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Le Br per Draghi sono anche una questione personale. Ecco perché

Nella durissima condanna del premier Draghi per gli omicidi commessi dai brigatisti arrestati oggi in Francia c’è, forse, una nota personale. Le Br, quarant’anni fa, gli hanno strappato con un efferato omicidio un maestro e un caro amico, Ezio Tarantelli

“Atti barbarici”. “Gravissimi crimini di terrorismo”. Nelle parole con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha accolto la notizia dell’arresto, in Francia, di sette terroristi latitanti con un passato in Lotta Continua e nelle Brigate Rosse, fra cui Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio di Luigi Calabresi, c’è molto più del semplice protocollo.

In quella reazione al contempo di sdegno e sollievo per la fine di una lunga e ingiusta latitanza c’è una nota personale. La memoria degli assassinii efferati di cui furono mandanti, o esecutori, è “viva nella coscienza degli italiani”, dice oggi il premier. Ma è viva anche nella sua coscienza.

Quella di un professore che, all’inizio degli anni ’80, nel pieno degli anni di piombo, ha insegnato a Firenze, città segnata come e più di altre dal terrorismo rosso, che le ha portato via un ex sindaco, Lando Conti, e ne ha chiamati tanti alle armi, da Giovanni Senzani a Roberto Morandi. Quella di chi ha vissuto sulla pelle l’omicidio di un caro amico e collega, anzi maestro, Ezio Tarantelli, ucciso a colpi di mitra in un parcheggio dell’Università La Sapienza di Roma, il 27 marzo 1985.

Tarantelli era come Draghi un “chicco di Caffè”, allievo di Federico Caffè, economista keynesiano, e di Franco Modigliani. Fu lui, nel 1980, a portare Draghi all’Università di Firenze, come professore di economia e politica monetaria, racconta a Formiche.net Francesco Margiotta Broglio, professore ordinario di Storia e sistemi dei rapporti tra Stato e Chiesa alla Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” della stessa università e testimone diretto di una stagione di grande prestigio nell’ateneo.

Basta sfogliare l’annuario dei professori che Draghi trovò al suo arrivo per farsi un’idea. “C’era Giovanni Spadolini a insegnare Storia contemporanea, Gaetano Arfè, storico direttore dell’Avanti!, Giovanni Sartori, Antonio Cassese, poi diventato presidente del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, Mario Ruzzi, Ennio Di Nolfo”. “Quegli anni – racconta Margiotta Broglio – noi a Firenze vivevamo di una strana spensieratezza, non ci sentivamo a rischio. L’omicidio di Tarantelli fu uno shock. Era andato via da un anno dal nostro ateneo. Draghi faceva già su e giù con Roma, credo fosse lì quando Ezio è stato assassinato. Avevano un intenso rapporto personale, prima ancora che professionale”.

Già all’epoca, riprende il professore, allora nel Comitato centrale del Psi, l’ex numero uno della Bce aveva “la reputazione del tecnico, come tutti noi”. “C’è chi racconta che avesse simpatie socialiste, io al comitato non l’ho mai visto. Talvolta si trovava più vicino, semmai, ai repubblicani”. L’ateneo fiorentino non era considerato in cima alla lista di proscrizione delle Br. Dopotutto, sospira Margiotta Broglio, “la nostra non era un’università di sinistra, semmai di una destra liberale. Però c’erano sicuramente figure più esposte, come Spadolini e Arfè”.

Come tanti allora, Tarantelli fu vittima delle sue idee. Sul cofano della sua Citroen Csa rossa fu adagiato un documento, settanta pagine di furia ideologica. Una sentenza di condanna per il suo ruolo di consulente Cisl nell’accordo fra governo e sindacati sul taglio degli scatti di scala mobile, il vecchio sistema di indicizzazione della crescita dei salari.

Fu un convinto nemico dell’inflazione che allora piagava l’economia italiana. “Pagò il suo coraggio con la vita”, ha ricordato Draghi nel 2010, allora governatore della Banca d’Italia, anche grazie alle idee di Tarantelli “ci fu il contenimento della spinta inflazionistica che ci permise, 10 anni dopo, di entrare nell’Euro”. Le Br, quarant’anni fa, hanno portato via chi, tra i primi, si è battuto per l’Italia nell’Eurozona. Ecco perché, nel “ricordo commosso del sacrificio delle vittime” espresso oggi, c’è davvero qualcosa di personale.

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