L’ipotesi che sia l’ex segretario del Pd a sigillare con la sua candidatura l’alleanza Pd-M5S sembra l’unica che possa reggere alle pressioni interne e esterne ai Dem contrarie a questa strategia. Fatti e indiscrezioni
I rumours sono sempre più insistenti: il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti potrebbe essere più vicino alla corsa verso il Campidoglio. Secondo Askanews dopo le riunioni tenute con diversi esponenti del Pd romano per concordare una linea sul “caso concorsi”, l’ipotesi che sia l’ex segretario del Pd a sigillare con la sua candidatura l’alleanza Pd-M5S sembra l’unica che possa reggere alle pressioni interne e esterne ai Dem contrarie a questa strategia.
Matteo Renzi in un’intervista al Corriere della Sera ha confermato che “se il Pd si allea con i grillini, non entreremo in questa alleanza”, aggiungendo, all’indirizzo del neo segretario Enrico Letta, “in vista del voto di Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli e per il seggio parlamentare di Siena” di ritenere “doveroso scegliere anche candidature femminili”. Gli ex renziani di Base riformista, però, hanno più volte manifestato il proprio gradimento a una possibile candidatura di Zingaretti come sindaco della Capitale, nonostante l’indisponibilità dichiarata e ribadita più volte dal governatore del Lazio.
In queste stesse ore il candidato e leader di Azione Carlo Calenda ha annunciato per domani alle 11 una conferenza stampa in cui presenterà “un nuovo ingresso” nella sua squadra per il Campidoglio. Calenda ha più volte ribadito di voler correre comunque come sindaco di Roma, di non essere interessato alle primarie del centrosinistra, e di considerarsi decisamente alternativo al M5S, Raggi o non Raggi. Il Pd romano, dopo aver tentato di riunire le varie correnti cittadine intorno al nome di Roberto Gualtieri, ha dovuto cedere alle pressioni dei numerosi esponenti, già in corsa per le amministrative, e dirsi favorevole alle primarie per individuare il candidato o la candidata del centrosinistra. La paventata soluzione online non sembra convincere nessuno, a quanto si apprende, sia per l’alta età media dell’elettorato Pd, che sarebbe in difficoltà con questa modalità, sia per l’ombra di facile manipolabilità dei risultati che, temono, si stenderebbe sull’esito, qualunque esso fosse.
L’unico candidato che potrebbe essere accettato da ciascuno senza primarie sembra essere Zingaretti, di qui un’ulteriore motivo di pressione nei suoi confronti.
Dal versante M5S, la sindaca di Roma sarà l’unica vip pentastellata a partecipare alle celebrazioni per i 5 anni dalla scomparsa di Gianroberto Casaleggio organizzati da suo figlio Davide, sancendo la vicinanza di Palazzo Senatorio alla corrente pentastellata del fondatore, di cui molti membri storici figurano nella squadra capitolina. Raggi, d’altronde, nonostante possa contare sull’appoggio di Beppe Grillo si è messa al sicuro dai possibili cambi di idea al vertice nel M5S presentando all’inizio dell’anno la sua associazione “Con Virginia”, che le consentirebbe di presentare la sua lista anche se non le venisse concesso di correre con il simbolo M5S. Stando a tutti i sondaggi finora condotti, pubblici e non, l’unico concorrente che potrebbe mettere in discussione il suo approdo in testa al ballottaggio sarebbe l’ex segretario Dem. Che sembra starebbe, per la prima volta, vicino a valutare più seriamente questa possibilità.
Intanto in Regione Lazio la battaglia al coronavirus corre spedita e Zingaretti passa all’incasso della gestione di una crisi affrontata “pancia a terra” come spesso ama dire lui stesso, h24 sul fronte del controllo del contagio prima, ed ora nella gestione della campagna vaccinale tra le più virtuose in Italia. E proprio sulla gestione della lotta al Covid il governatore del Lazio potrebbe puntare nella campagna elettorale per la corsa alla poltrona di sindaco della Capitale. Lo sottolinea da mesi Zingaretti. Roma ha rischiato grosso e se l’è rischiata sin dall’inizio, dai primi giorni del contagio, di uscire con le ossa rotte dal Covid, al contrario le politiche sanitarie regionali hanno impedito la diffusione del virus e Roma è stata “salvata”. Altro aspetto, questa volta politico, è la nuova giunta regionale. È il pallino di Zingaretti, l’accordo coni 5 Stelle. Un accordo che aveva provato a portare a livello nazionale da segretario del Pd, un accordo che è realtà in via Cristoforo Colombo e si è concretizzato proprio all’indomani dell’addio di Zingaretti al Nazareno.
La Giunta regionale infatti si è arricchita nelle scorse settimane di due nuovi assessori, Roberta Lombardi e Valentina Corrado, entrambe consigliere alla Pisana, entrambe targate M5S. Un dialogo che nel Lazio poggia su un accordo programmatico di fine mandato – fra 2 anni infatti la seconda avventura in regione di Zingaretti avrà la scadenza naturale – un’intesa voluta e cercata da sempre dal governatore che certamente ha in testa il pallino di “riconquistare” i voti della sinistra catturati da Beppe Grillo. E la fotografia che offre oggi la Pisana parla chiaro. Un accordo con i 5 Stelle è possibile e fattibile e Zingaretti potrebbe aver la voglia di portare l’esperimento qualche chilometro in là, in Campidoglio. Nei giorni scorsi l’ex segretario del Pd è stato chiaro: si passa per le primarie utili a tracciare la visione della Roma del futuro. Ma a nessuno sfugge che proprio l’alchimia Pd-M5S potrebbe esser la chiave.