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Vega in rampa di lancio. Ecco le prospettive per il vettore made in Italy

Tutto pronto per il ritorno al volo del lanciatore italiano Vega. Dopo il fallimento dello scorso novembre, è il primo lancio dell’anno per il vettore realizzato da Avio. A bordo ci sono sei payload, di cui quattro cubesat. Verrà utilizzato il sistema Ssms che, a settembre 2020, segnò il record europeo di satelliti portati in orbita (ben 53) con un unico lancio

È il giorno di Vega, il piccolo lanciatore made in Italy, pronto sulla rampa di lancio dello spazioporto di Kourou, in Guyana francese. Meteo e controlli finali permettendo, il lancio è previsto alle 22:50 locali, quando in Italia saranno le prime ore della mattina di domani. Il vettore realizzato da Avio a Colleferro torna al volo dopo il fallimento dello scorso novembre, quando un’inversione dei comandi elettromeccanici segnò la fine prematura della missione e la perdita dei due payload, un satellite francese e uno spagnolo. Due mesi prima, a settembre, Vega aveva invece segnato il record europeo riuscendo a portare in orbita ben 53 satelliti con un colpo solo grazie al nuovo dispenser Ssms.

LA MISSIONE

La nuova missione avrà a bordo sei satelliti e dovrebbe durare nel complesso un’ora e 42 minuti. Lo spazio maggiore (con una massa al lancio di 920 chilogrammi) sarà occupato da Pléiades Neo 3, il primo satellite dell’omonima costellazione finanziata e realizzata da Airbus per l’osservazione della Terra con precisione di 30 centimetri. Avrà cinque compagni di viaggio più piccoli: il microsatellite norvegese d’osservazione Norsat-3, e quattro cubesat per tre operatori, EutelSat, NanoAvionics e Spire. Verrà nuovamente utilizzato il dispenser Ssms con tre “deployers” integrati sul modulo Hexa. Il sistema ha l’obiettivo di intercettare i bisogni del mercato in un settore sempre più competitivo, puntando al segmento in maggiore espansione: quello dei satelliti di piccole dimensioni.

I PICCOLI SATELLITI

Lo scorso settembre, per lo Small spacecraft mission service (o, per l’appunto, Ssms), il debutto fu particolarmente travagliato. Inizialmente previsto a marzo 2020, fu rinviato di tre mesi a causa del Covid-19; seguirono i tre stop di giugno per i forti venti in quota e l’attesa di diverse settimane per ricaricare le batterie. Poi, un ultimo posticipo di un paio di giorni fino al lancio del 3 settembre, particolarmente atteso anche considerando che la missione precedente, circa un anno prima, aveva segnato l’unico fallimento di Vega dopo un trend positivo di quindici lanci.

IL FUTURO DI VEGA C

L’attenzione ora si sposta sul futuro lanciatore Vega C, che insieme ad Ariane 6 andrà a costituire la nuova generazione di vettori europei, chiamata al difficile compito di competere con i campioni americani (SpaceX in testa) e l’ascesa cinese. La strada è comunque segnata. Lo scorso mese, durante la vista del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire al Mise di Giancarlo Giorgetti, l’ad di Avio Giulio Ranzo ha siglato con il collega Stephane Israel di Arianespace (la società francese che commercializza i vettori spaziali europei) un contratto per la fornitura di dieci Vega C, con opzione per altri quattro. Saranno forniti nel periodo 2023-2024 e usati per lanci “istituzionali”, per il programma Ue Copernicus di osservazione della Terra, e per altre esigenze dell’Esa e dell’Asi.

E IL DEBUTTO?

Si attende il debutto dei nuovi vettori. Secondo la tabella di marcia fornita a novembre dall’Esa (che ha confermato e rilanciato i programmi con la ministeriale del 2019 a Siviglia) per Vega C è in programma a giugno, mentre Ariane 6 bisognerà aspettare il secondo trimestre 2022. In ogni caso, entrambi saranno spinti in orbita dal motore P120C a combustibile solido, co-sviluppato da ArianeGroup e Avio tramite la joint-venture Europropulsion e finanziato dall’Esa. Nel frattempo, il suddetto incontro al Mise ha segnato l’avvio di un tavolo con la Francia per il futuro dei lanciatori europei, in cui coinvolgere anche la Germania. È il “tavolo a tre gambe” spiegato dal sottosegretario Bruno Tabacci, utile all’Italia per riequilibrare i rapporti di forze in sede europea.

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