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Un’Italia più forte (con gli Usa) nello Spazio europeo. La linea di Tabacci

Più investimenti entro i confini nazionali (anche con il Pnrr); un tavolo a tre gambe con Francia e Germania per riequilibrare i rapporti di forza in Europa; e un rapporto più stretto con gli Stati Uniti verso la Luna. Ecco la politica spaziale di Bruno Tabacci, sottosegretario con delega per il settore

“Lo Spazio è il dominio al centro della competizione globale”. Ha esordito così Bruno Tabacci, nella sua prima audizione parlamentare (alla Commissione Attività produttive della Camera) da sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche spaziali e aerospaziali. Occasione utile per presentare le linee del governo guidato da Mario Draghi per il settore, in fermento su tanti ambiti, dal contributo alla ripartenza del Paese, fino all’esplorazione della Luna, passando per la delicata riforma della governance europea.

IL VALORE DEL SETTORE

Tabacci ha spiegato i numeri di un settore “strategico per l’Italia”, che conta circa 200 imprese e settemila addetti, e che per ogni euro investito ne genera “da tre a sette sull’intero sistema economico”. A livello globale, lo spazio valeva nel 2019 ben 360 miliardi di dollari, destinati a salire a quota mille miliardi entro il 2040. Un settore “al centro della competizione globale, sia a livello geopolitico come ambito di confronto, sia a livello economico”. In tale quadro, l’Italia si configura come “ottava potenza mondiale”, ruolo che il governo intende “preservare”, ha assicurato Tabacci.

LA GOVERNANCE NAZIONALE

La governance del settore è stata riformulata con la legge 7 del 2018, che ne ha affidato la gestione e la responsabilità al presidente del Consiglio (o al sottosegretario da lui delegato), supportato per questo da un apposito comitato interministeriale (il Comint), a sua volta affiancato da una Struttura di coordinamento, “con vari tavoli e gruppi di lavoro che hanno generato una proliferazione inutile di spazi decisionali”. Ciò “è fonte di alcune criticità, in primo luogo di uno scarso coordinamento con l’Agenzia spaziale italiana, cui compete definire e implementare, in linea con gli indirizzi governativi, la politica spaziale nazionale, nel settore della ricerca e nel settore industriale”. In più, la “moltiplicazione degli spazi decisionali” ha determinato “una meno comprensibile definizione delle politiche nazionale agli occhi dei partner europei Francia e Germania, e della Commissione europea”, ha notato Tabacci. “La legge è buona, ma ora va fatta vivere in maniera che sia rispettosa dello spirito della stessa”, cioè il “coordinamento” e la “composizione di interessi diversi”. Da qui l’impegno a lavorare “per un più efficiente sistema decisionale”, con l’obiettivo “primario” di “consolidare la competitività dell’intera filiera nazionale” e assicurare “adeguato e continuo investimento nello Spazio”.

LO SPAZIO NEL PNRR

Il tema si lega al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in cui lo Spazio può essere “elemento strategico di sviluppo economico”, con “impatti positivi e ricadute sull’intero sistema-Paese”. Per Tabacci, “il governo intende puntare sul settore spaziale quale motore della ripresa, da aggiungere agli altri capitoli-chiave del Piano”. In altre parole, “lo Spazio si candida a essere volàno di maggiore potenziale impatto per la ripresa e la crescita del Paese nel breve-medio periodo”. Da qui le proposte già presentate per essere inserite nel Pnrr, dalle telecomunicazioni all’osservazione della Terra, dalla Space Factory 4.0 all’accesso alle orbite.

GLI INDIRIZZI DEL GOVERNO

Oltre il Pnrr, Tabacci ha promesso “impegno” per lavorare all’interno del Comint affinché “la politica spaziale nazionale consenta di avere un’ulteriore valorizzazione degli investimenti”. Si passerà per questo da un aggiornamento degli Indirizzi strategici del governo, siglati a marzo 2019 dall’allora premier Giuseppe Conte, così da renderli “adeguati” all’evoluzione del contesto. Quattro le aree “prioritarie” su cui si baserà l’aggiornamento: osservazione della Terra (“fondamentale per servizi a applicazioni a servizio delle istituzioni e dei cittadini); esplorazione (per “rafforzare la proficua collaborazione con gli Stati Uniti sul programma Artemis); accesso allo Spazio (lavorando per “una ulteriore riduzione dei costi e dei servizi di lancio); ricerca, su cui sarà “indispensabile la parte della formazione, anche accademica”.

L’AGENDA 2025 DELL’ESA

Il tutto si inserisce nel contesto di riforma della governance spaziale del Vecchio continente. Nasce dall’accresciuto peso in questo settore dell’Unione europea, pronta ad assumere un ruolo maggiore e già avviata a dotarsi di una sua agenzia, l’Euspa, frutto della trasformazione dell’attuale Gsa, che ha competenza sui programmi di navigazione satellitare. La Commissione europea si è dotata anche per questo di un’apposita direzione generale (Difesa, industria e spazio), rientrante nelle competenze del commissario al Mercato unico, il francese Thierry Breton, con in mano il portafoglio del programma spaziale dell’Ue: 14,8 miliardi in sette anni. Per definire i nuovi rapporti con l’Ue, il neo direttore generale dell’Esa Josep Aschbacher ha già lanciato la sua “Agenda 2025”, mentre proseguono i negoziati tra le due organizzazioni, per lo più incentrati sul Ffpa (Financial framework partnership agreement), cioè il quadro normativo con cui le due organizzazioni dovranno co-finanziare i futuri programmi.

IL RUOLO ITALIANO

In sintesi, ha spiegato il sottosegretario, “l’Ue vuole affidare all’Esa il ruolo di esecuzione e attuazioni dei programmi, mantenendo quello di indirizzo politico e strategico”. L’Italia, ha aggiunto, “è chiamata a contribuire con autorevolezza alla definizione dei rapporti tra Esa e Ue, un punto nodale per il futuro dello Spazio per il nostro Paese in Europa”. Nelle scorse settimane, il sottosegretario ha già incontrato Aschbacher. Venerdì prossimo, un nuovo incontro è previsto presso la sede Esrin di Frascati, il centro dell’Esa per l’osservazione della Terra, la cui direzione è tra l’altro stata lasciata vuota dal passaggio dello stesso Aschbacher al vertice dell’agenzia. L’Italia punta a occupare la casella, ha confermato Tabacci, ma si dovrà comunque passare dal processo di selezione e dal voto a maggioranza qualificata tra i 22 Paesi membri.

UN TAVOLO A TRE GAMBE

“Attenzione” sarà rivolta poi al programma proposto dal commissario Breton su una costellazione per le telecomunicazioni satellitari istituzionali, che “potrebbe comportare un significativo cambiamento dell’industria spaziale europea”. C’è inoltre il delicato tema dell’accesso allo Spazio, a fronte della competizione spinta degli attori d’oltreoceano. Su questi dossier, l’obiettivo spiegato da Tabacci è “instaurare un dialogo più strutturato con la Commissione europea, e poi un rapporto trilaterale con Francia e Germania che restituisca all’Italia il suo ruolo paritario”. Si punta dunque a superare l’approccio bilaterale (su cui “spesso i francesi sono prevalenti), passando a un “tavolo a tre gambe” che ri-equilibri i rapporti di forza interni all’Europa.

VERSO LA LUNA CON GLI USA

Tra le carte più rilevanti che l’Italia potrà giocarsi c’è il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. “Ritengo la cooperazione con gli Usa un elemento-chiave della nostra politica spaziale nazionale – ha chiosato Tabacci – e intendo rafforzare questa relazione con il partner storico del nostro Paese, con cui negli anni Sessanta è iniziata la prima cooperazione spaziale”. Si guarda in particolare ad Artemis, il programma di ritorno (e permanenza) sulla Luna, al quale l’Italia ha già aderito. “La nostra industria – ha detto il sottosegretario – ha oggi la possibilità di cooperare con società statunitensi per fornire sistemi-chiave per la riuscita di questo progetto”. Domani Tabacci incontrerà su questo l’ambasciatore facente funzione degli Stati Uniti a Roma. Si guarda anche ai grandi attori privati, vista la recente vittoria di SpaceX nella gara della Nasa per realizzare il sistema che permetterà il nuovo allunaggio. Su questo, ha concluso Tabacci, “bisognerà essere realisti nella scelta degli interlocutori”.

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