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Tutti gli uomini “da” presidente. Il mosaico di Fusi

La corsa al Quirinale, le elezioni anticipate, gli schieramenti e il fattore Renzi. Quello di cui si parla oggi nelle stanze del potere. Gli incastri della politica decifrati da Carlo Fusi

Metti che Matteo Salvini coltivi l’uzzolo alla fine del semestre bianco di andare da Mario Draghi e annunciargli che lo vuole sul Colle di lì a un mese o suppergiù. Metti che Enrico Letta colga la trama in divenire e parta al contrattacco: non se ne parla, meglio che lassù resti Mattarella, dobbiamo convincerlo a fare come Giorgio Napolitano. Metti che il presidente uscente di continuare la permanenza, come ha detto centinaia di volte, non ne abbia alcuna intenzione e nei colloqui con i leader politici ripeta come un ritornello: è ora che al Quirinale ci sia una donna, per esempio la Guardasigilli Marta Cartabia… Metti che Giuseppe Conte, finalmente insediatosi in sella ai resti del MoVimento, voglia assolutamente essere della partita e avverta che la riforma della giustizia, rinviata a fine anno, è il Rubicone da passare per avere i voti grillini…

Eh sì, quella che sembra finissima fantapolitica è invece il succo dei conciliaboli che si vanno infittendo nei Palazzi della politica. Invece di dedicarsi al Recovery per come l’ha disegnato il presidente del Consiglio con l’avvertimento che se si perde questa opportunità potrebbero non essercene altre, il ricamo preferito dei partiti è attrezzarsi al meglio per il passaggio più importante della legislatura. Anzi diciamo così: il vero Recovery delle forze politiche, quello che sul serio deve disegnare l’Italia che verrà, sta nella scelta del successore di Sergio Mattarella. È lì il discrimine del futuro del Paese. Perché il mandato presidenziale dura sette anni e chissà nel 2030 cosa lo Stivale sarà diventato e come sarà diventata l’Europa.

Partiti e leader sfogliano la margherita anche perché non è che daranno il loro appoggio gratis. Per esempio il capo della Lega è certo pronto a spendersi per SuperMario, a patto però che appena eletto il nuovo capo dello Stato sciolga le Camere e porti gli italiani al voto. Esattamente il contrario di quel che vogliono Pd e M5S, che infatti preferiscono che l’ex presidente Bce resti dov’è. Pur se l’implementazione delle riforme minaccia di diventare un percorso sempre più scivoloso. È uno scenario che funziona da calamita per l’altro interrogativo che segue la scelta dell’uomo o donna giusta: cioè quale maggioranza eleggerà il Presidente e se le larghe intese reggeranno alla stress test di gennaio ed eventualmente cosa potrebbe sostituirle.

Interrogativi senza risposta. Allo stato è complicato immaginare che possa materializzarsi per l’elezione del Presidente della Repubblica una maggioranza diversa da quella che c’è adesso. La destra sa che può solo giocare di sponda; la sinistra sogna di restringere il perimetro all’alleanza che reggeva il Conte 2 ma senza quelli di Salvini i voti necessari per vincere la partita assumono i contorni di una chimera.

E poi c’è un altro elemento da considerare. Nel perimetro dei Grandi Elettori il risiko della tattica è l’asso nella manica. E come si è visto in questi mesi, nessuno è più bravo (e più disinvolto) in quest’arte di Matteo Renzi. Fu lui a giocare per Mattarella e uscirne vincitore. Magari quella che si avvicina può essere per lui l’ultima battaglia politica visti i tanti sussurri che lo danno per altre vite diverse dalla politica. Certamente cercherà di giocarsela alla grande pure in questa occasione. E perciò va tenuto conto che il sensibilissimo sismografo politico registra scosse sempre più nette di avvicinamento tra Renzi e Salvini. I due marciano d’accordo nel sostegno a Draghi, anche se ognuno con modalità proprie. Il binomio dei due Matteo potrebbe diventare l’asse sul quale si gioca la partita del Quirinale. E spianare la strada a SuperMario.

Non è facile, non è semplice. Però sarebbe sbagliato sottovalutare le convergenze tra Lega e Italia Viva. Compreso un ultimo indizio o sospetto. Se la legge elettorale resta com’è, chi più tra Salvini e Letta potrebbe garantire un pugno di seggi ai renziani? C’entrano qualcosa i sondaggi che danno vincente lo schieramento di centrodestra? Matteo 1 e Matteo 2 in questa fase marciano all’unisono. Il futuro è in grembo di Giove ma in politica è risaputo che le alleanze che funzionano meglio sono quelle dettate dalla reciproca convenienza.

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