L’Antartide può essere definito un laboratorio scientifico mondiale: ci sono circa 77 stazioni nel continente, che hanno fornito i loro scienziati da 29 Paesi. Esplorano il continente stesso, i modelli dei cambiamenti climatici sulla Terra, lo spazio medesimo. Però come sono andate le cose perché i territori del sesto continente diventassero l’obiettivo degli scienziati di tutto il mondo? L’analisi di Giancarlo Elia Valori
Il 1° dicembre 2019 ha segnato il 60° anniversario della firma a Washington del Trattato sull’Antartide, il principale atto giuridico per la gestione delle attività pratiche e la regolamentazione delle relazioni interstatali nel territorio a meridione del 60° di lat. S.
Il 2 maggio 1958, il Dipartimento di Stato Usa mandò inviti ai governi di Australia, Argentina, Belgio, Cile, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Norvegia, allora Unione Sudafricana e Urss alla Conferenza internazionale sull’Antartide. Si proponeva di convocarla a Washington nel 1959. La cerchia dei partecipanti alla conferenza era limitata ai Paesi che avevano realizzato progetti antartici nel quadro dell’Anno Geofisico Internazionale (luglio 1957-dicembre 1958).
L’Unione Sovietica sostenne l’idea di convocare una conferenza. In una lettera di risposta, il Cremlino sottolineò che il risultato della Conferenza avrebbe dovuto essere il Trattato Internazionale sull’Antartide con i seguenti principi di base: uso pacifico dell’Antartide con un divieto totale di attività militari nella regione e libertà di ricerca scientifica e scambio di informazioni tra le Parti del trattato.
L’esecutivo sovietico propose pure di espandere la cerchia dei partecipanti alla conferenza per includere tutte le Parti interessate alla questione.
In quegli anni, la risoluzione legale internazionale del problema antartico era diventata un compito urgente. Nella prima metà del sec. XX, le rivendicazioni territoriali dell’Antartide erano state espresse da Australia, Argentina, Cile, Francia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Norvegia.
Gli Usa in replica alla proposta sovietica mantennero in agenda, ma s’impegnarono a congelare, tutte le rivendicazioni territoriali di vari Paesi, però Mosca riteneva che bisognasse assolutamente negare le pretese territoriali di terzi. Al contempo, la posizione di entrambi gli Stati coincideva quasi del tutto nel momento in cui si poteva conservare il diritto di avanzare rivendicazioni territoriali per la proprietà dell’intero continente unicamente quali pionieri.
L’Urss si basava sulle scoperte della spedizione dell’ammiraglio russo F.G.Th. von Bellingshausen e del connazionale cap. M.P. Lazarev sugli sloop-of-war Vostok e Mirnyj nel 1819-1821, e gli Usa sulle esplorazoni di N.B. Palmer nella spedizione sullo sloop Hero nel 1820.
La conferenza si aprì il 15 ottobre 1959 a Washington DC. Vi presero parte delegazioni di dodici Paesi che avevano svolto studi nell’ambito dei programmi dell’AGI in Antartide.
L’incontro si concluse il 1° dicembre 1959 con la firma del Trattato sull’Antartide. Questo è l’atto principale del diritto internazionale che disciplina la regione polare meridionale del pianeta.
I principi fondamentali del Trattato sono: uso pacifico della regione, ampio sostegno alla cooperazione internazionale e libertà di ricerca scientifica. L’Antartide è stata dichiarata zona denuclearizzata. Le rivendicazioni territoriali precedentemente annunciate in Antartide sono state mantenute ma congelate e nessuna nuova rivendicazione territoriale deve essere accettata. Sono stati proclamati il principio della libertà di scambio di informazioni e la possibilità di ispezionare le attività delle Parti del Trattato in Antartide. L’accordo è aperto all’adesione di qualsiasi Stato membro delle Nazioni Unite e non ha alcun periodo di validità.
Col tempo è stato proposto di sviluppare ulteriormente i principi politici e giuridici del trattato nel quadro delle riunioni consultive periodicamente convocate. Le decisioni di tali riunioni possono essere prese solo da quelle Parti del Trattato che hanno una stazione una spedizione permanente in Antartide.
Tutte le decisioni vengono prese esclusivamente in base al principio del consenso, in assenza di obiezioni motivate. La prima riunione consultiva del Trattato sull’Antartide (Antarctic Treaty Consultative Meeting) si tenne nella capitale australiana, Canberra, dal 10 al 24 luglio 1961.
Fino al 1994 (18ª: Kyoto), le riunioni si sono svolte a scadenza uni-biennale ma, dalla 19ª (Seul: 1995), hanno iniziato a essere convocate ogni anno. L’incontro più recente (il 42°) si è tenuto a Praga dall’11 al 19 luglio 2019. Il 43°, sarà ospitato a Parigi i prossimi 14-24 giugno: la sospensione è stata dovuta alla pandemia di Covid-19 (si sarebbe dovuta svolgere a Helsinki dal 24 maggio a 5 giugno 2020). In Italia si tenne la 17ª: Venezia, 11-20 novembre 1992.
Le principali decisioni delle riunioni fino al 1995 sono state chiamate raccomandazioni e dal 1996: misure dell’ATCM. Entrano in vigore in seguito alla procedura di ratifica da parte delle Parti consultive. Sono state adottate 198 raccomandazioni e 194 misure.
In sessant’anni, il numero di parti del Trattato sull’Antartide è passato dai dodici fondatori nel 1959 a 54 nel 2019. Si tratta di 29 Paesi in Europa, nove in Asia, otto in Sud America, quattro in Nord e Centro America, tre in Oceania e uno in Africa.
Il numero di Parti Consultive al Trattato che hanno spedizioni nazionali in Antartide continua a crescere: Australia, Argentina, Belgio, Brasile, Bulgaria, Cechia, Cile, RP Cina, Rep. Corea (sud), Ecuador, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Italia, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Perù, Polonia, Russia, Spagna, Rep. Sudafricana, Svezia, Ucraina, Uruguay e Usa.
I restanti 25 Paesi del trattato sull’Antartide con status di Parte non consultiva sono invitati a partecipare alle relative riunioni, ma non sono contemplati nel processo decisionale.
Negli anni Settanta e Ottanta, il desiderio di aderire al Trattato è stato rafforzato dal desiderio di molti Paesi di sviluppare le risorse biologiche e minerali dell’Antartide. Il crescente interesse pratico per l’Antartide e le sue risorse ha portato alla necessità di adottare ulteriori documenti ambientali.
Durante questo periodo, quasi ogni anno, in occasione delle riunioni consultive, sono state adottate raccomandazioni per la protezione della natura antartica. Sono serviti come materiale di partenza per la creazione di tre convenzioni, che proteggono l’ambiente naturale: 1) Convenzione per la conservazione delle foche antartiche; 2) Convenzione per la conservazione delle risorse biologiche dell’Antartico; e 3) Convenzione per la regolamentazione delle risorse minerarie dell’Antartide.
Successivamente, sulla base delle raccomandazioni e Convenzioni adottate, è stato elaborato il Protocollo sulla Protezione Ambientale del Trattato sull’Antartide. È diventato una parte ambientale del trattato ed è stato firmato il 4 ottobre 1991 per un periodo di 50 anni alla riunione consultiva di Madrid, quindi è anche chiamato Protocollo di Madrid.
Secondo il documento, l’Antartide è dichiarata una “riserva naturale per la pace e la scienza” e dovrebbe essere preservata per le generazioni future. Dopo il 1991, i nuovi Paesi che hanno aderito al Trattato hanno iniziato a mostrare interesse a partecipare a progetti internazionali su larga scala sulla ricerca sul cambiamento climatico globale e sulla protezione ambientale.
Dati tali presupposti l’Antartide può essere definita un laboratorio scientifico mondiale: ci sono circa 77 stazioni nel continente, che hanno fornito i loro scienziati da 29 Paesi. Esplorano il continente stesso, i modelli dei cambiamenti climatici sulla Terra, lo spazio medesimo.
Però come sono andate le cose a che i territori del sesto continente diventassero l’obiettivo degli scienziati di tutto il mondo?
Nel 1908, la Gran Bretagna annunciò che la Terra di Graham (la penisola antartica a sud di Ushuaia) e diverse isole nei paraggi dell’Antartide erano sotto l’autorità del governatore delle Isole Falkland/Malvine (rivendicate dall’Argentina). La ragione riposava nel fatto che erano/sono prossime all’arcipelago.
Inoltre, la Gran Bretagna e gli Usa preferivano evitare di riconoscere che l’Antartide fosse stata scoperta dai navigatori russi Bellingshausen e Lazarev. Secondo la loro versione, lo scopritore del continente era James Cook, che vide l’impenetrabile ghiaccio marino dell’Antartide, ma allo stesso tempo insisté con sicurezza sul fatto che non esisteva alcun continente a sud della Terra.
Una dozzina di anni dopo, gli appetiti dell’Impero britannico crebbero e nel 1917 decise di appropriarsi di un ampio settore dell’Antartide tra i 20 e gli 80 gradi di long. O fino al Polo Sud. Sei anni dopo, Londra aggiunse ai suoi “possedimenti” il territorio compreso tra 150 gradi long. E e 160 gradi long. O, scoperto nel 1841 dal navigatore cap. J.C, Ross, e lo cedette all’amministrazione della sua colonia della Nuova Zelanda.
Il dominion britannico dell’Australia ricevette un “appezzamento” tra il 44° e il 160° di long. E nel 1933. A sua volta la Francia rivendicò i suoi diritti sul settore tra i 136 e i 142 gradi di long. E nel 1924: quest’area fu scoperta nel 1840 e chiamata Terra Adelia dal cap. J, Dumont d’Urville. Alla Gran Bretagna non dispiaceva, e il settore australiano non fu contestato dai francesi.
Nel 1939, la Norvegia decise di mangiare una fetta di torta antartica, dichiarando suo il territorio tra i 20° long. O e 44°.38 long. E: Terra della Regina Maud. Nel 1940 e 1942, Cile e Argentina entrarono nella contesa e le terre che scelsero non solo si sovrapposero parzialmente, ma invasero pure i “territori antartici” della Gran Bretagna.
Il Cile presentò una richiesta per un’area compresa tra 53 e 90 gradi di long. O, l’Argentina, tra 25 e 74 gradi di long. O. La situazione cominciò a surriscaldarsi.
Inoltre, nel 1939, la Germania annunciò la creazione del Settore Antartico Tedesco: la Nuova Svevia, mentre il Giappone formalizzò anche le sue rivendicazioni su un notevole settore di ghiaccio antartico.
Nello stesso anno l’Urss, per la prima volta espresse a mo’ di postulato, che l’Antartide appartenesse a tutta l’umanità. Dopo la fine della II Guerra mondiale, tutti gli atti legali del Terzo Reich furono abbandonati e il Giappone rinunciò a tutte le sue rivendicazioni territoriali d’oltremare ai sensi del Trattato di pace di San Francisco. Tuttavia, stando ad affermazioni non ufficiali nipponiche, il Paese rivendica la propria attrezzatura tecnica: secondo la propria versione, i depositi giacciono a una tale profondità che nessuno, tranne Tokyo, possiede la tecnologia per il loro recupero e sviluppo.
Entro la metà del ventesimo secolo, le controversie sull’Antartide divennero particolarmente acute: tre Paesi su sette che rivendicavano la terre non erano in grado di dividersi i settori di comune accordo. La situazione causò un notevole malcontento tra gli altri Stati, e ostacolò la ricerca scientifica. Per cui giunse il momento di attuare quest’idea, i cui esiti abbiamo esposto sopra
Nel 1998 al Trattato sull’Antartide è stato aggiunto anche il Protocollo sulla protezione ambientale. Nel 1988 era stata anche aperta alla firma la Convenzione sulla gestione delle risorse minerarie antartiche, che non è entrata in vigore a causa del rifiuto dei governi democratici australiano e francese di firmarla. Tuttavia, questa Convenzione conteneva una grande base di rispetto per l’ambiente, che costituiva la base per il Protocollo sulla protezione ambientale. L’Art. 7 di tale Protocollo vieta qualsiasi attività in Antartide relativa alle risorse minerarie, diversa da quella scientifica. La durata del Protocollo è fissata in 50 anni, cioè fino al 2048.
Molto probabilmente, il suo periodo di validità sarà esteso, ma bisogna prepararsi per qualsiasi sviluppo di eventi. Le risorse della Terra stanno inevitabilmente esaurendosi ed è decisamente più economico estrarre petrolio e carbone in Antartide che nello spazio. Quindi ci aspetta un distopico futuro lontano ossimoricamente prossimo.