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Difesa sempre più Tech. E il Pentagono sceglie Microsoft

Potrebbe valere 21 miliardi di dollari il nuovo contratto assegnato a Microsoft dallo US Army per “cuffie a realtà aumentata” destinate ai soldati che operano in teatro. Dimostra l’evoluzione del business del Pentagono, che coinvolge sempre di più le BigTech e accelera il procurement. L’obiettivo? Mantenere il vantaggio tecnologico sulla Cina

Agile, veloce e improntato all’innovazione tecnologica. È il nuovo procurement militare degli Stati Uniti, intenzionati a mantenere le proprie Forze armate sulla frontiera dell’innovazione. Ciò si traduce nella spinta agli investimenti su tecnologie “disruptive” e nel maggiore coinvolgimenti delle BigTech.

IL CONTRATTO

Microsoft si è aggiudicata il contratto dello US Army per fornire ai soldati americani delle cuffie di realtà aumentata. Aiuteranno i militari sul campo di battaglia, selezionando obiettivi ed evidenziando eventuali minacce in arrivo, tutto in connessione con informazioni derivanti dai sistemi di comando e controllo. Il sistema aumenterebbe così la disponibilità informativa dei militari, in tempo reale e ben oltre il campo visivo. Il programma si chiama “Integrated Visual Augmentation System” (Ivas) e potrebbe arrivare a un importo di 21 miliardi di dollari a seconda degli ordini che verranno realizzati dalla Forza armata nel giro di due-cinque anni. Significa anche che l’Esercito potrà decidere di ridurre o fermare le fornitura qualora si ritenga insoddisfatto dell’applicazione. Anche questo dà l’idea dell’evoluzione del procurement militare. Da tempo il Pentagono è al lavoro per identificare procedure che permettano di snellire i vari passaggi, di renderli più agili, così da adeguarli a seconda di eventuali esigenze sopraggiunte.

LA SFIDA

Tale esigenza nasce dal bisogno di adeguare i tempi burocratici alla rapidità dell’innovazione tecnologica. L’obiettivo è mantenere il vantaggio tech messo sotto sfida dalla poderosa ascesa della Cina (qui un focus). Come conferma il contratto a Microsoft, la strada scelta dalla Difesa Usa è duplice: migliorare le procedure di procurement (qui un focus) e aumentare le sinergie con le aziende ad alta innovazione. Il maxi contratto per le cuffie a realtà aumentata dimostra la determinazione a proseguire questa strada, perseguita negli ultimi anni da Ellen Lord, under secretary of Defense for acquisition and sustainment, carica ancora ricoperta pro tempore da Stacy Cummings dopo la transizione Biden-Trump. È in questo periodo che è maturata l’avveniristica “Digital acquisition”, che sono cresciute le partnership pubblico-private sui progetti innovativi e che è aumentato il numero dei contratti assegnati tramite Other transaction agreement (Ota), formula particolarmente flessibile, già applicata sui progetti di 5G sulle basi militari.

LA SPINTA DI BIDEN

La nuova amministrazione ha già fatto capire di voler accelerare il percorso. La task force sulla Cina annunciata da Joe Biden nella sua prima visita ufficiale al Pentagono, e affidata a Ely Ratner, ha un focus specifico sulle nuove tecnologie. Il generale Lloyd Austin ha scelto come vice Kathleen Hicks, prima vice segretaria donna della Difesa americana, con esperienza al Pentagono e poi al vertice del Csis, particolarmente convinta della necessità di accelerare l’approccio alle tecnologie attraverso una riformulazione del business militare.

E L’INDUSTRIA?

L’altro lato della medaglia riguarda le industrie e il loro adattamento al nuovo approccio del Pentagono, sia quelle tradizionali, sia quelle nuove. Recentemente, l’Atlantic Council riuniva nell’evento “Innovating the business model of Defense” alcuni di questi attori. Tra le suggestioni emerse, c’era anche la prospettiva di vedere, nel giro di 15 anni, Google o Amazon realizzare sistemi d’arma. Questo perché i colossi della tecnologia sono sempre più coinvolti nel mondo militare americano. Tra intelligenza artificiale, cloud e connettività, il loro contributo cresce d’attenzione per le Forze armate americane.

NUOVI FORNITORI

Quello di Microsoft non è certo un primato. Nel 2019, la stessa azienda ha vinto la preziosa gara del Pentagono per il programma Jedi, acronimo per Joint enterprise defense infrastructure, volto a modernizzare nel complesso i sistemi informatici e di comunicazione della Difesa Usa. Per un valore di oltre i 10 miliardi di dollari, era considerato tra i contratti più allettanti degli ultimi decenni in virtù del potenziale effetto ricaduta su tante altre amministrazioni pubbliche che, già in passato, avevano guardato alle scelte del dipartimento della Difesa per le rispettive scelte nei processi di riforma e modernizzazione. A competere con Microsoft per la gara c’era proprio Amazon, che poi ha protestato per l’esito del bando sostenendo che avesse pesato sulla scelta finale il clima pesante dell’epoca tra Jeff Bezos e Donald Trump. In ogni caso, ciò dimostra che anche le BigTech guardano con interesse al mercato militare degli Stati Uniti.

LE INDUSTRIE TRADIZIONALI

Gli attori industriali tradizionali non restano a guardare. La previsione di budget piatti per il Pentagono, connessa all’accelerazione tecnologica, genera una certa movimentazione del comparto. La notizia più recente riguarda l’intesa di Lockheed Martin con la start-up satellitare Omnispace, finalizzata allo sviluppo congiunto di una rete 5G globale dallo spazio che, tra le sue applicazioni, punta molto al settore militare (si parla di dispositivi wireless mobili senza terminali di terra). La stessa Lockheed Martin aveva chiuso il 2020 con l’annuncio dell’acquisizione da 4,4 miliardi di dollari di Aerojet Rocketdyne, azienda californiana specializzata nella propulsione per vettori spaziali. Riguarda in special modo il campo della missilistica ipersonica, a cui il Pentagono rivolge da tempo grande attenzione per via delle capacità già mostrate da Cina e Russia.

IL SETTORE TRADIZIONALE

L’operazione su Aerojet dovrebbe chiudersi nella seconda metà del 2021, previa approvazione del Pentagono. Seguirebbe la scia delle grandi acquisizione degli ultimi anni, per molti versi simile. Nel 2018 Northrop Grumman acquisì Orbital ATK, anch’essa impegnata in sistemi di propulsione e munizionamenti. Dello stesso anno è la fusione tra L3 e Harris, mentre più recente (conclusa ad aprile 2020) quella tra Raytheon e UTC. Tra l’altro, quando a giugno 2019 le due aziende annunciarono l’intesa per la nascita di RTC, citarono i “sistemi missilistici del futuro e ipersonici” come primo prodotto su cui puntare. Dimostra la capacità del settore industriale Usa di adeguarsi alle direttive del Pentagono. Tra le motivazioni di Lockheed Martin per la nuova operazione c’è la riduzione dei costi, considerando che Aerojet ne è attualmente fornitore. Ridurre i costi significa rispondere alla previsione di budget piatti. In parallelo però, portare in house tecnologie critiche, risponde alla ricerca di accelerare sulla frontiera dell’innovazione.


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