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Sputnik e non solo. Perché il Copasir chiama Figliuolo e Speranza

Mercoledì in audizione al Copasir il commissario ai vaccini Francesco Figliuolo. Nel mirino del comitato di controllo degli 007 italiani possibili regie esterne delle manifestazioni di piazza. Ma anche una campagna propagandistica per il vaccino russo Sputnik V che non ha ragioni scientifiche. Speranza il prossimo convocato

S come Sanità, ma anche Sicurezza. Perché il Copasir, il comitato di controllo dei Servizi segreti italiani, ha convocato in audizione il generale Francesco Paolo Figliuolo mercoledì prossimo?

Dopotutto di campagna vaccinale il Parlamento si occupa giorno e sera. E il commissario ai vaccini è stato sentito questa settimana dalle Commissioni di Camera e Senato proprio per un quadro della distribuzione delle dosi. Eppure, fanno notare addetti ai lavori, i vaccini sono eccome una questione di sicurezza, e anche di intelligence.

Non è un caso se a molte delle riunioni del Mise, con Giancarlo Giorgetti e il suo consigliere Giovanni Tria, abbia presenziato il sottosegretario con delega alla Sicurezza e all’Intelligence Franco Gabrielli. Ospite mercoledì scorso della prima riunione del Copasir dopo più di due mesi di inattività dovuta a uno stallo fra Lega e Fdi per la presidenza.

Sono tre in particolare i dossier che saranno sottoposti a Palazzo San Macuto a Figliuolo, prima di porre le stesse domande, nell’audizione successiva, al ministro della Salute Roberto Speranza.

Il primo: il disagio sociale. Le proteste di piazza nelle città italiane, molte delle quali sfociate in episodi di violenza, hanno suonato un campanello d’allarme a Palazzo Chigi e convinto il premier Mario Draghi ad avallare una parziale riapertura delle attività a partire dal prossimo 26 aprile. Ma hanno anche attivato le sentinelle del mondo delle intelligence.

Non sfugge infatti che, se la frustrazione e lo sfinimento alla base delle manifestazioni sono più che legittimi, in più di un caso si sono verificate infiltrazioni da parte di movimenti politici estremisti (non solo di estrema destra) e un ruolo è stato giocato da campagne di disinformazione online. Non sono speculazioni ma avvertimenti già presenti nella Relazione annuale dei Servizi presentata a marzo.

C’è anche una regia esterna, o perfino estera, a questi movimenti? È un interrogativo cui il Copasir vorrà dare risposta. Un anno fa un report del comitato sulla disinformazione accendeva un faro sull’impatto che la disinformazione online ha avuto sulle sommosse, soprattutto al Sud, con supermercati assaltati su invito di gruppi Facebook dalla regia anonima. La sensazione è che si assista a un dejavu.

Di qui la necessità di chiedere a Figliuolo la ragione dei ritardi nelle vaccinazioni, e di un approvvigionamento non uguale fra Paesi Ue, come dimostra il confronto con la Germania.

Infine, la questione politicamente più scottante: il vaccino russo Sputnik V. Più che il vaccino, nel mirino c’è una martellante campagna pubblicitaria, e a tratti propagandistica, per promuovere un vaccino che non è stato ancora approvato dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco, né dalla sua corrispettiva italiana, l’Aifa.

Un vaccino, soprattutto, che al momento difficilmente potrà mantenere le sue promesse. In Russia la distribuzione ha toccato una ristrettissima minoranza della popolazione, perché mancano le strutture per produrlo. Tant’è che il fondo di investimento che sponsorizza il farmaco, Rdif, da mesi bussa alla porta delle aziende pharma europee con valigette e contratti pronti.

Ma in Italia gli impianti per produrre il principio attivo del vaccino, il “bulk”, si contano su due mani. Lo sa bene Giorgetti, che a Via Molise ha fatto una prima mappatura insieme ad Aifa e Farmindustria. Solo una settimana fa, il ministro ha invitato ad ampliare il golden power ad altri settori. La produzione dei vaccini rientra nel nuovo perimetro?

La domanda non è campata per aria. All’attenzione del Copasir c’è anche l’inspiegabile attivismo di alcune regioni, vedi Lazio e Campania, per accelerare lo sbarco di Sputnik in Italia, con tanto di memorandum già firmati. La collaborazione scientifica è sacrosanta, ragionano a Palazzo San Macuto, purché non sfoci in interferenza politica.

Il caso del memorandum fra lo Spallanzani di Roma e l’istituto Gamaleya è eloquente. Nel testo c’è scritto a lettere cubitali che l’obiettivo della collaborazione è “integrare prontamente lo Sputnik V nella campagna vaccinale italiana”. Una decisione che, tanto più in assenza di un via libera dall’Ema, spetterebbe alla politica, più che ai camici bianchi.



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