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Come scongiurare l’incubo delle “tre Libie”. Ecco il modello Irini

I suggerimenti da “La politica europea di sicurezza comune e di difesa in Libia”, il webinar organizzato dall’operazione Eunavfor Med – Irini in collaborazione con la Sioi, primo passo della serie di incontri di Shade Med. Presenti il presidente della Sioi, Franco Frattini, il comandante di Irini, Fabio Agostini, il vice capo delegazione Ue in Libia, Nadim Karkutli e il capo missione di Eubam, Natalina Cea

“Whatever it takes, l’Europa deve salvare la Libia”. Si è concluso così, ieri, il webinar organizzato dall’operazione europea Irini, al comando dell’ammiraglio Fabio Agostini (qui è possibile rivedere la diretta), in collaborazione con la Sioi, primo passo di “Shade Med”, un percorso di eventi che condurrà fino alla conferenza in autunno, per affrontare in maniera aperta ed efficace il dibattito sulla sicurezza del Mediterraneo. Sono intervenuti il presidente della Sioi, Franco Frattini, il comandante Agostini, il vice capo delegazione dell’Unione europea il Libia con delega agli affari politici, stampa e informazione, Nadim Karkutli, e il capo missione della European Union border assistance mission in Libya (Eubam), Natalina Cea.

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

“L’eventuale partizione della Libia in due o tre entità, dopo le prossime elezioni di dicembre, sarebbe un incubo”, ha espresso con chiarezza Frattini nel corso del suo intervento, sottolineando l’importanza del continuo supporto internazionale al processo di pacificazione interno al Paese rivierasco. La natura di questo supporto deve essere necessariamente politica, altrimenti “tutti i nostri sforzi sarebbero ininfluenti”. Per questo, ha continuato il presidente della Sioi, è indispensabile la continua cooperazione tra la missione europea in Libia Eubam, la missione delle Nazioni Unite Unsmil e l’operazione Irini, secondo un approccio omnicomprensivo che abbracci l’intera regione. Proprio in vista di questo approccio regionale è, secondo Frattini, necessario coinvolgere tutti gli attori interessati alla stabilità della regione, Russia e Turchia incluse, senza le quali ogni sforzo sarebbe parziale e inefficace.

L’APPROCCIO OLISTICO DI IRINI

La situazione sul campo, infatti, è ancora tutt’altro che risolta, come ha illustrato l’ammiraglio Agostini: “la mancanza dello Stato in ogni sua diramazione comporta un proliferare delle attività illecite in Libia, comportando la necessità di mantenere la presenza dei controlli”. Inoltre, il quadro geopolitico libico è ulteriormente complicato dalla presenza di diversi attori intenti a perseguire ciascuno il proprio tornaconto, come la Cina e le stesse Russia e Turchia. In questo contesto così sfaccettato, la missione Irini ha dimostrato, fin dalla sua attivazione nel marzo dell’anno scorso, la sua efficacia nel combattere le attività illegali che passano per la Libia, grazie al suo approccio olistico alle varie criticità che affliggono quella porzione di Mediterraneo. “Irini non è la soluzione – ha commentato Agostini – ma è lo strumento per creare le condizioni per arrivare a una soluzione”. La lotta ai traffici illeciti, dal traffico illecito di petrolio a quelle delle armi a quello, purtroppo, di esseri umani, non è una mera operazione di securizzazione. Come illustrato dal comandante di Irini: “le attività di contrabbando creano una condizione di squilibrio nei redditi libici”, peggiorando ulteriormente le condizioni economico-sociali del Paese.

IL COINVOLGIMENTO DELLA SOCIETÀ CIVILE

Condizione necessaria e indispensabile per il miglioramento della situazione in Libia è, secondo Natalina Cea: “la partecipazione dei libici e la loro titolarità in tutti i programmi e processi verso la stabilizzazione”. Proprio in un momento nel quale è forte nel Paese il desiderio di sostegno internazionale, per arrivare ad una normalizzazione della situazione interna, il coinvolgimento della società civile e della popolazione diventa un aspetto fondamentale. Questo coinvolgimento, inoltre, servirà anche come collante tra le tre aree del Paese, Tripolitania, Cirenaica e Fezzan, la cui deriva e frammentazione porterebbe a quello scenario “da incubo” profilato da Frattini. Per questo l’avvento del governo di unità nazionale guidato da Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh è, per Nadim Karkutli, un fattore cruciale verso la soluzione della crisi libica: “nel nuovo governo sono presenti rappresentanti provenienti da tutte e tre le regioni della Libia, il che migliora l’efficacia dei colloqui anche a livello governativo”. Nonostante questo positivo passo, le difficoltà permangono, soprattutto perché, sempre secondo il vice capo delegazione dell’Unione europea il Libia: “il Paese non ha mai avuto delle forti istituzioni della società civile, e le tre aree storiche non hanno mai collaborato tra di loro durante il periodo di Muʿammar Gheddafi. Ora queste istituzioni vanno costruite”.

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