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Vivere sulla Luna? Si può fare

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Giorgio Saccoccia, Massimo Comparini, Ersilia Vaudo Scarpetta e Roberto Vittori raccontano insieme il futuro dell’esplorazione spaziale umana al webinar “Vivere sulla Luna: missione Artemis” del Canova Club di Roma. Tra colonizzazione lunare, stazioni orbitanti e Starship, lo spazio sta conoscendo un nuovo Rinascimento, e l’Italia è ancora protagonista

“Lo spazio non deve essere pensato come qualcosa di lontano; l’esplorazione spaziale è fatta nel supremo interesse dell’ecosistema terrestre”. Questo il nocciolo, sintetizzato dall’astronauta Roberto Vittori, dell’incontro di ieri “Vivere sulla Luna: missione Artemis”, organizzato dal Canova Club di Roma per parlare dell’obiettivo di inviare la prima donna e il prossimo uomo sul nostro satellite. Insieme al generale Vittori hanno partecipato al dibattito il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Giorgio Saccoccia, l’ad di Thales Alenia Space Italia, Massimo Comparini e l’astrofisica e Chief diversity officer dell’Esa, Ersilia Vaudo Scarpetta. L’evento è stato moderato dalla giornalista di SkyTG24, Marta Meli.

L’ITALIA NELLO SPAZIO

“L’Italia partecipa sempre con entusiasmo ai programmi spaziali, e infatti è stata tra i primi a siglare gli accordi Artemis per il ritorno dell’umanità sulla Luna”, ha ricordato il presidente dell’Asi, Saccoccia, richiamando l’importanza e l’ambizione della prossima grande missione spaziale. “Andare sulla Luna per rimanerci sarà un modo per testare la collaborazione internazionale su nuove sfide; è il livello successivo dopo i successi della Stazione spaziale internazionale (Iss)”, ha continuato Saccoccia, cha ha anche ricordato come questo tipo di accordi internazionali siano fondamentali per regolare l’esplorazione spaziale favorendo la cooperazione tra Stati, una cooperazione che l’Asi è orgogliosa di condurre, sia attraverso l’europea Esa che da sola, direttamente con la Nasa.

ANDIAMO SULLA LUNA PER RESTARE

Per Comparini: “torniamo sulla Luna non per fare una scampagnata, ma per restare sul satellite”, di conseguenza questa è la sfida, anche tecnica e tecnologica che l’industria spaziale internazionale dovrà affrontare, perché: “lavorare sulla luna significa imparare a vivere in un ambiente estremo”. In particolare, i moduli pressurizzati, che saranno la fondazione della base lunare, dovranno essere in grado di proteggere gli astronauti dalle condizioni estreme lunari, dalle radiazioni e dai micrometeoriti. Oggi questa tecnologia non solo è concepibile ma sta venendo effettivamente sviluppata, specialmente in Italia: “Ricordiamoci che il 50% del volume pressurizzato della Iss è stato costruito in Italia – ha continuato Comparini – e alcuni dei principali moduli della stazione orbitante lunare, il Lunar Gateway, saranno prodotti nel nostro Paese”. Questa eccellenza italiana è stata, secondo l’ad di TAS Italia, frutto anche di una continuità di indirizzo politico, che ha sempre considerato lo spazio come un settore strategico per l’Italia, e questa continuità sta pagando i suoi frutti.

IL RINASCIMENTO SPAZIALE

“La parola ‘desiderio’ significa ‘de sidera esse’, essere lontani dalle stelle e anelare a raggiungerle”, ha notato Vaudo Scarpetta, descrivendo così il nuovo impulso dato all’esplorazione spaziale del XXI secolo, che si apre con nuove opportunità per l’intero settore. L’Esa infatti ha aperto una nuova campagna di reclutamento per astronauti, la quarta dopo l’inizio del programma nel 1978. “Oltre al bando tradizionale, l’Esa ha avviato il cosiddetto Progetto parastronauta, che consentirà a persone con alcuni tipi di disabilità di diventare astronauta a tutti gli effetti”, ha raccontato Vaudo Scarpetta: “il mondo spaziale va dove non si è ancora andati, fa ciò che non si è ancora fatto, e con questo spirito che deve aprirsi a talenti nuovi e diversificati, approcciandosi allo spazio con un nuovo spirito Rinascimentale”. In questo campo, l’Italia in particolare brilla di luce propria, e lo dimostrano i suoi tanti successi e la costante crescita del settore in un momento di difficoltà generale per molti comparti del Bel Paese. “Un esempio tra i tanti dell’importanza che lo spazio ha per gli italiani è il fatto che il 40% delle ragazze presenti all’Esa (categoria che copre solo un sesto degli impiegati totali) sono italiane, e non è una conseguenza di una mancanza di opportunità in patria, perché in Italia le occasioni spaziali non mancano”.

VERSO LA BASE “ITALIA” SULLA STARSHIP

“Spazio 2199, base lunare Italia: può sembrare fantascienza, ma non lo è”, ha chiosato Vittori, ricordando che l’Italia ha messo a disposizione segmenti fondamentali per la permanenza umana nello spazio: “Quando si andava sulla Iss con lo Shuttle il payload era trasportato grazie ad un modulo pressurizzato italiano, domani i moduli della base lunare saranno italiani”. Importante per il generale dell’Aeronautica sarà la partecipazione del settore privato alla sfida: “Vincere la gravità terrestre è difficile, ci sta provando un singolare individuo, Elon Musk, con i suoi esperimenti sulla Starship nello sperduto paesino di Boca Chica”. Per Vittori lo Starship sarà l’equivalente dello Shuttle nel futuro, e l’Italia dovrebbe essere pronta a partecipare al programma. L’apporto dei privati allo spazio e il loro coinvolgimento nel commercio spaziale sarà il futuro dell’economia terrestre, sebbene l’astronauta sia cauto rispetto al fenomeno del turismo spaziale: “Lo spazio non è un posto piacevole, è un luogo di esplorazione dove si vivono esperienze estreme, ma non ci andrei in vacanza”.

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