Secondo un sondaggio condotto durante la Munich Security Conference, per negoziare un programma di rilancio digitale transatlantico bisogna prima affrontare l’alto livello di sfiducia digitale in Europa nei confronti di Usa e Cina
Le tasse digitali, la politica di competizione, la privacy, la condivisione di dati personali, la supply chain e le forniture sicure, il 5G e la sicurezza internazionale. Temi (o problemi) che hanno recentemente assunto un ruolo centrale nel mondo; la tecnologia ormai è l’arena principale per la competizione geopolitica e la concorrenza è sempre più spietata, specialmente tra gli Stati Uniti e la Cina. Alcune nuove proposte della Commissione europea – che pone al centro della sua agenda i cittadini, e non lo Stato come fa la Cina o il business come tipico degli Stati Uniti –potrebbero cambiare le carte in tavola. Ma la strada è appena ancora in salita. Una cosa però è chiara: l’arrivo del presidente statunitense Joe Biden cambia le carte in tavola.
In un Munich Security brief pubblicato a margine dell’edizione annuale della Munich Security Conference si spiega come “gli europei siano profondamente preoccupati per la loro sicurezza e per quella dei loro dati personali online. La maggior parte pensa che i loro governi non stiano facendo abbastanza per proteggerli”. E poi: “Nei confronti della Cina, queste preoccupazioni sono ancora più forti”. Proprio per questo motivo, Washington è in prima linea: bisogna migliorare la cooperazione transatlantica, aumentare la fiducia dei cittadini europei verso gli Stati Uniti e incoraggiare la promozione di un ordine digitale globale che rifletta i valori liberal-democratici.
I risultati del sondaggio condotto online a gennaio per la Munich Security Conference da Kekst CNC su 6.039 cittadini di Francia, Germania, Italia, Polonia, Svezia e Regno Unito sono piuttosto chiari.
“Dobbiamo plasmare le regole che governeranno il progresso della tecnologia e le norme di comportamento nel cyberspazio, dell’intelligenza artificiale e della biotecnologia, in modo che siano usate per migliorare le persone e non per scoraggiarle”, ha detto il presidente Biden durante la conferenza, rimarcando la necessità di un approccio comunitario. Quindi, può funzionare un progetto comune, neutro, transatlantico e basato sul progresso tecnologico? Sicuramente la spinta verso una sovranità digitale europea da parte di alcuni membri dell’Unione europea non aiuta la creazione di un progetto transatlantico, ma la proposta per un Consiglio Ue-Usa per il commercio e la tecnologia potrebbe porre la basi per un dialogo pacifico. Infatti, anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha ribadito l’importanza di questo consiglio durante la conferenza, sottolineando ripetutamente i valori e gli obiettivi condivisi tra i due continenti.
Rimane però un problema: la sfiducia. La tecnologia e il mondo di internet spaventano, sono un mondo sconosciuto, potente, e bisogna sempre stare attenti. Il fatto che i cittadini europei abbiano poca fiducia nei loro governi nazionali e in come questi regolamentino la protezione dei loro dati coincide con una più ampia sfiducia pubblica nell’istituzione europea.
Il punto da cui partire sembra essere una delle conclusioni del rapporto: gli europei “temono che l’Europa rimarrà ancora più indietro nel prossimo decennio”. Dunque, schiacciata tra le due superpotenze. Se non addirittura isolata. O peggio, terza.
Non è un caso che in un recente colloquio telefonico con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente cinese Xi Jinping abbia auspicato che l’Unione europea possa raggiungere presto una vera autonomia strategica. Come aveva spiegato a Formiche.net Jean-Pierre Darnis, ricercatore associato della Fondation pour la recherche stratégique di Parigi, docente all’Université Côte d’Azur di Nizza e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, “l’autonomia strategica vista dai cinesi era ed è una buona operazione perché può portare a maggior distaccamento dell’Europa dagli Stati Uniti”. Tuttavia, l’idea di autonomia strategica europea intesa come “terza via”, aggiungeva l’esperto “poteva essere valida sotto l’amministrazione Trump”. Ora, con Biden, le cose sono cambiate: “Oggi si parla di un’autonomia europea che sia compatibile con la Nato e con la politica estera e di sicurezza tradizionale”.
Il piano di ripresa post pandemico è un’occasione, l’occasione, per scommettere sul rilancio tecnologico transatlantico. Il rischio di non ricostruire l’asse è dietro l’angolo.
Basti pensare a un caso specifico, quello di Huawei, che ha recentemente presentato il suo rapporto 2020 spiegando che nonostante la stretta statunitense è in sopravvivere. Come sottolineavamo su Formiche.net, senza un patto industriale tra Stati Uniti e Unione europea non resterà che una soluzione: cedere alla narrazione cinese, pronta a tutto per dimostrare all’Occidente che tenere fuori le sue aziende è un costo.