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Più rischiosa la pillola del vaccino? I numeri a confronto

Dopo la pausa di J&J negli Usa, arriva lo stop per AstraZeneca in Danimarca. Ma i casi di trombosi (in gran parte di donne giovani) potrebbero essere collegati all’uso di anticoncezionali e ad un monitoraggio più inteso dopo la inoculazione

Uno tsunami compromette la campagna di vaccinazione globale. Dopo lo stop del vaccino Johnson & Johnson negli Stati Uniti ieri (qui l’articolo di Formiche.net), la Danimarca ha annunciato che cesserà definitivamente di somministrare il vaccino AstraZeneca.

I due farmaci sono sotto osservazione in molti Paesi, in seguito ai casi di coaguli di sangue nel cervello e in organi di alcuni pazienti dopo l’inoculazione. I numeri sono relativamente bassi.

I DATI E LA SCELTA PRECAUZIONALE

Nel caso del vaccino AstraZeneca, al 4 marzo l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha confermato, 222 casi di trombi su 35 milioni di vaccinati. Nel caso del vaccino Johnson & Johnson, si sono registrati sei casi di trombosi su circa 6 milioni di persone vaccinate.

Peter Marks, direttore del Center for Biologics Evaluation and Research della Food and Drug Administration degli Usa, ha spiegato al The New York Times che si è consigliata una pausa nell’utilizzo del vaccino J&J solo temporaneamente e per precauzione. Anne Schuchat, vicedirettore dei Centers for Disease Control and Prevention ha voluto sottolineare che le reazioni avverse al farmaco sono “estremamente infrequenti”. Secondo i dati aggiornati ad oggi, le possibilità di trombosi sono dello 0,000088%.

CHE COSA SUCCEDE NEL SANGUE

I casi di coagulazione del sangue si riferiscono ad una reazione con la quale il sistema immunologico attacca lo stesso organismo del paziente e genera anticorpi che si unisco ad una proteina presente nelle piastrine del sangue, come hanno chiarito un gruppo di esperti tedeschi e austriaci all’inserto di salute Materia. Queste cellule sono le responsabili della coagulazione del sangue e, quando gli anticorpi si uniscono a questa proteina, le piastrine si attivano e cominciano ad attaccarsi ad altre provocando i coaguli di sangue.

Questo meccanismo è presente non solo nella formula del vaccino AstraZeneca e Johnson & Johnson, ma anche nel russo Sputnik V e il cinese Cansino, solo che di questi ultimi c’è poca informazione sul monitoraggio delle reazioni avverse.

UNA REAZIONE CHE COLPISCE LE DONNE

Ma sui farmaci occidentali c’è un controllo continuo. Si sa di certo che, sia per AstraZeneca, sia per Johnson & Johnson, la maggior parte delle persone colpite dalle trombosi dopo il vaccino sono donne con meno di 60 anni.

Perché? Probabilmente perché le donne soffrono più di malattie autoimmuni rispetto agli uomini, specialmente quando sono giovani e l’organismo reagisce più velocemente. Ma non solo… Non si sono ancora determinate le cause, ma gli esperti stanno seguendo l’indizio di un possibile collegamento con l’uso della pillola anticoncezionale.

I RISCHI DELLA PILLOLA E ALTRI FARMACI

Secondo gli ultimi dati dell’Ema, circa una donna su 1000 che prende la pillola anticoncezionale soffre di un coagulo di questo tipo, mentre il rischio tra i vaccinati è di uno su 175.000.

Se ne parla molto poco sui rischi di prendere la pillola anticoncezionale. L’Istituto Medico Paul-Ehrlich, che funge da consigliere del governo tedesco, specifica che il rischio di trombosi per chi fa uso della pillola è un effetto secondario “molto inusuale” ed è spiegato nel foglio annesso con le indicazioni terapeutiche e le avvertenze per l’uso del farmaco. Infatti, è sconsigliata alle donne di più di 35 anni, con sovrappeso o fumatrici, proprio per questo piccolo rischio di trombosi.

Altri farmaci sono ugualmente rischiosi, come la comunissima aspirina. Nel 2017 la rivista The Lancet ha pubblicato uno studio inglese nel quale si sono registrati 20.000 casi di emorragie e 3000 morti in un anno associati all’uso quotidiano dell’aspirina. Stesso avvertimento per gli immunosoppressori, come il tofacitinib, e i diuretici su persone ipertese.

La possibilità di soffrire di un trombo quando si fuma, per esempio, è dello 0,18% (1.763 su un milione), molto di più rispetto al vaccino AstraZeneca.

BENEFICI VS RISCHI

Tuttavia, la problema sui vaccini c’è ed è reale. Come avverte all’agenzia Afp Odile Launay, esperta di infettivologia e membro del comitato anti-Covid del governo francese, non tutto può finire nello stesso sacco. Il caso delle trombosi per chi usa la pillola è stato verificato e si considera al momento di prescriverle. Nel caso del vaccino AstraZeneca si tratta di un prodotto ancora nuovo e le ricerche proseguono.

Ma siccome l’indice di coaguli di sangue in pazienti contagiati da Covid è di 16,5% gli esperti coincidono che gli effetti poco frequenti non possono compromettere la campagna di vaccinazione. In conclusione: i benefici di essere vaccini, ad oggi, sono molto superiori ai rischi.

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