L’Italia continua a portare avanti i contatti con la Libia. Il viceministro Di Stefano ha ricevuto l’ambasciatore a Roma Tarhouni, in preparazione della visita alla Farnesina della ministra degli Esteri. Temi politici, sostegno alla stabilizzazione, e incontri su aspetti tecnici e pratici della ricostruzione
Il sottosegretario al ministero degli Esteri italiano, Manlio Di Stefano, ha incontrato ieri, martedì 13 aprile, l’ambasciatore libico a Roma, Omar al Tarhouni. La riunione anticipa l’arrivo della ministra degli Esteri libica, Najla Mangouch, che il 22 aprile sarà ospitata alla Farnesina.
Meeting che arriverà dopo i primi contatti tra i rispettivi (nuovi) governi di Italia e Libia, con la doppia visita del ministro Luigi Di Maio (sia in forma bilaterale sia sotto egida europea) e quella del presidente del Consiglio, Mario Draghi, a Tripoli, con il faccia faccia col premier dell’esecutivo di unità nazionale (Gnu), Abdelhamid Dabaiba. Dossier quello libico che nel frattempo è stato oggetto anche dei contatti Washington-Roma, con i primi che apprezzano ruolo e impegno italiano.
Nei dialoghi con la Libia, l’Italia continua a portare avanti le connessioni politiche tra i due paesi, impegnandosi nell’assistenza al processo di stabilizzazione in corso (conseguenza del primo esecutivo libico unitario dell’ultimo decennio) e nel programma di ricostruzione, mentre contemporaneamente si trattano aspetti più tecnici e pratici.
L’Italia, anche nell’incontro di ieri, ha ribadito che i libici possono trovare a Roma il riferimento principale sia politicamente che per la ricostruzione, linea che sarà al centro della visita della ministra e che è piuttosto condivisa dal Gnu. I libici, recentemente andati in Turchia (altro alleato del governo, che ha anche assistito militarmente Tripoli a resistere all’assalto dei ribelli dell’Est nell’ultimo conflitto), stanno portando avanti una fitta serie di contatti finalizzati al rilancio del paese. Prossimamente l’autorità esecutiva onusiana sarà a Mosca, oggi il presidente del Consiglio presidenziale è ad Atene, mentre il premier è già stato in Turchia e Emirati.
A Roma il Gnu chiede di portare avanti alcuni progetti come quello dell’autostrada Est-Ovest, infrastruttura importante anche dal punto di vista simbolico in quanto laccio di congiunzione tra le due Libie, Tripolitania e Cirenaica. Tripoli vorrebbe inoltre la riapertura dei collegamenti aerei e la facilitazione nella concessione dei visti da parte dell’Italia. Problemi questi ultimi che riguardano comunque il quadro di sicurezza nel Paese, non ancora stabilizzato, e complessità legate anche all’Ue — sia per l’ingresso nel mondo-Schengen, sia per la ratifica che riguarda il blocco dei voli commerciali, le decisioni coinvolgono Bruxelles).
Rispetto agli altri Paesi europei l’Italia è percepita come un interlocutore più diretto dalla Libia anche perché non ha mai abbandonato la sua presenza territoriale. L’ambasciata di Tripoli, guidata da Giuseppe Buccino, è sempre rimasta aperta anche durante gli scontri militari, mentre entro poche settimane dovrebbe essere riattivato il consolato di Bengasi, nell’Est, ed è in programma l’apertura di una postazione diplomatica a Sebha, nel Fezzan. Programma di contatto continuo a cui Roma ha anche dedicato un delegato speciale, l’ambasciatore Pasquale Ferrara.