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Spioni ma amici. La Lega non molla Putin. Parla l’ex presidente Copasir Stucchi

Il caso delle spie russe letto dall’ex presidente del Copasir Giacomo Stucchi, ventidue anni in Parlamento con la Lega. Giusto approfondire, ma la Russia non è l’unica a farlo. Con Mosca bisogna parlarci, tornare alla logica delle sanzioni non conviene a nessuno

Passano gli anni, i gusti restano. La Lega vuole rimanere legata alla Russia di Vladimir Putin. Anche se prova a comprare segreti militari della Nato corrompendo un ufficiale italiano, a Roma. Giacomo Stucchi, ventidue anni in Parlamento, bergamasco e leghista dal 1996, è stato il presidente del Copasir, il comitato di controllo dell’intelligence, dal 2013 al 2018, anni delicatissimi per i rapporti fra Europa e Russia, dall’invasione della Crimea alla guerra nel Donbas, dall’avanzata in Siria fino ai mercenari in Libia. Eppure, dice a Formiche.net all’indomani della clamorosa spy-story svelata da un’operazione dell’Aisi e del Ros, con Mosca bisogna parlarci.

Stucchi, la Russia ci spia. C’è da sorprendersi?

Nel mondo delle spie sono cose che accadono, c’è un motivo se esiste il controspionaggio. Resta un fatto grave, e faccio i complimenti all’Aisi e al Ros per un’operazione perfettamente riuscita.

Perché secondo lei i russi hanno scelto Roma?

I documenti al centro della trattativa non riguardavano solo il nostro Paese ma l’intero perimetro della Nato. Purtroppo c’è un’attenzione costante e bisogna alzare il livello di guardia. Solitamente individuano gli anelli deboli e fanno leva su una contribuzione economica, anche se in questo caso è modesta. Non c’è solo la Russia, tanti Paesi al di fuori della Nato hanno lo stesso obiettivo.

La reazione del governo è stata appropriata?

Ho visto più reazioni. Qualcuno, come Di Maio, l’ha messa giù dura, altri sono stati più i realisti del re, perché sanno che, purtroppo, sono cose che accadono.

Draghi sembra aver inviato un messaggio a Mosca. Il vaso sta traboccando?

Sicuramente siamo di fonte a un messaggio duro, di un governo arrabbiato, ma non credo sia interesse né intenzione di nessuno far traboccare il vaso. Anche perché in questi casi, volendo, si possono assumere decisioni più pesanti dell’espulsione dei funzionari coinvolti.

Lei ha presieduto a lungo il Copasir. Cosa dovrebbe fare il comitato?

Il Copasir deciderà autonomamente. Presumo abbia immediatamente chiesto una nota di informazione dettagliata su quanto è accaduto, sul tipo di informazioni oggetto della compravendita. Mi aspetto che convochino in audizione i direttori di Aisi, Aise e il comandante del Ros.

L’episodio è parte di una serie più ampia?

In questi casi c’è sempre un disegno, ora i nostri apparati della sicurezza devono scoprire quale. Queste informazioni vengono sottratte e pilotate per ottenere vantaggi competitivi, c’è una regia esterna.

I funzionari espulsi erano legati all’ambasciata russa a Roma. È la riprova che, come ha detto la Commissione Ue, la Russia è un rivale sistemico?

Russia, Cina, potenze del Golfo, cambia poco. Sono informazioni acquisite all’interno del perimetro Nato, che riguardano anche altri alleati europei. Chi è fuori vuole ottenere dati e coordinate strategiche sull’alleanza, per questo serve una risposta comune.

Il partito in cui ha militato per anni, la Lega, vanta e rivendica rapporti solidi con il partito di Vladimir Putin Russia Unita. Non è arrivato il momento di rivederli?

Io credo che si debbano abbandonare i vecchi schemi, ragionare con mentalità aperta. Questi episodi richiedono sì una risposta, ma non giustificano l’interruzione di un dialogo franco con la Russia. Tornare alla strategia della chiusura totale, delle sanzioni, non è auspicabile per nessuno.

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