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Lo Yemen si infiamma di nuovo, i ribelli avanzano tra decine di morti

Ancora decine di morti in Yemen. Gli Houthi non fermano l’offensiva su Marib. Le forze governative rischiano di capitolare. L’appello al cessate il fuoco di Washington

Almeno 65 persone sono morte negli ultimi due giorni a Marib, area nell’Est dello Yemen in cui le forze governative resistono da settimane all’attacco dei ribelli Houthi. La provincia è molto importante per le sorti di una guerra che si combatte da sei anni, che vede impegnati sul lato del governo regolare (rovesciato dagli Houthi nel 2015) una coalizione guidata dai sauditi, e che è uno dei terreni di scontro per procura con l’Iran (che finanzia e assiste militarmente i ribelli yemeniti).

Gli houthi controllano ormai il fronte di Kassara, nel nordovest della provincia, e si trovano a soli sei km dal capoluogo, nonostante le forze governative stiano usando anche l’aviazione saudita. Questo secondo AFP, ma io portavoce del governo ha smentito.

La caduta di Marib sarebbe un colpo durissimo per il governo di Sanaa e i suoi alleati di Riad. Proprio Riad aveva proposto a marzo un cessate il fuoco, accolto con freddezza dagli houthi, che come precondizione chiedono la fine dell’embargo aereo e marittimo imposto dai sauditi.

Il conflitto è devastante. I sauditi hanno spesso usato poca discriminazione nei bersagli (e colpito civili); gli Houthi applicano nelle aree occupate politiche settarie e violente (e per conquistarle a loro volta non risparmiano i civili).

Sabato, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ribadito la necessità che i combattimenti si fermino. Un portavoce della diplomazia americana ha detto: “L’attacco degli Houthi a Marib deve finire […] Ci sono conseguenze disastrose per l’escalation degli Houthi a Marib, con un milione di persone che fanno pressione sul sostegno umanitario già sovraccarico”.

L’inviato degli Stati Uniti in Yemen, Timothy Lenderking, ha discusso dell’incremento degli Houthi a Marib e dei suoi impatti umanitari con il Coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, racconta il sito Expartibus, che dall’Italia segue costantemente le evoluzioni dello Yemen.

Il Ministro degli Esteri yemenita, Ahmed bin Mubarak (che è stato recentemente ospite in esclusiva su Formiche.net), ha avuto venerdì 23 aprile una telefonata con l’Ambasciatore statunitense in Yemen, Christopher Henzel, in cui ha spiegato gli ultimi sviluppi della situazione. Bin Mubarak ha affermato che il continuo incremento militare “dell’esercito golpista” Houthi a Marib invia un chiaro segnale che il gruppo non è interessato a realizzare seriamente alcun progresso nel processo di pace.

A sua volta, l’ambasciatore statunitense ha sottolineato la minaccia agli attuali sforzi di pace, ribadendo l’impegno degli Stati Uniti a continuare a sostenere il processo di pace e porre fine alla guerra in Yemen. Washington, che assiste il training militare delle Forze armate yemenite anche in funzione anti-terrorismo (la guerra civile ha infatti favorito al Qaeda e Is), ha da pochi mesi interrotto il sostegno di intelligence ai sauditi. Decisione presa nell’ambito di una revisione della cooperazione militare tra i due paesi e come conseguenza delle tante vittime civili prodotte da Riad.



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