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Afghanistan, il ritiro di Usa e Nato e le prospettive future

Il 2021 segna il ventesimo anniversario dello scoppio della guerra in Afghanistan. Quali sono i piani di Nato e Stati Uniti e come cambierà in futuro la situazione nel Paese una volta che il ritiro delle truppe americane e della Nato diventerà definitivo? L’analisi di Giancarlo Elia Valori

Il 14 aprile scorso, gli Stati Uniti d’America hanno annunciato che avrebbero ritirato tutte le proprie truppe di stanza in Afghanistan dal 1° maggio all’11 settembre di quest’anno. Lo stesso giorno, la Nato ha anche affermato che si sarebbe coordinata con le forze armate della Casa Bianca per avviare il ritiro.

Il 2021 segna il ventesimo anniversario dello scoppio della guerra in Afghanistan, un conflitto che in realtà continua dal 24 dicembre 1979, data dell’invasione sovietica di quel disgraziato Paese.

Quali sono i piani di Nato e Stati Uniti? Come cambierà in futuro la situazione in Afghanistan? Per quanto riguarda l’annuncio da parte degli Stati Uniti della scadenza per il ritiro delle truppe, il presidente afghano Ashraf Ghani ha affermato che il governo afgano rispetta la decisione del governo degli Stati Uniti di ritirare le proprie truppe entro la data convenuta.

Secondo l’Associated Press, prima del 1° maggio c’erano 2.500 soldati statunitensi in Afghanistan, molto al di sotto del picco di oltre 110.000 nel 2011.

Secondo il sito web del Financial Times e di Deutsche Welle, attualmente circa diecimila militari dei 36 Stati membri della Nato e altri alleati statunitensi sono di stanza in Afghanistan, compresi ben 895 soldati italiani, oltre a 1.300 tedeschi, 750 britannici, 619 romeni, 600 turchi, ecc.

La precedente amministrazione del presidente Trump ha firmato un accordo di pace con i talebani in Afghanistan nel febbraio 2020, ponendo il 1° maggio 2021 come termine ultimo per l’inizio del ritiro della Nato da quel Paese. The Washington Post ha dichiarato che dopo che l’attuale governo degli Stati Uniti ha rilasciato la dichiarazione sul ritiro, i talebani hanno immediatamente affermato che se gli Stati Uniti violano l’accordo di pace e non ritirano le loro truppe in Afghanistan, la situazione peggiorerà e una delle parti dell’accordo si assumerà la responsabilità.

Quest’anno è il ventesimo da quando gli Stati Uniti hanno iniziato la guerra in Afghanistan dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. La guerra in Afghanistan è la più lunga guerra d’oltremare degli Stati Uniti, e ha ucciso più di 2.300 soldati statunitensi e ferito circa ventimila persone, per un costo di oltre mille miliardi di dollari.
Sebbene gli Stati Uniti e i loro alleati abbiano attaccato i talebani e al-Qaeda, la situazione in Afghanistan è stata turbolenta per molto tempo, con oltre centomila vittime civili afghane nei combattimenti.

Secondo The New York Times, i membri del Congresso degli Stati Uniti di entrambe le parti hanno opinioni divergenti sulle conseguenze del ritiro. Per il giornale, i repubblicani e alcuni democratici ritengono che il ritiro delle truppe incoraggerà l’insurrezione talebana, altre opinioni ritengono invece che sia necessario porre fine a questa guerra indefinita.

Ma quali considerazioni sono da fare sul ritiro degli Stati Uniti e della Nato dall’Afghanistan?

È noto che lo scopo degli Stati Uniti nel portare la guerra in Afghanistan era una pesantissima misura di ritorsione contro al-Qaeda che aveva organizzato gli attacchi terroristici dell’11 settembre, e contro il regime talebano che proteggeva il vertice di quel terrorismo. Sebbene al-Qaeda non sia stata distrutta, è difficile che crei problemi simili. Gli Stati Uniti hanno raggiunto i loro obiettivi strategici e non sono più coinvolti in strategia e tattica dell’Asia Anteriore.

Gli interessi della Nato (presa come singoli Paesi) in Afghanistan sono minori di quelli degli Stati Uniti. In quanto alleanza militare con gli Stati Uniti, la realizzazione degli obiettivi strategici di Washington significa che anche i pari obiettivi strategici della Nato sono stati raggiunti. Per cui piuttosto che continuare a correre il rischio di affrontare i talebani ed al-Qaeda dopo le ritirate militari statunitensi, la Nato è più disposta a rimuovere il “bagaglio politico” al più presto possibile.

Nell’annunciare il termini del ritiro, la Casa Bianca ha dichiarato che la minaccia di organizzazioni estremiste come la somala al-Shabaab e l’Isis si sta diffondendo a livello globale, per cui diventa privo di significato la concentrazione di forze in Afghanistan, con una costante espansione del suo ciclo militare. Però, allo stesso tempo, la Casa Bianca ha affermato che dopo il ritiro, i meccanismi diplomatici e antiterrorismo saranno riorganizzati in Afghanistan per far fronte alle sfide alla sicurezza. Per cui dal punto di vista degli Stati Uniti, attualmente esiste una minaccia terroristica maggiore di al-Qaeda e dei talebani.

La prospettiva di far avanzare la strategia regionale indo-pacifica in funzione anti-cinese significa anche che per gli Stati Uniti sarebbe controproducente restare ancora in Afghanistan. Anche dopo il ritiro delle truppe, ci sarà una situazione di insicurezza in Afghanistan. Però, stando così le cose, gli Stati Uniti troveranno ancora modi e maniere per sostenere il regime afgano e le forze armate del governo di Kabul.

The Washington Post ha riportato pure le dichiarazioni di un funzionario del Pentagono che sottolineava che l’Afghanistan è un Paese senza sbocco sul mare: di conseguenza una volta che le forze di Stati Uniti e Nato si ritireranno, una delle maggiori sfide sarà come monitorare e combattere efficacemente le organizzazioni estremiste e resistere alle minacce alla sicurezza di Washington: e a quella distanza sarà ancora più difficile senza approdi marittimi.
Secondo la Reuters, la Cia prevede che la possibilità di un ulteriore accordo di pace tra Stati Uniti e Afghanistan è bassa e ha avvertito che nel momento in cui gli Stati Uniti e i loro alleati si ritirano, sarà difficile fermare i talebani.
Le forze governative afgane attualmente controllano Kabul e altre grandi città, ma i talebani sono presenti in più della metà del territorio del Paese e delle aree rurali. In futuro, non si può escludere la possibilità di una controffensiva dei talebani.

Il britannico The Guardian ha commentato che gli anni di guerra hanno generalmente fatto provare agli afgani un forte senso di insicurezza e il ritiro delle truppe non porterà molto conforto alla gente del posto. Stando al giornale di Londra, per gli Stati Uniti, questa è l’ennesima guerra che non può essere vinta.

A parere degli esperti ci sono due possibilità estreme nella situazione futura in Afghanistan. La situazione eccellente, è quella in cui l’ala meno oltranzista dei talebani medi affinché dopo che gli Stati Uniti si ritireranno, i talebani possano gradualmente passare da un’organizzazione estremista a una amministrativa interna e quindi negoziare con il governo legittimo sostenuto dalle Nazioni Unite: ciò comporterebbe una pace a lungo termine dopo quarantadue anni di guerra.

Invece, in circostanze estremamente sfavorevoli, le forze del governo afgano sovrastimerebbero la propria forza militare e intenderebbero da sole continuare la guerra contro i tradizionali avversari, e a quel punto s’interromperebbero i negoziati di pace tra le due parti. Questo significherebbe ricadere nella guerra civile prolungata e prolungare la guerra eterna.



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