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Effetto Biden. L’Ue congela l’accordo commerciale con la Cina

Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, annuncia la sospensione degli sforzi per la ratifica dell’accordo sugli investimenti raggiunto con la Cina soltanto a dicembre. Fondamentale la spinta degli Usa, cosa succederà ora?

L’accordo sugli investimenti con la Cina? “In questo momento, in un certo senso, abbiamo sospeso le attività di sensibilizzazione politica da parte della Commissione europea”. Il clima “non è favorevole alla ratifica”. Parola del vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che ha le deleghe al commercio, intervistato dall’Afp alla vigilia della presentazione di un nuovo regolamento per sui sussidi e gli investimenti esteri.

Nei giorni scorsi Dombrovskis, che oggi ha citato anche le recenti sanzioni cinesi, aveva spiegato a Politico che la proposta della Commissione europea è pensata “per controllare ed escludere società straniere indebitamente sovvenzionate dagli appalti pubblici nell’Unione europea, per esempio”. E aveva aggiunto: “L’Unione europea si è impegnata a rafforzare la nostra toolbox per proteggerci quando i nostri partner globali non rispettano le regole”.

Un messaggio chiaro alla Cina, commentavamo su Formiche.net sottolineando anche che questo faceva il paio con un precedente annuncio del vicepresidente, quello di una nuova politica commerciale che prevede un forte impegno contro il lavoro forzato.

Ora, delle due, una. O è bastato l’avvento di Joe Biden alla Casa Bianca e la ritrovata sintonia transatlantica per convincere la Commissione europea a congelare l’accordo che soltanto a dicembre (quando ancora c’era Donald Trump), dopo 7 anni di negoziati, veniva sbandierato con grande soddisfazione di Bruxelles ma anche Berlino e Parigi. O l’esecutivo ha preso atto che quella è una fase poco favorevole alla ratifica e sta correndo ai ripari. Le voci contrarie al Parlamento europeo sono molte di più di quelle a favore e così la Commissione potrebbe star cercando di mettere qualche toppa per provare a convincere gli scettici, i cui dubbi iniziano dalle formulazioni vaghe (“sforzi continuati e sostenuti, di propria iniziativa”) circa l’impegno della Cina a rendere illegale il lavoro forzato e continuano con i paletti posti da Pechino sugli investimenti europei che poco sanno di reciprocità.

Una cosa, però, appare chiara ormai: la corsa alla successione di Angela Merkel, grande sostenitrice dell’accordo che con le elezioni tedesche di settembre metterà fine ai suoi 16 anni al potere, è aperta. E non soltanto in Germania.



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