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Politica e 007, il Copasir non si cambia. Perché ha prevalso il precedente D’Alema

In una lettera in risposta al leghista Raffaele Volpi i presidenti di Camera e Senato chiariscono che il precedente D’Alema è valido e che dunque “non è prevista alcuna forma di rinnovo” del Copasir e non è prevista la “decadenza” dell’attuale presidente. Ora palla ai partiti, che devono trovare un modo per sbrigliare la matassa

Sembra un rinvio, e invece non lo è. I presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati hanno deciso eccome sul Copasir. In una nota pubblica hanno fatto sapere di “non poter mettere in atto alcun intervento di carattere autoritativo sul Comitato”. La decisione politica è rimandata alla conferenza dei capigruppo, ovvero a una nuova trattativa fra partiti per sbrogliare il nodo della presidenza, e della composizione, del comitato di controllo dell’intelligence italiana. Ma nella risposta (privata) alla sollecitazione istituzionale dell’attuale presidente del Copasir, il deputato della Lega Raffaele Volpi, i due presidenti hanno chiarito per filo e per segno il cuore della questione.

La situazione in cui versa il comitato oggi, scrivono in una lettera, “appare in effetti analoga a quella posta nella XVI legislatura dal Presidente pro tempore del Comitato conseguentemente alla formazione, nel 2011, di un Governo sostenuto, nella sua fase genetica, da una maggioranza parlamentare di consistenza superiore al novanta per cento e dalla collocazione all’opposizione di un solo Gruppo, che rappresentava, in entrambe le Camere, meno di un decimo del plenum”.

Tradotto: proprio come Massimo D’Alema nel 2011 è rimasto presidente del Copasir nel passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti, così anche Volpi può rimanere al suo posto nel passaggio dal governo Conte II al governo Draghi. Il “precedente D’Alema” è stato per settimane al centro di una accesa disputa fra Lega e Fratelli d’Italia. La prima a rivendicare il diritto alla presidenza del comitato, che per legge spetterebbe però all’opposizione, insieme a metà dei suoi componenti. I secondi, spalleggiati da Pd e Fi, a chiedere un’applicazione letterale della norma: Fdi è infatti oggi l’unico gruppo parlamentare all’opposizione.

Un’applicazione che, chiariscono Fico e Casellati, è tuttavia problematica. “Le ragioni che nel 2011 avevano condotto a ritenere non sussistenti i presupposti per procedere a un rinnovo della composizione dell’organo appaiono nel contesto attuale confermate nella loro validità”.

In poche parole, se si dovesse seguire fedelmente il dettato della 124, bisognerebbe affidare al partito di Giorgia Meloni cinque componenti sul totale di dieci. Ma, prosegue la lettera, “una eventuale revisione della composizione del Comitato, finalizzata a garantire la pariteticità tra maggioranza e opposizioni, determinerebbe una palese sovra-rappresentazione dei Gruppi Fratelli d’Italia”.

“Riteniamo che le considerazioni richiamate e le relative conclusioni non possano che trovare coerente applicazione, con riferimento alla composizione del Comitato, anche nella attuale situazione: questa risulta infatti connotata, come quella richiamata nella Sua nota, da una maggioranza parlamentare di consistenza superiore al novanta per cento e dalla collocazione all’opposizione – in entrambe le Camere – del solo Gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, avente peraltro una consistenza numerica corrispondente a poco meno del 6 per cento dei seggi complessivi delle due Camere, inferiore a quella che avevano i Gruppi Lega Nord Padania nella XVI legislatura”, concludono Fico e Casellati. Anche se “nel contesto attuale sono ravvisabili alcuni elementi di differenza rispetto al richiamato precedente del 2011, relativamente alla composizione non esclusivamente tecnica dell’Esecutivo”.

La composizione dunque non si tocca, e neanche la presidenza. Almeno non con un atto autoritario dei due presidenti. Per il Copasir, ricordano Fico e Casellati, “non è prevista alcuna forma di rinnovo nel corso della legislatura; dal sistema delineato dalla legge – che non disciplina peraltro alcuna ipotesi di decadenza dalla carica del Presidente – non può che conseguire dunque, come rilevato dai Presidenti delle due Camere nella citata lettera del dicembre 2011, la stabilità dell’assetto complessivo del Comitato anche per quanto riguarda la Presidenza”. La legge 124, aggiungono, “non disciplina peraltro alcuna ipotesi di decadenza dalla carica del Presidente”.

Non si è fatta attendere, nel frattempo, la reazione di Fdi. “Lascia francamente scandalizzati la decisione dei presidenti di Camera e Senato di rimandare ad ‘accordi politici ciò che entrambi sanno essere previsto dalla legge, tanto che lo confermano esplicitamente, e che loro – secondo il principio di autodichia – sarebbero tenuti a far rispettare. Seppure non abbiano poteri ‘autoritativi’, come scrivono, infatti, permane il loro potere di indirizzo. Invece l’onorevole Fico e la senatrice Casellati decidono pilatescamente di non esercitare la loro autorità e consentono così che si violi una norma di garanzia a tutela della tenuta delle istituzioni”, si legge in una nota dei capigruppo Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, “sentito il presidente Giorgia Meloni”.

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