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Dalle riaperture al Def, cosa chiediamo a Draghi. Parla Lucaselli (FdI)

La deputata di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Bilancio: dal Def una ventata di realismo che con Conte non c’era, ma sullo scostamento mancano indicazioni chiare. Sbagliato affidarsi solo al Recovery Plan, il futuro non si costruisce con le scommesse. Il Golden power va dosato ma è tempo di proteggere i gioielli di famiglia. Borsa? Draghi poteva fare di più

Mario Draghi potrebbe fare molto di più. Quello che l’ex governatore della Bce diventato premier ha dimostrato finora non è abbastanza per un Paese inghiottito nell’imbuto della peggior crisi socio-economica dal 1945 ad oggi. Peccato perché le potenzialità ci sarebbero anche. Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia e membro della Commissione Bilancio, la vede così. Serve qualcosa di più, uno sforzo aggiuntivo. E poi, basta coi totem, il Recovery Plan è una ciambella di salvataggio non la soluzione a tutti i mali.

Lucaselli, partiamo del tema più caldo. Le riaperture. Dal 26 aprile molto può cambiare, lei che dice?

Noi siamo sempre stati per le riaperture e riaprire il 26 non è assolutamente una novità rispetto a quanto fatto lo scorso anno dal governo Conte, che riaprì il 3 maggio. Da questo punto di vista non c’è stato un cambio di passo. Bisogna riaprire subito, immediatamente, però farlo in maniera logica, con dei protocolli di sicurezza per le attività, che consenta di riaprire sia all’interno sia all’esterno, per evitare discriminazioni.

E del coprifuoco? Si sta discutendo molto anche di quello.

Noi il coprifuoco alle 22 continuiamo a non capirlo, qualcuno mi spieghi perché dalle 22 alle 24 il virus dovrebbe circolare di più rispetto a prima delle 22. Servono riaperture ragionate, con protocolli e senza il coprifuoco, che non serve a un bel niente.

A giorni l’esecutivo approverà il decreto Sostegni-bis, che poggia su un extra deficit di 40 miliardi. Ancora soldi a pioggia o qualche germe di crescita?

Poca crescita, senza dubbio. In un’Italia devastata in cui nel 2020 abbiamo toccato il record assoluto di povertà, con due milioni di famiglie povere in più, Draghi fa due scommesse: le riaperture e una crescita legata allo scostamento di bilancio. Ma per l’appunto sono scommesse, atti aleatori. Non possiamo fondare il futuro dell’Italia su una scommessa, servono risposte vere. Occorre una visione organica, che possa fare a meno di programmare il futuro solo ed esclusivamente sulla base del Recovery Fund.

Che cosa manca nell’agenda Draghi?

Non c’è attenzione ai consumi, in un momento in cui il crollo è del 40%. Peccato, perché c’è una massa di risparmio privato enorme, frutto di lockdown e moratorie.

Lucaselli, il governo ha appena approvato il Documento di economia e finanza. Non la convince nemmeno quello?

Del Def convince poco o nulla. Ci sembra tutto un rimandare tutto allo scostamento e al Recovery, di cui noi abbiamo visto poco. Sullo scostamento mancano delle tabelle importanti, sul Recovery i piani definitivi per gli investimenti. Certamente Draghi nel Def, insieme al ministro dell’Economia Daniele Franco, fa un quadro più realista della situazione, molto più di quanto abbia fatto l’ex ministro Roberto Gualtieri. Ma su Recovery e deficit mancano indicazioni precise.

Ecco, il Recovery Plan. Che cosa non deve proprio sbagliare Draghi nella sua stesura?

Niente, perché altrimenti l’Ue non ci dà i soldi. In ogni caso, non si può fallire sulla politica degli investimenti, cioè su come incanalarli nell’economia reale e poi sulla semplificazione. Questo è un punto fondamentale, l’accavallamento della burocrazia che è il vero muro agli investimenti.

Parliamo di Golden power. Fratelli d’Italia ha chiesto i poteri anti-scalata per Borsa Italiana. Non crede sia meglio un uso calibrato di simili strumenti sui singoli casi, o forse è meglio un impiego intensivo?

Sicuramente calibrato sui singoli casi. Il punto è come vengono attenzionati questi singoli casi. Con l’indebolimento della nostra economia, molti comparti del nostro sistema industriale, sono a rischio, un po’ perché sotto scalata, un po’ perché magari messi in vendita dallo stesso governo. In FdI li chiamiamo i tesori di famiglia, ecco questi tesori dobbiamo proteggerli, è il momento di chiudersi un po’ a riccio.

E su Borsa il governo secondo lei ha fatto abbastanza per proteggere l’asset?

Avrebbe potuto fare molto di più.

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