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Solo Unicredit può salvare Mps. Parla Wolfram Mrowetz

Il ceo di AliseiSim e analista finanziario Wolfram Mrowetz: l’Europa vuole le fusioni e Draghi si sta facendo promotore di questo messaggio e alla fine riuscirà a imporlo ai banchieri. Unicredit è l’unica banca con le spalle abbastanza larghe per prendersi Mps, anche se un’operazione con Banco Bpm sarebbe molto interessante

Il Monte dei Paschi di Siena dovrebbe andare in sposa a Unicredit, senza indugiare troppo. E il governo dovrebbe dare più di un impulso alle aggregazioni bancarie, strada maestra per il salvataggio del sistema del credito nazionale. Wolfram Mrowetz è amministratore delegato di AliseiSim, società leader nell’intermediazione finanziaria e mobiliare, ma soprattutto analista attento alle questioni bancarie. E la sua lettura del risveglio improvviso del risiko del credito, complice la sponda del governo a mezzo Dta (al momento attuale l’acquisizione di Mps e Banco Bpm da parte di Unicredit garantirebbe a quest’ultima un beneficio potenziale di 5,2 miliardi di euro) è esattamente questa: non c’è più tempo da perdere.

Dal governo Draghi dobbiamo aspettarci una spinta alle aggregazioni bancarie, oppure no?

Una spinta in questo senso è auspicabile. La stessa Bce è di questo avviso, serve creare dei campioni nazionali in grado di reggere la concorrenza delle grandi banche cinesi e americane, queste ultime soprattutto. Questa esigenza è stata più volte sottolineata, a cominciare dalla Banca centrale europea. L’impulso in quella direzione è forte, sia dall’Europa, sia dall’attuale governo.

Però in ballo ci sono interessi particolari non trascurabili. Gli azionisti, per esempio…

Sì, questo è vero, c’è una resistenza altrettanto forte e contraria, fatta di interessi che vogliono difendere la territorialità di una banca. Perché se un istituto si fonde con un altro, allora si perde parte di quella natura legata al territorio e questo rappresenta una qualche forma di contrasto ai progetti di fusione bancaria. Per questo un impulso di Draghi alle aggregazioni, collaterale a quello della Bce può essere la chiave di tutto.

Non pochi osservatori hanno intravisto dietro la proroga delle Dta un invito dell’esecutivo ai banchieri affinché mettano in cantiere progetti di aggregazione. Lei è di questo avviso?

Assolutamente sì, il messaggio recondito c’è senza ombra di dubbio. Draghi sta recependo la volontà generale dell’Europa e questo si traduce in messaggi al sistema bancario. Il premier non solo con ogni probabilità aumenterà la pressione sulle banche, ma avrà l’autorevolezza per imporre la strategia delle aggregazioni.

Entriamo nel merito. Il grande malato è Mps, che ha come azionista di controllo proprio lo Stato. Sulla banca incombe una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi e il disimpegno del Tesoro. Che si fa?

Monte dei Paschi, se deve finire in sposa, è più facile che vada all’altare con Unicredit e non ad altri istituti. E questo perché Unicredit ha la struttura adatta per gestire la fase post-aggregazione. Detto questo, ci sono molti problemi, a cominciare dall’enorme stock di Npl in pancia a Mps e per questo più la banca che compra è grossa, meglio è.

Come e in che termini potrebbe essere agevolata tale operazione?

Con un robusto sconto per Unicredit, un po’ come accadde per Intesa ai tempi dell’acquisizione delle banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto Banca, dopo i crack del 2016, ndr). Questo perché Unicredit andrebbe ad accollarsi una montagna di Npl con il Monte dei Paschi. Deve esserci una qualche forma di sconto per forza di cose, perché l’operazione Unicredit-Mps è per la prima molto faticosa.

Più complicata invece una fusione Unicredit-Banco Bpm?

Direi di sì. Anche se da un punto di vista economico ha più senso. Se io fossi a capo di una delle due banche ci lavorerei a questa operazione, che può essere molto interessante.

Perché?

Unicredit, contrariamente al suo passato storico, è diventata molto esposta nel tempo verso il Mezzogiorno mentre Banco Bpm è molto presente al Nord. Da questo punto di vista c’è una grossa opportunità a creare una grande banca nazionale, diffusa sul territorio, qualcosa di molto simile a Intesa. E poi, tutte e due hanno subito processi di ristrutturazione che ad oggi sono molto avanti e questo è un altro fattore di forza.

 

 

 

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