutto loro. Spesso impiegate nei servizi, in modo irregolare o precario.
Eppure gli economisti concordano con piena consapevolezza che non potrà esserci vero sviluppo senza il contributo delle donne nel mondo del lavoro e in ruoli di responsabilità.
Ma la strada è ancora lunga. Lo dicono i dati.
Italia penultima in Europa per occupazione femminile, ultima se consideriamo la fascia d’età tra i 25 e 34 anni. Una donna su cinque smette di lavorare dopo aver avuto un figlio.
Nel mese di dicembre 2020, l’Istat ha certificato 101mila occupati in meno, il 98% dei posti di lavoro persi da donne, 99mila unità. Nel 2020, su 440mila posti di lavoro, 312mila hanno riguardato l’occupazione femminile.
Tasso di occupazione del 49.5%, rispetto al 67.6% maschile, nel pre pandemia. Italia ultima in Europa, lontana dagli obiettivi raccomandati dall’agenda di Lisbona del 2000 che aveva fissato al 60% l’obiettivo da raggiungere per i Paesi europei entro il 2010.
Nel nostro Paese, il 51% della popolazione è rappresentato da donne, in media più istruite degli uomini. E, secondo le stime, una presenza delle donne nel lavoro del 60% incrementerebbe il Pil nazionale di 7 punti.
“La disuguaglianza di genere in Italia”, spiega Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat e presidente dell’Engagement Group Women 20, “passa attraverso tutte le altre disuguaglianze, contrastarla significa combattere anche le altre”.
“Non si investe in infrastrutture, in nidi pubblici che dovrebbero dare spazio al 60% dei bambini, non si investe nella scuola a tempo pieno, nella cura e nell’assistenza agli anziani e ai disabili. Se si promuovesse un welfare della cura, diminuirebbero le disuguaglianze”, afferma la Sabbadini, evidenziando che lo stereotipo da contrastare è innanzitutto culturale. “Si è sempre affidato il lavoro di cura non retribuito alle donne, che di fatto hanno sostituito il ruolo che dovrebbero invece avere i servizi pubblici, come accade anche in altri Paesi”.
La pandemia ha offerto, ora, ai leader del G20 l’opportunità di pianificare la ripresa economica riconoscendo il giusto spazio alle questioni di equità e di genere, ad ampio raggio, sulla base delle raccomandazioni del Women 20.
L’Europa, nell’ambito del pacchetto per la ripresa Next Generation EU, ha imposto la parità di genere come principio trasversale per l’approvazione dei Recovery Plan degli Stati membri. Una priorità strutturale per progettare il futuro anche per le giovani generazioni.
Tanti i dibattiti, tante le associazioni femminili che fanno “rete” per promuovere il ruolo delle donne protagoniste del futuro. Chiedono azioni concrete per politiche strutturali e auspicano un passaggio culturale per superare pregiudizi che ancora resistono nei confronti delle donne.
Quale futuro, quali nuovi equilibri per una società da rifondare?
Esther Duflo, Nobel per l’Economia, è l’unica donna premiata nel 2019 e seconda donna vincitrice del premio per le scienze economiche.
In Vaticano, la presenza femminile ha avuto un notevole incremento anche in ruoli di rilievo. Un “programma” annunciato da papa Francesco nel corso della prima omelia del 2020: la donna “va pienamente associata ai processi decisionali”.
In centri nevralgici dell’apparato, sono tante le donne, e non solo religiose.
Il Pontefice afferma: “Servono modelli economici più creativi, inclusivi e cooperativi.
Sono concetti che richiamano prerogative proprie del mondo femminile”.
L’economia oltretevere è “rosa”. E insegna qualcosa. Si chiama Alessandra Smerilli, 46 anni, salesiana, accademica, consigliera dello Stato del Vaticano, consultore della segreteria generale del Sinodo dei vescovi, coordinatrice della Commissione vaticana Covid-19 e componente della Commissione “Donne per un nuovo Rinascimento” istituita dal ministro Elena Bonetti. Di recente, infine, nominata sottosegretario per il Settore fede e sviluppo del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Per l’economista, la pandemia è stata “un momento duro, ma fecondo. Rivoluzionario. Questa fase storica ci ha insegnato l’importanza del prendersi cura gli uni degli altri. Delle persone in generale, del Pianeta, della collettività”.
Una “cura” che è visione della vita in tutte le sue espressioni. Una visione in cui si intrecciano economia, spiritualità e progresso. Specificità e diversità. In modo armonioso. Ricerca di un senso di comunità e di condivisione, apertura verso gli altri e solidarietà per guardare con fiducia al domani, nel comune destino.
Una “missione” evangelica che attraversa le scelte economiche, con ottimismo e positività.
Al centro, è la persona umana nella sua unicità.
È il tempo di valorizzare le competenze e i talenti femminili “perché le donne hanno chiaro il senso dell’I care, ne fanno esperienza nella vita privata e devono trasferire questo approccio nella dimensione pubblica”, ha affermato suor Alessandra.
In una società pervasa da giudizi e pregiudizi nei confronti delle donne, quale strada percorrere? Empatia, competenza, creatività e accoglienza femminili saranno sufficienti? Fattori dall’effetto moltiplicativo anche per il profitto. In un periodo che richiede cambiamento di prospettiva e capacità di adattamento, per definire nuovi modelli di sviluppo economico. Ripensando, soprattutto, ad una nuova idea di identità umana.
E suor Smerilli svela un’arma segreta: “Ho sempre cercato di non mettermi in contrapposizione e di portare competenze. Questo è l’unico modo per dimostrare che c’è bisogno di donne nel pensiero e nell’organizzazione, prima ancora che nei ruoli. Il fatto di essere economista e non teologa mi aiuta molto perché ho una professionalità in un ambito ancora prevalentemente maschile e non comune nella Chiesa”.
Insomma, capacità e autodeterminazione. Per un’autentica integrazione del valore femminile, esaltandolo e non celandolo. Anche in Vaticano. In una prospettiva di solidarietà tra uomini e donne. Per condividere diverse prospettive in un futuro che non potrà fare a meno del senso dell’umanità.
Ma la pandemia ha davvero insegnato qualcosa? Il mondo ha cambiato volto. Nuove regole di comportamento per una maggiore sicurezza e prevenzione nella socialità ed efficienza nel lavoro. Ma come è mutato il nostro sentire?
Si rincorrono le valutazioni politiche e diplomatiche su quanto accaduto ad Ankara. “Vittima” Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, la carica istituzionale più alta dell’organo esecutivo dell’Unione europea. In un incontro ufficiale, sottoposta ad una sottile violenza. Il disagio di non avere il posto a sedere corrispondente al proprio ruolo. Una vicenda dall’alto valore simbolico e dalle mille sfumature.
Una sfida del presidente turco Erdogan ai diritti delle donne? Non a caso, la Turchia ha abbandonato la convenzione di Istanbul per la lotta alla violenza contro le donne.
Si è sottolineato, inoltre, un latente conflitto istituzionale a livello europeo (tra Commissione e Consiglio europeo, rappresentato dal presidente Charles Michel, seduto accanto ad Erdogan).
Si è parlato di machismo. La “gaffe” protocollare quale espressione compiaciuta di una politica maschilista. Se sei una donna di potere, devi pagare il prezzo della discriminazione, sempre in agguato. Un esercizio di potere, occasione per “sottomettere”, con l’intenzione di creare disagio e mortificare la donna.
Proteste e polemiche, condanna unanime sull’accaduto, in Italia. Durissime le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi nei confronti del leader turco.
Un autentico segnale per un cambiamento di rotta per la parità di genere?
Ma quello che mi sembra anche importante sottolineare è la reazione di Ursula von der Leyen. Ha “preferito dare priorità alle questioni di sostanza rispetto al protocollo”, ha detto il suo portavoce.
Insomma, superato lo “stupore”, con coraggio, dignità, determinazione e gentilezza, ha espresso con eleganza il proprio disprezzo. Certo, una posizione che non annulla l’amarezza. Ma che ridicolizza l’offesa, la rende ancora più inaccettabile agli occhi del mondo. E chiede di guardare ad un “galateo dei sentimenti” per ripensare, con concretezza, ogni settore, dall’economia all’ambiente, dalla politica alla socialità.
Ecco, questa è la donna. Competenze, formazione e valori delle donne sono, oggi, un’opportunità per la ripartenza. Occasione per abbattere stereotipi radicati sui ruoli di genere che caratterizzano la cultura dominante di molti Paesi.
Nella complessità dell’attuale scenario, la valorizzazione delle donne è energia positiva per l’economia. Significa migliore leadership, decisioni di qualità. Oggi, più che mai, è importante il contributo femminile.
Secondo un’indagine Ipsos di marzo, oltre il 53% delle giovani donne vede il futuro con preoccupazione ma oltre il 41% di queste ha un atteggiamento positivo nei confronti del cambiamento e delle sfide da affrontare.
Sono le voci che descrivono un’economia declinata al femminile superando le logiche di mero profitto e ponendo l’attenzione sulla persona, sulle relazioni sociali, sull’ambiente e per le generazioni future. Sono le donne della certezza e del cambiamento. Anche radicale, quando necessario.
È la donna dell’impegno e dell’affettività. Senza emulare lo stile maschile, conquista, anzi, con il valore dell’empatia e della sensibilità, oltre la competenza, per affermare la piena realizzazione femminile.
In un mondo di maleducazione e abuso di ruoli, di indifferenza e rancori, la donna risponde, sempre, con la forza e l’entusiasmo del cuore. Accettando le sfide. Con comportamenti che insegnano sempre qualcosa. E va avanti.