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Ristori in base agli utili? Nì. I dubbi di Confindustria sul governo

Il vicepresidente degli industriali Orsini a Formiche.net: l’idea di calibrare i ristori sui margini e non sul fatturato non è sbagliata, ma l’urgenza del momento impone misure rapide e tempestive, non c’è tempo di aspettare la chiusura dei bilanci. E sul Def…

La mossa giusta, al momento sbagliato. L’idea del governo, di commisurare gli indennizzi previsti dal decreto imprese in gestazione (40 miliardi di deficit da trasformare in ristori) alle perdite subite e non alla riduzione di fatturato, come fatto finora, non convince del tutto gli imprenditori italiani. A Viale dell’Astronomia non contestano tanto il merito della proposta (qui il commento di Marco Bentivogli), quanto la difficoltà nell’applicarla.

Il motivo è semplice. Se si vuole tarare i ristori in base all’impatto della pandemia sui margini e non sui ricavi, anche al fine di aiutare le aziende che ce la possono fare e non quelle prossime al coma farmacologico, bisogna aspettare la pubblicazione e il deposito dei bilanci. Troppo tardi per le imprese italiane, a corto di ossigeno come non mai, anche perché i bilanci una volta resi noti vanno scandagliati e analizzati. E allora, dicono da Confindustria, meglio agire con urgenza.

“La proposta di Giorgetti non sarebbe sbagliata”, spiega a Formiche.net Emanuele Orsini, vicepresidente di Confindustria con delega al credito e alla finanza. “Solo che noi siamo in una fase di emergenza e non abbiamo molto tempo di aspettare la chiusura dei bilanci, per vedere chi fa utili, chi non ne fa, chi perde quanto”.

C’è di più. “Le aziende hanno un problema di costi fissi, che le aziende sono obbligate a sostenere pur essendo chiuse per forza, per decreto insomma. La Tari, o le tasse sulla pubblicità, tanto per fare un esempio. In questo momento, in mancanza di fatturato, dobbiamo avere risposte veloci, celeri. E soprattutto non possiamo non tener conto dei costi fissi. Per questo la proposta in un momento come questo non ci può stare”, spiega Orsini.

A Viale dell’Astronomia c’è un mix di fretta e apprensione per le misure incastonate nell’ultimo decreto di emergenza, il nono dall’inizio della pandemia. “Le imprese hanno bisogno di risposte ora e non si può aspettare oltre. A poco più di un anno dallo scoppio della pandemia, le aziende italiane portano le ferite profonde di uno shock inatteso, diffuso e prolungato, che ancora oggi mina le fondamenta del sistema economico. Per questo è indispensabile agire, innanzitutto, prolungando e potenziando le misure di sostegno alla liquidità. Nel medio periodo, poi, va rafforzata la patrimonializzazione delle imprese e la diversificazione delle loro fonti finanziarie”.

Insomma, “per contrastare una crisi senza precedenti nella nostra storia recente, occorrono iniziative a supporto delle imprese che si collochino fuori dagli schemi. Il mantenimento delle misure di sostegno è in questo momento necessario”. Se non altro, sul Documento di economia e finanza approvato ieri, gli Industriali sono soddisfatti. “L’estensione della moratoria per le Pmi va esattamente nella direzione indicata da Confindustria ed è indispensabile che sia automatica”, spiega Orsini. In altre parole “è necessario, inoltre consentire a tutte le imprese di allungare i tempi di restituzione dei finanziamenti garantiti dagli attuali 6 anni fino a 15 anni. L’impatto di questo intervento sugli investimenti sarebbe estremamente positivo, con un effetto sul Pil 2021 pari ad almeno lo 0,3%”.

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