Vienna, la prossima settimana, sarà sede di colloqui indiretti tra Stati Uniti e Iran. I contatti, seppure ancora a una fase iniziale, sono importanti perché segnano il rientro degli Usa nel sistema di dialogo del Jcpoa, spiega Pedde (Igs)
Stati Uniti e Iran hanno accettato di avviare contatti diplomatici ma indiretti la prossima settimana, a Vienna, per cercare di ricomporre il quadro dell’accordo sul nucleare del 2015 – noto con l’acronimo Jcpoa – da cui l’amministrazione Trump aveva ritirato Washington e Teheran iniziato violazioni (reversibili).
La notizia rappresenta il passo più avanti sul dossier dopo mesi di stallo, con l’amministrazione Biden che aveva annunciato fin dalla campagna elettorale l’intenzione di ristabilire con la Repubblica islamica un quadro di dialogo per salvare l’accordo. Necessità anche per il governo iraniano di Hassan Rouhani, con il presidente chiamato a lasciare sull’accordo buona parte della propria legacy elettorale.
È questo uno dei punti centrali per Nicola Pedde, esperto d’Iran e direttore dell’Institute for Global Studies, secondo cui le presidenziali, che tra due mesi e mezzo vedranno la linea pragmatico-riformista dell’attuale governo scontrarsi contro i conservatori, renderanno complicati ulteriori passaggi importanti nonostante l’avvio formale del dialogo.
“In Iran davvero in pochi in questo momento hanno interesse nell’assicurare un successo nei negoziati come buona uscita a Rouhani: piuttosto immagino che sarà qualcosa che si vorrà intestare l’amministrazione successiva e qualcosa su cui qualcuno alzerà invettive”, spiega Pedde a Formiche.net.
“È un passo sicuramente importante – continua – seppure da prendere con cautela, ma l’elemento di valore è la formalizzazione de facto del rientro degli Usa al tavolo del Jcpoa”.
I partecipanti della Joint Commission del Jcpoa che oggi, venerdì 2 aprile, si sono riuniti in forma virtuale, “hanno convenuto di riprendere questa sessione della commissione mista a Vienna la prossima settimana, al fine di identificare chiaramente la revoca delle sanzioni e le misure di attuazione nucleare, anche mediante la convocazione di riunioni dei pertinenti gruppi di esperti”, ha scritto l’Eeas dell’Unione Europea in una dichiarazione.
In questo contesto, il coordinatore della Commissione, Enrique Mora (direttore politico dell’agenzia Esteri dell’Ue, che fornisce come nel caso della costruzione del Jcpoa la piattaforma negoziale) “intensificherà anche contatti separati a Vienna con tutti i partecipanti al Jcpoa e gli Stati Uniti”. L’accettazione della presenza americana – indiretta, ma ufficiale – a una riunione ufficiale del Jcpoa “è un segnale positivo”, aggiunge Pedde, dato che gli Usa si sono ritirati in forma unilaterale.
Secondo l’esperto italiano, l’aspettò giuridico, le dinamiche di re-ingresso e quelle di gestione, per ora sono un elemento importante ma secondario rispetto alla narrativa della riunione. “Dobbiamo anche aspettarci che nella sostanza poco possa cambiare però: possibile infatti che gli Stati Uniti si presentino con la richiesta di fermare tutte le violazioni, mentre l’Iran avanzi la richiesta di vedere eliminare le sanzioni re-introdotte dagli Usa dopo l’uscita dall’accordo”, precisa Pedde. E su questo sarà complicato trovare un punto di incontro.