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Quando Graham Greene evitò un incontro con Padre Pio

In questo mese ricorre il trentesimo anno della morte dello scrittore Graham Greene (3 aprile 1991). Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore Sellerio, un brano dal volume di Richard Greene (omonimo) in cui si ricorda l’“incontro” di Graham Greene con Padre Pio, nel 1949, a San Giovanni Rotondo. Una breve nota di Eusebio Ciccotti precede il brano tratto da “Roulette russa. La vita e il tempo di Graham Greene”, Sellerio Editore, 2021, traduzione di Chiara Rizzuto

In questi giorni diverse testate hanno ricordato il trentennale della scomparsa di Graham Greene (3 aprile 1991). Si è molto scritto, nei profili critici, della sua narrativa innovativa per alcuni, mentre, per altri, debitrice di modelli finzionali ripetitivi che furbescamente guardavano al cinema. Mi permetto di collocarmi nel primo gruppo di lettori, e di ricordare come nel volume Roulette russa. La vita e il tempo di Graham Greene (Sellerio, 2021), tradotto superbamente da Chiara Rizzuto, si possa leggere un interessante giudizio di William Faulkner. Questi, rivolgendosi al suo editore, così commentava la scrittura di Greene: “Ho letto tra l’altro Fine di una storia del signor Greene; non è uno dei vostri (autori, n.d.r.), ma secondo me è uno dei migliori romanzi che siano stati scritti, in qualunque lingua, nella mia epoca”.

Per quanto concerne l’altro tema, quello della tormentata e continua ricerca della fede, che dovrebbe esulare da ermeneutiche nel campo della morale a opera di critici o saggisti letterari, è interessante per il lettore, credo, riportare l’incontro tra Graham Greene e Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, nel 1949. In quel periodo lo scrittore conviveva, con Catherine Walston, sposata con Harry Walston. Di questo incontro se ne parla da anni, almeno da quando sul The New York Review Kenneth L. Woodward cita una lettera ricevuta da Graham Greene (da Antibes, l’11 settembre 1990) nella quale lo scrittore ricorda la sua visita a San Giovanni Rotondo, nel 1949. «[…] Ho pensato che potresti essere interessato, a tua volta, alla mia esperienza della Messa di Padre Pio in un villaggio del Sud Italia. Ero amico del marchese Patrizzi e con lui e una mia amica (Catherine Walston, n.d.r.) siamo andati in quel paese (San Giovanni Rotondo, n.d.r.). Sono stato invitato quella sera a vederlo al convento, ma inventai delle scuse per non andarci. Sia io che la mia amica non volevamo che le nostre vite cambiassero! Eravamo entrambi cattolici. Tuttavia la mattina dopo siamo andati alla sua messa. […]».

In quegli anni Graham Greene seguiva la messa cattolica, insieme a Catherine, ma non si accostavano ai sacramenti per via della loro situazione morale. Una confessione con Padre Pio (come quella, per esempio, di pochi mesi dopo, che affrontò Carlo Campanini) avrebbe messo in crisi lo stato adulterino dei due. E la battuta “eravamo entrambi cattolici!” sta a significare che in quel periodo, piuttosto lungo, a Greene il suo essere cattolico a modo suo, con tormenti e incompletezze, gli impediva la confessione.

L’evento riportato da Woodward poi coincide con quello di Richard Greene presente nel volume della Sellerio, corredato da altre pertinenti osservazioni. L’unica nostra esitazione riguarda la frase di Richard Greene che attribuisce a Padre Pio l’invito rivolto a Graham Greene di incontrare lo scrittore, “Padre Pio li invitò a parlare con lui” (Richard Greene). Sappiamo che padre Pio non invitava mai qualcuno “a parlare con lui”, ma erano i pellegrini a cercarlo per confessarsi. Per cui ci pare più vicina alla dinamica del “mancato incontro”, tra lo scrittore e il cappuccino, il ricordo di Woodward, che Richard Greene conosce, ma che forse ha sintetizzato troppo rapidamente. (E.C.)

LE IMMAGINETTE NEL PORTAFOGLIO

«[…] Sulla lunga distanza Padre Pio, frate cappuccino canonizzato nel 2002, rivestì per Greene maggiore importanza di papa Pio XII. Allo stesso modo in cui era stato ispirato dalla pietà popolare dei messicani, anche in questo caso lo scrittore percepiva una santità al confine con la magia. Quando Graham Greene e Catherine Walston si recarono in Puglia, Padre Pio li invitò a parlare con lui, ma Greene rifiutò, ritemendo che una conversazione con un santo avrebbe potuto costringerli a cambiare vita.

Il giorno dopo, di prima mattina, assistettero alla messa celebrata da Padre Pio, a meno di due metri di distanza Greene vide abbassarsi le maniche e nascondere le ferite nere delle sue stigmate. Lo avevano avvertito che le messe celebrate da Padre Pio duravano a lungo, ma Greene era cosi preso che rimase stupito nello scoprire che il rito si era protratto per due ore piene e non per la mezz’ora che gli era parsa. Per il resto della sua vita, negli anni in cui si sforzò di rimanere cattolico, Greene portò nel portafogli due immaginette di padre Pio, e come disse a John Cornwell, quell’incontro nel 1949 «instillò un dubbio nel mio scetticismo». È una frase importante, che ne riecheggia un’altra usata dal conte di Rochester molti anni prima. Greene considerava la maggior parte degli atei, compreso il suo amico A. J. Ayer, filosofo logico positivista, troppi sicuri di sé […]»

Richard Greene

“Roulette Russa. La vita e il tempo di Graham Greene”

Sellerio Editore 2021 (Traduzione di Chiara Rizzuto)



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