Ridisegnare le nostre città perché tutti i servizi essenziali siano raggiungibili a piedi in un quarto d’ora è un passo necessario dell’impegno dell’Italia verso la riduzione drastica delle emissioni, legate anche alla mobilità. “Clean Cities”, la campagna itinerante di Legambiente, nell’ultimo mese, ha preso in esame 15 capoluoghi italiani che possono giocare un ruolo importante per una ripartenza sostenibile e per contrastare i cambiamenti climatici
Le città italiane sono ancora lontane dagli obiettivi di mobilità fissati al 2030, ma le risorse del Recovery plan possono rappresentare un’occasione di grande opportunità per rendere le città protagoniste di un “cambiamento epocale”. È quanto emerge dal bilancio finale di “Clean Cities”, la campagna itinerante di Legambiente che, nell’ultimo mese, ha preso in esame 15 capoluoghi italiani che possono giocare un ruolo importante per una ripartenza sostenibile e per contrastare i cambiamenti climatici.
Nelle città prese in esame, da Nord a Sud del Paese, (Padova, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Ancona, Perugia, Roma, Cagliari, Pescara, Napoli, Bari, Palermo e Catania) sono stati presi in esame i principali indicatori urbani relativi a ciclabilità, mobilità elettrica, sicurezza e inquinamento atmosferico. Sono state analizzate le politiche che questi capoluoghi stanno attuando e quelle che potrebbero mettere in campo con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per raggiungere quegli obiettivi che l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite ha fissato e per disporre di un sistema di mobilità e trasporti sostenibili.
Il quadro che ad oggi emerge non è dei più confortanti. Gravi gli indici di traffico e sicurezza sia rispetto agli incidenti che all’inquinamento. Tra le più inquinate e meno sicure ci sono Roma, Ancona, Cagliari, Catania, Padova, Perugia e Pescara. Quelle appena sufficienti per il potenziamento delle piste ciclabili, elettrificazione dei mezzi pubblici e sharing mobility sono Bologna, Milano e Firenze. Ancora sotto la sufficienza Genova, Padova e Torino.
Per quanto riguarda, in particolare, l’elettrificazione dei mezzi pubblici e 15 città prese in esame hanno ancora in servizio 12 mila 500 bus diesel euro 4 o addirittura precedenti; bus che dovrebbero essere sostituiti entro il 2026 con mezzi solo elettrici. L’attuale Pnrr prevede di usare i fondi europei per acquistare 5 mila 139 autobus per tutta l’Italia: 2 mila 730 alimentati a gas; 2 mila 51 veicoli elettrici e 358 alimentati a idrogeno.
Per quanto riguarda la presenza e l’implementazione delle piste ciclabili rispetto agli obiettivi al 2030, le città più “ciclabili” sono Torino (79% dei chilometri realizzati), Milano (63%), Padova (58%) e Firenze (51%), seguite da Cagliari (44%) e Bologna 839%). Più indietro tutte le altre: Pescara (30% dei chilometri realizzati), Roma (28%), Palermo e Bari (20%), Perugia (18%), Genova e Napoli (16%), Ancona (7%), Catania (2%).
Non inducono certo all’ottimismo anche i dati relativi all’inquinamento atmosferico: in tutte le 15 città la quantità di PM10 supera il valore soglia indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, con picchi di criticità rilevati a Torino, Milano e Padova. Meno grave, ma comunque oltre la soglia, per Catania, Perugia e Firenze. Critico l’andamento in tutte le altre: Bari, Ancona, Bologna, Cagliari, Genova, Napoli, Palermo, Pescara e Roma. Una condizione che ha notevoli ricadute anche sul piano economico: i costi medi annuali per abitante relativi ai costi sociali e ambientali dell’inquinamento (perdita di anni di vita, ricoveri ospedalieri, giornate di lavoro) sono stimati dai mille a quasi tremila euro l’anno.
“Con Clean Cities abbiamo creato un network tra i capoluoghi italiani per far fronte alla de carbonizzazione e per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati dall’Unione europea al 2030 e al 2050 – ha sottolineato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – le risorse del Pnrr rappresentano un’occasione unica e una grande opportunità per rendere le città protagoniste di un cambiamento epocale”.
Anche per quanto riguarda la rete stradale a velocità ridotta (20 e 30 chilometri all’ora) tutte le città sono lontane dagli obiettivi al 2030, quando tutte le vie cittadine a scorrimento veloce dovranno essere dotate di piste ciclabili. E quando l’80% delle strade urbane dovranno diventare a 30 chilometri all’ora e quelle a 50 chilometri saranno l’eccezione. Ad oggi nei centri urbani densi (Milano, Torino, Bologna, Napoli e Roma) la mobilità elettrica e condivisa è già una realtà consolidata. Ma l’offerta dei mezzi pubblici è ancora insufficiente; al di sotto delle altre città europee e delle necessità di una città ad alta densità abitativa. Stesso discorso per i servizi di sharing mobility, auto e bici, che seppure presente da anni, risulta ancora allo stato embrionale.
Il messaggio è chiaro: dobbiamo ridisegnare le nostre città perché tutti i servizi essenziali siano raggiungibili a piedi in un quarto d’ora: “Città 15 minuti”, come previsto a Milano e Padova e come stanno facendo le principali città del mondo (New York, Parigi, Londra) dopo la crisi Covid, per poter evitare anche futuri blocchi del traffico per inquinamento e la crisi climatica.