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Salvini, il “processo politico” e i segnali a Draghi e Mattarella

Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio dal gup di Palermo Lorenzo Jannelli per il caso Open arms. Nell’incontro con i giornalisti subito dopo ha mandato messaggi chiari: l’urgenza sono le riaperture, l’abolizione del coprifuoco, il ritorno alla vita, la voglia di lavorare a un governo di unità nazionale “come chiesto dal presidente Mattarella”, un segnale distensivo inviato anche a Mario Draghi

Matteo Salvini è stato rinviato a giudizio per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio dal gup di Palermo Lorenzo Jannelli per il caso Open arms: il processo comincerà il 15 settembre davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Palermo. Il leader leghista ed ex ministro dell’Interno ha commentato che andrà a testa alta perché “la difesa della patria è sacro dovere del cittadino” come recita la Costituzione. Il difensore, Giulia Bongiorno, aveva chiesto il non luogo a procedere. Secondo il magistrato, in base alle prime indiscrezioni, l’udienza preliminare non deve valutare se sussiste o meno la responsabilità penale dell’imputato, ma se ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio e se non ci sono elementi per decidere un proscioglimento: secondo il gip mancavano gli elementi per un proscioglimento. Anche in questa udienza la procura di Palermo era presente al massimo livello con il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella e il pm Gery Ferrara.

La decisione del gup avrà un inevitabile impatto sulla politica perché riguarda il leader del primo partito in Italia, stando a unanimi sondaggi, e un pezzo fondamentale del governo Draghi nel quale ha ministri di grande peso a cominciare da Giancarlo Giorgetti. Nel dibattito che si scatenerà sulla gestione dell’immigrazione, sul tipo di reato e su speculazioni di ogni tipo, sembra difficile pensare che tutto si risolverà con un ulteriore aumento di voti per la Lega, a cominciare dalle amministrative del prossimo autunno, perché la gestione della pandemia, la necessità che l’economia riparta e le decisioni da assumere sul Recovery Plan hanno bisogno di unità di intenti. Di sicuro, si discuterà a lungo del ruolo della magistratura.

LA PACATEZZA DI SALVINI E LE CONSEGUENZE DEL PROCESSO

Nell’incontro con i giornalisti subito dopo l’udienza, Salvini ha mandato messaggi chiari: l’urgenza sono le riaperture, l’abolizione del coprifuoco, il ritorno alla vita, la voglia di lavorare a un governo di unità nazionale “come chiesto dal presidente Mattarella”, un segnale distensivo inviato anche a Mario Draghi. Segnale importante anche per la base leghista che certamente ribollirà dopo la decisione del gup. “E’ ridicola l’idea di passare per sequestratore” ha detto Salvini aggiungendo che la decisione ha un “sapore politico più che giudiziario”. Sarà un “processo politico”. Il leader leghista ha anche anticipato l’intenzione di convocare come teste Luca Palamara, l’ex presidente dell’Anm le cui chat dimostrano come alcuni magistrati dessero ragione all’allora ministro dell’Interno che però andava comunque fermato. Il senatore si è augurato di incontrare in tribunale “uomini di legge liberi e indipendenti” e che sul banco degli imputati dovrebbe esserci chi gioca sulla pelle dei migranti. “Emergeranno le verità”.

I tempi del processo saranno molto importanti perché si dovrà valutare l’applicazione della legge Severino con, in caso di condanna, l’eventuale sospensione da una carica elettiva prima di arrivare all’ancora più eventuale decadenza. Comunque, tra il 2022 dopo l’elezione del presidente della Repubblica e il 2023 con la scadenza naturale della legislatura si porrà un problema politico in occasione delle elezioni politiche. Troppo presto per fare previsioni, anche se sarà anche una prova di compattezza del centrodestra dove la rivalità tra Salvini e Giorgia Meloni per la leadership è nota.

IL NUOVO APPROCCIO ALL’IMMIGRAZIONE

L’avvocato Bongiorno ha spiegato che ci si trovava di fronte semplicemente a una diversa gestione dei flussi migratori e che tutte le decisioni dell’epoca furono atti politici così come era previsto dal contratto di governo alla base del Conte I. In generale, l’avvocato ha rimarcato che solo la magistratura di Palermo ha dato una certa interpretazione di quei fatti mentre altre magistrature su episodi analoghi si sono comportate diversamente. Davanti al Tribunale la difesa convocherà numerosi testimoni, compreso il comandante della Open arms che rifiutò di andare in Tunisia, Malta e Spagna perché l’Italia aveva una legislazione diversa: sarà uno degli elementi della difesa secondo cui il sequestro si configura impedendo la libertà di movimento di un soggetto mentre quella nave poteva dirigersi dove avesse voluto.

L’ARRINGA IN AULA

L’udienza prevedeva solo l’arringa dell’avvocato Bongiorno che è stata molto dettagliata, orientata a evidenziare le scelte del comandante della Open arms che aveva deciso di puntare sull’Italia. Riepilogando quanto scritto sul diario di bordo e su informative degli investigatori, il legale ha parlato di “inspiegabile girovagare” nonostante in un paio di giorni la nave potesse raggiungere Palma di Maiorca. Inoltre, nei 13 giorni di attesa la nave “non è stata abbandonata a se stessa”, ma ha ricevuto offerte di aiuto da aerei, navi, petroliere. Dunque, secondo la Bongiorno da un lato è normale “bighellonare” 13 giorni con migranti a bordo, dall’altro si contesta a Salvini un sequestro di persona per la metà del tempo, dal 14 al 20 agosto.

Che la Open arms volesse a tutti i costi arrivare in Italia fu evidente dall’inizio. Nella memoria di 110 pagine depositata agli atti, la difesa ha puntato su alcuni aspetti essenziali a cominciare dall’ordinanza del 1° agosto 2019 di divieto di ingresso nelle acque italiane firmato dai ministri dell’Interno, della Difesa e dei Trasporti come previsto dal decreto sicurezza bis, a riprova di una decisione collegiale del governo e dunque, in quanto tale, non sindacabile dalla magistratura. Nella memoria viene sottolineato che il provvedimento del Tar del Lazio del 14 agosto non imponeva lo sbarco di tutti i migranti, ma sospendeva parzialmente l’efficacia dell’ordinanza del 1° agosto per consentire di aiutare chi ne avesse avuto bisogno. Non manca un attacco all’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la cui lettera del 15 agosto a Salvini è definita “manifestamente pretestuosa” visto che era cominciata la crisi di governo, pretestuosa perché in quel momento la Open arms era in acque internazionali e dunque sotto la responsabilità della Spagna di cui batteva bandiera. Salvini comunque si rimise alle decisioni di Conte pur essendo in totale disaccordo, decisioni che portarono allo sbarco dei minori il 17 agosto mentre gli altri sbarcarono il 20 dopo il sequestro della nave deciso dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio.

UN ATTEGGIAMENTO PROVOCATORIO

La sintesi della difesa sta nell’atteggiamento provocatorio della Open arms, anche in violazione di numerose norme e con il rifiuto di alternative che non fossero l’Italia, nella ricostruzione del Tribunale dei ministri considerata sbagliata in più punti e nell’insindacabilità dell’azione politica di un governo. C’è anche qualche contraddizione. Nella memoria difensiva non si fa cenno alla seconda ordinanza di divieto di ingresso firmata da Salvini nella tarda serata del 14 agosto e non firmata dai ministri Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli come avevano fatto il 1° agosto: dunque l’ex ministro dell’Interno tentò fino alla fine di continuare sulla sua strada anche quando non c’era più accordo nel governo. D’altro canto, però, nella memoria sono riportati alcuni post pubblicati da Toninelli su Facebook dal 18 al 20 agosto, nei quali l’esponente del Movimento 5 stelle attaccava l’Open arms parlando di malafede per aver rifiutato l’accompagnamento in Spagna e rimarcava il lavoro del governo italiano per trovare un’adeguata soluzione che non fosse l’approdo in Italia.

I COMMENTI

Nei giorni scorsi Enrico Letta si era fatto fotografare con la felpa di Open arms accanto al fondatore dell’ong, Oscar Camps. Una foto molto impegnativa e un po’ provocatoria che il segretario del Pd aveva accompagnato con un commento su un “bello scambio di idee”. Salvini non ha voluto commentare dicendo di volersi occupare di riaperture e vaccini, per il resto sopporta “cristianamente” e si preoccupa per i suoi figli. All’Open arms, felice per “tutte le persone che abbiamo tratto in salvo”, e a politici di sinistra che hanno attaccato Salvini, si è aggiunto un coro di sostegno del centrodestra a cominciare da Giorgia Meloni che ha mandato al leader leghista la “totale solidarietà” dopo la “scioccante” decisione del giudice.


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