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Sei un militare? Sei su LinkedIn? Pechino cerca te

Denaro in cambio di documenti top secret. Non solo il caso “russo” Biot in Italia. Spie cinesi beccate a cercare informazioni riservate in Irlanda su LinkedIn. E non è la prima volta che sul social per chi cerca lavoro…

Denaro in cambio di informazioni riservate. È il caso di Walter Biot, l’ufficiale della Marina militare italiana, arrestato a fine marzo mentre in un parcheggio della periferia romana passava dossier top secret a un funzionario russo per 5.000 euro. Ma è anche ciò che tentavano di fare alcune spie cinesi in Irlanda.

Il Times ha rivelato che Michael Murphy, ex vicedirettore dell’intelligence militare irlandese, e Declan Power, ex soldato che oggi fa il consulente e tra i clienti ha anche l’Unione europea, negli ultimi tre anni sono stati contattati da alcuni cittadini cinesi. Murphy ha raccontato che lui e il suo socio sono stati agganciati online per un privato che lavorava per “una ricca famiglia cinese che chiede discrezione” per indagare sulle attività di un’organizzazione non governativa che fa campagna contro la Cina e “nei fatti sostiene il terrorismo”. Sul piatto 100.000 euro. Murphy ha spiegato al quotidiano che è forte il sospetto, frutto anche della loro esperienza, “che si trattava di un approccio da un servizio di intelligence. Era un modo per sondare il terreno”.

A Power, invece, è stato offerto via LinkedIn un pagamento non rintracciabile in bitcoin in cambio di informazioni riservate sulle strategie dell’Unione europea per il contrasto al terrorismo.

Banca centrale e pubblica amministrazione sono ormai nel mirino di Cina e Russia, spiega il Times, sottolineando il fatto che l’interesse per l’Irlanda sia recentemente aumentato perché un gran numero di società americane e multinazionali ha scelto Dublino o altre città del Paese come quartier generale per motivi fiscali e per via del suo ruolo nell’Unione europea.

Rodney Faraon, un ex analista della Cia che ora lavora per la società di consulenza statunitense Martin + Crumpton Group, ha dichiarato al Times che i servizi di intelligence cinesi hanno iniziato a utilizzare LinkedIn e altri social media per avviare contatti negli ultimi anni. “È facile individuare il personale militare e dell’intelligence in attività e in pensione su LinkedIn perché gli utenti segnalano da sé così tante informazioni per rendere i loro profili più interessanti per il networking e cercare lavoro”, ha detto Faraon. “Nel 2017 un ufficiale dell’intelligence cinese ha contattato l’ex ufficiale della Cia e della Defense Intelligence Agency, Kevin Patrick Mallory, su LinkedIn e ha iniziato una relazione che alla fine ha portato alla condanna di Mallory per spionaggio”.

Non solo agenti, però. Anche giornalisti. È il caso di Bethany Allen-Ebrahimian, giornalista di Axios, che ha raccontato di essere stata contattata su LinkedIn da un membro di un think tank governativo cinese che gli ha offerto soldi in cambio dei nomi delle sue fonti.

A giudicare dal tweet dell’ambasciata a Dublino, il governo di Pechino non ha gradito l’articolo del Times.

A infastidire la diplomazia cinese potrebbe essere sia il contenuto dell’articolo sia la testata che l’ha pubblicato. È lo stesso giornale che qualche settimana aveva rivelato che durante il Queen’s Speech, la cerimonia di apertura del Parlamento britannico, del prossimo 11 maggio il primo ministro Boris Johnson annuncerà un disegno di legge per proteggere il Regno Unito dalle spie di Paesi ostili. Sarà un aggiornamento dell’Official Secrets Act, che anche secondo Ken McCallum, il capo dell’MI5, ha “lacune”.

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