Nuova serrata nel Paese sudamericano per l’aumento dei decessi e contagi Covid-19. Il paradosso della campagna vaccinale con il farmaco russo, prodotto localmente. Persino il presidente ha ricevuto le due dosi e si è contagiato lo stesso
Nuovo lockdown in Argentina. Il Paese sudamericano torna chiudersi per affrontare un aumento di casi di Covid-19. La serrata è prevista fino al 30 maggio e prevede molte misure sperimentate l’anno scorso, tra cui restrizione assoluta della circolazione per i lavoratori considerati “non essenziali”, chiusura delle attività commerciali ad eccezione di quelle “essenziali”, divieto di riunioni sociali e divieto di attività sportive di gruppo all’aperto e al chiuso.
Il presidente argentino Alberto Fernandez ha decretato il ritorno alla “Fase 1” della quarantena dal 22 maggio: “Stiamo attraversando il peggior momento della pandemia con la maggior quantità di contagi e decessi. Dobbiamo assumere con serietà la criticità di questo tempo e non naturalizzare una simile tragedia”.
Fernández sostiene che l’Argentina sta attraversando il punto più critico della pandemia, con circa 35.000 casi di Covid-19. “Sono consapevole che queste restrizioni creino difficoltà – ha detto – ma di fronte a questa realtà non c’è altra scelta che scegliere la conservazione della vita”.
Un vero paradosso, come quello del Cile e della Turchia con il vaccino cinese (qui l’approfondimento di Formiche.net), giacché gli argentini sono stati i primi a cominciare la campagna di vaccinazione in America latina (principalmente con Sputnik V), ma registrano comunque un peggioramento della situazione.
Anche se negli ultimi giorni il numero di inoculazioni è calato, circa il 20% degli argentini hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, secondo il Monitoraggio Pubblico di Vaccinazione del Ministero della Sanità argentino. A livello mondiale, l’Argentina è al 44° posto tra i 137 Paesi al mondo con più cittadini vaccinati con almeno una dose.
In Argentina i vaccini inoculati sono Sputnik V, Sinopharm e AstraZeneca, principalmente. Ma il più importante fornitore degli ultimi cinque mesi, da quando è cominciata la campagna vaccinale, è la Russia. Il governo di Buenos Aires ha stabilito con l’Istituto Gamaleya l’acquisto di 30 milioni di dosi. Ed è anche partita la produzione locale di Sputnik V, ribattezzata Sputnik V.I.D.A per l’acronimo “Vacuna de Inmunización para el Desarrollo Argentino” – Vaccino di Immunizzazione per lo Sviluppo Argentino (qui l’articolo di Formiche.net).
E da dove nasce la preferenza dell’Argentina per il vaccino russo? In un’intervista con Cnn en español, il presidente Fernandez ha sottolineato quanto è costato l’acquisto di vaccini e l’inadempienza di alcuni contratti.
“Quando vai in Europa tutti raccontano le difficoltà che hanno avuto perché non sono stati rispettati i contratti – ha dichiarato il presidente argentino alla Cnn -. È accaduto anche qui. E ci sono stati più difficoltà con Pfizer […] Qui c’è una fantasia che dice: ‘Ah, comprano vaccini ai comunisti, non comprateli’ […] ‘Io ho parlato con il presidente di Moderna, con il presidente di AstraZeneca. Io ho parlato con Pfizer. C’è un problema […] Con noi Pfizer non ha firmato, ma con chi ha firmato non ha potuto rispettare il contratto”.
Resta clamoroso proprio il caso del presidente Fernandez, cui sono state somministrate due dosi di Sputnik V ma si è contagiato lo stesso col Covid-19.