Skip to main content

La guerra, gli Houthi e il caso Safer. Intervista al ministro degli esteri dello Yemen

Il ministro degli Esteri bin Mubarak fotografa con Formiche.net la situazione in Yemen, e manda un appello alla Comunità internazionale, all’Ue e anche all’Italia per assistere il Paese nel complicato processo di dialogo per fermare l’aggressione dei ribelli Houthi. Sanaa chiede aiuto all’Italia per il caso della nave Safer, che rischia di diventare una bomba inquinante

Un Paese da sei anni in guerra, scontri in cui si sovrappongono istanze locali dei ribelli separatisti Houthi agli interessi stranieri (lo scontro tra la Repubblica islamica sciita di Iran e monarchie sunnite del Golfo), una condizione umanitaria di cui l’Onu ha più volte sottolineato la drammaticità: lo Yemen è in una fase buia, di cui Formiche.net parla in esclusiva con il ministro degli Esteri Ahmad Awad bin Mubarak.

Cosa chiede alla comunità internazionale?

Per aiutare a risolvere la crisi yemenita la Comunità internazionale deve esercitare la massima pressione sulla milizia Houthi affinché smetta di usare la violenza a scopo politico e si sieda al tavolo dei negoziati. Per arrivare a questo è necessaria una reale pressione sul regime iraniano per fermare il suo sostegno alle milizie Houthi e attenersi alla risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che vieta di fornire armi ai ribelli.

Come può partecipare l’Unione europea ai negoziati?

Per quanto riguarda l’Unione europea, la invitiamo a stabilire un vero partenariato con il governo yemenita e a sostenerlo con tutti i mezzi possibili per raggiungere una pace globale e duratura nello Yemen.

C’è un ruolo anche per l’Italia…

Vorrei inoltre richiamare l’attenzione del governo italiano su una questione importante tra le tante questioni del dossier yemenita, ovvero quella della petroliera “Safer”, che rappresenta una grande minaccia ambientale non solo per il Mar Rosso, che condivide un unico ambiente marino con il Mediterraneo, ma anche con i mari vicini. Questa nave contiene più di un milione di barili di petrolio greggio ed ha un serbatoio fatiscente. La perdita o l’esplosione della petroliera potrebbe verificarsi in qualsiasi momento e la milizia Houthi si rifiuta di consentire ad un team tecnico delle Nazioni Unite di accedere all’area dove si trova il tanker  per valutare le sue condizioni ed effettuare le prime riparazioni, secondo quanto richiesto dal Consiglio di Sicurezza nella sua sessione speciale del 15 luglio 2020.

Speriamo di vedere un maggiore coinvolgimento del governo italiano in questo dossier e un’azione a livello di Unione europea per fare pressione sulle milizie Houthi affinché affrontino questo problema e disinneschino una catastrofe umanitaria, ambientale ed economica per lo Yemen, la regione e i Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo.

L’Arabia Saudita ha lanciato un’iniziativa di dialogo con gli Houthi: come sta andando?

Il governo yemenita ha accolto con favore l’iniziativa saudita in quattro punti per la sua determinazione a porre fine al colpo di stato e alla guerra e ad alleviare la crisi umanitaria di cui soffre il popolo yemenita. Abbiamo accolto positivamente gli sforzi compiuti dall’inviato speciale del Segretario generale dell’Onu, Martin Griffiths, e dell’inviato speciale degli Stati Uniti, Tim Lenderking. D’altra parte, ci sono risposte contraddittorie da parte dei leader della milizia Houthi che rifiutano l’iniziativa saudita e continuano a intensificare l’escalation militare nel governatorato di Marib, bombardando campi profughi e quartieri residenziali con missili e droni iraniani. Continuano a prendere di mira obiettivi civili nel Regno dell’Arabia Saudita, il che conferma che queste milizie non decidono da sole ma sono uno strumento iraniano per attuare il progetto di espansione dell’Iran nello Yemen e nella regione.

Come valuta questi bombardamenti Houthi su Marib, Taiz e altre aree, nonché quegli attacchi alle aree saudite con droni e missili delle ultime settimane?

La dottrina della violenza, della guerra e dell’aggressione è profondamente radicata nel movimento Houthi. La guerra degli Houthi contro lo Yemen va avanti da 17 anni e si prevede che questo movimento vada avanti solo con violenza e aggressione, prendendo di mira i quartieri residenziali, campi profughi e obiettivi civili. Inoltre c’è il problema che gli Houthi stanno già preparano un futuro ciclo di violenze cambiando i programmi educativi delle scuole, diffondendo idee violente e allevando i bambini a odiare gli altri, mentre la milizia Houthi organizza campi estivi per i bambini per inculcare le sue idee totalitarie e razziste e diffondere l’incitamento all’odio. Questo è un movimento pericoloso non solo per lo Yemen e la regione. Le sue idee totalitarie e razziste rappresentano una minaccia per la sicurezza e la pace nel mondo.

Ministro, lei ha presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un rapporto in cui accusava gli Houthi di collaborare con lo Stato islamico (Isis) e Al-Qaeda. Quale è stata la risposta?

La relazione che abbiamo scoperto tra gli Houthi e le altre organizzazioni terroristiche in Yemen è un’estensione della stessa relazione tra il regime iraniano e quelle organizzazioni a livello regionale. Il rapporto presentato all’Onu è il primo di questo tipo che il governo yemenita ha consegnato al Consiglio di sicurezza. Non ci sarà necessariamente una risposta diretta al rapporto poiché il Consiglio di sicurezza rappresenta le volontà dei suoi paesi costituenti. Ma ciò che conta ora è continuare a rivelare i contenuti di quel rapporto e il suo pericolo per lo Yemen, la regione, la pace e la sicurezza internazionale e la natura del gruppo Houthi che sta usando le altre formazioni terroriste per raggiungere i suoi obiettivi politici, e speriamo che la società si renderà conto del pericolo di questo gruppo.

Su cosa si basa questa cooperazione tra gli Houthi e le altre organizzazioni terroristiche?

Esiste un rapporto di cooperazione e collusione tra gli Houthi e le altre organizzazioni terroristiche, poiché tutte loro considerano il governo yemenita un nemico comune. Non appena le milizie Houthi hanno preso il controllo delle istituzioni statali, compresi i servizi di intelligence (Sicurezza politica e Sicurezza nazionale), hanno sequestrano tutte le informazioni delle due agenzie e manipolato tali informazioni per costruire uno stretto rapporto con questi altri gruppi armati come al-Qaeda e Isis. La cooperazione tra le milizie e queste organizzazioni terroristiche includeva la sicurezza e la cooperazione di intelligence. Sono stati usati elementi di queste organizzazioni per svolgere operazioni terroristiche nelle aree governative. È stato fornito un rifugio sicuro a molti membri di queste organizzazioni terroristiche. Gli Houthi hanno coordinato le operazioni di combattimento contro le forze del governo legittimo e conferito potere a questi gruppi con la costruzione e il rafforzamento delle sue roccaforti e il rilascio di documenti falsi ai loro membri.

Il governo ha accusato le Nazioni Unite di inattività e ci sono personalità che lo hanno anche accusato di sostenere gli Houthi, come valuta queste accuse?

Noi del governo yemenita apprezziamo il ruolo che le Nazioni Unite svolgono nello Yemen, soprattutto in campo umanitario, ma certamente questo ruolo è stato accompagnato da molte carenze e problemi reali, e la questione è principalmente legata alla presenza della sede principale di le Nazioni Unite a Sana’a, città che è sotto il controllo delle milizie Houthi. Le milizie filo iraniane hanno preso gli uffici e impiegati come ostaggi, imponendo loro le loro politiche. Chi rifiuta le sue direttive viene espulso. Hanno anche imposto alle organizzazioni umanitarie di fornire fondi e somme di denaro al cosiddetto “Consiglio supremo per la gestione e il coordinamento degli affari umanitari”. Ci sono quindi importanti aspetti di corruzione su cui stanno indagando diverse testate giornalistiche. Abbiamo un vivido esempio in quanto accaduto alla missione UNMHA a Hodeidah, dove la milizia Houthi ha interrotto il suo lavoro tenendo in ostaggio la missione che è impossibilitata di muoversi o svolgere alcun compito.

D’altra parte, queste organizzazioni non hanno svolto il loro vero ruolo nel governatorato di Marib, che ospita oltre 2 milioni di sfollati fuggiti dalla brutalità e dalla violenza delle milizie, poiché il ruolo delle organizzazioni nel governatorato è ancora molto modesto nonostante le grandi e urgenti necessità, a causa delle milizie di Sana’a che controllano gli aiuti concessi al governatorato di Marib. Queste organizzazioni, inoltre, non hanno condannato i ripetuti attacchi delle milizie ai campi profughi di Marib, e la questione è anche legata alla presenza degli uffici stampa delle organizzazioni umanitarie a Sana’a, gestiti da dipendenti locali imposti dagli Houthi.

Abbiamo ripetutamente chiesto la fine della centralizzazione e l’istituzione di centri umanitari indipendenti da Sana’a, a Marib, e in altri governatorati lontani dal controllo della milizia Houthi. Abbiamo anche invitato le organizzazioni a trasferire i loro quartier generali nelle aree governative per servire tutti gli yemeniti senza l’influenza e il controllo della milizia Houthi.

Qual è dunque la situazione sul campo del conflitto in corso?

Negli ultimi due anni le forze governative non hanno attaccato alcun punto militare Houthi nella speranza di raggiungere la pace. La posizione dell’Esercito Nazionale è difensiva e si limita a respingere gli attacchi dei ribelli Houthi. Questi ultimi invece sono ancora impegnati nella loro aggressione al Governatorato di Marib, ma è un attacco futile che non si traduce in risultati concreti per la completa incapacità di ottenere progressi sul campo. Per questo si ricorre nel prendere di mira i civili e i campi profughi con missili balistici. Questo perché la posizione della milizia è ancora ostinata ad ostacolare gli sforzi di pace.



×

Iscriviti alla newsletter