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Perché il parlamento libico chiede il controllo del confine col Ciad

Unificare le forze armate per difendere il confine meridionale, oggetto adesso delle turbolenze che riguardano il Ciad. Il parlamento libico sfrutta anche i fatti recenti per pressare governo e milizie per ricompattarsi (passo cruciale per la stabilizzazione)

Il Consiglio presidenziale libico ha chiesto a tutti i gruppi armati che operano nel Sud del Paese di inviare unità a controllare il confine meridionale con il Ciad, rispondendo a una richiesta uscita dalla riunione plenaria del parlamento libico (HoR). Con voce congiunta i legislatori hanno calcato sulla necessità di riunire le forze di sicurezza sotto il Governo di accordo nazionale (GNU) guidato —  sponsorizzato dall’Onu — da Abdelhamid Dabaiba. La richiesta, non nuova, si rinnova nella pressione che i parlamentari intendo fare sfruttando quanto sta accadendo in Ciad — nel Paese confinante è stato ucciso ieri, martedì 20 aprile, il presidente Idriss Déby, caduto a quanto pare sotto un attacco dei ribelli gorane del Fact, che hanno basi nel Fezzan (la regione desertica meridionale della Libia). La necessità di unificare le forze di sicurezza, dicono i rappresentanti libici, è evidente perché serve di controllare l’immenso fronte sud in modo congiunto e coordinato, con l’obiettivo di monitorare anche i traffici migratori oltre che i movimenti dei gruppi ciadiani (che hanno attaccato l’11 aprile proprio muovendo una colonna dalla Libia) e altre formazioni jihadiste che bazzicano l’area del Sahel.

Il documento diffuso dal Consiglio presidenziale è importante perché, per la prima volta, sembra che il governo di Tripoli parli anche alle unità armate della Cirenaica, che finora vedevano nella capitale i rivali da combattere. Il parlamento ha chiesto al “Comitato 5+5”, il meccanismo di dialogo tra forze militari di Cirenaica e Tripolitania di accelerare i negoziati e trovare una quadra per la riunificazione militare. Aspetto che però è molto complesso e tocca gli interi equilibri del governo Dabaiba, attualmente preso dall’ottenere il voto sul Bilancio (nei giorni scorsi respinto dall’HoR). Sull’unificare la Difesa si muovono le forze esterne che hanno supportato i fronti in guerra e gioca i suoi interessi (in contrasto con le milizie tripoline e misuratine) il signore della guerra di Bengasi, Khalifa Haftar (tra le cui file hanno combattuto tra l’altro mercenari ciadiani che potrebbero adesso rinfoltire il fronte dei ribelli contro Ndjamena). La questione tocca lo scioglimento delle milizie e il ritiro dei combattenti schierati durante gli scontri dalla Turchia (in Tripolitania) e Russia, Egitto, Emirati (in Cirenaica). Si tratta dell’elemento che unanimemente è considerato come fattore centrale per la stabilizzazione del Paese; l’unificazione delle Forze armate e di sicurezza e il ritiro delle forze straniere. Ora la questione è messa alla roba pratica con l’evoluzione della situazione in Ciad: Ue, Onu, Unione Africana e Lega Araba hanno chiesto azioni rapide per “il pieno rispetto dell’embargo” sugli armamenti.


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