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Non solo Musk, anche Cina e Bce schiantano Bitcoin

Pechino vieta alle società finanziarie di fornire servizi legati alle criptovalute, mentre Francoforte ne ribadisce debolezza e pericolosità. Solo una settimana fa la giravolta di Musk. Un triplice attacco che ha portato il valore di un bitcoin da 58mila a 36mila dollari

Bitcoin non è nuovo a rovinose cadute, solo che questa volta il motivo del knock out è una scelta politica precisa, arrivata dall’economia che con ogni probabilità arriverà per prima a toccare con mano la moneta virtuale, quella con corso legale ed emessa dalle banche centrali, ben diversa dalle criptovalute: la Cina.

La criptovaluta è scivolata sotto quota 40 mila dollari, dai 58mila che valeva solo dieci giorni fa. Il primo colpo era arrivato dai commenti della settimana scorsa di Elon Musk sullo stop al suo utilizzo per l’acquisto di auto Tesla. Oggi la Cina ha vietato alle istituzioni finanziarie di fornire servizi legati alle transazioni in criptovalute, avvertendo gli investitori sulla loro volatilità.

In una nota le tre associazioni China Internet Finance Association, China Banking Association e China Payment and Clearing Association hanno sottolineato che “di recente i valori delle criptovalute sono schizzati e crollati e il trading speculativo è ripreso, infrangendo la sicurezza delle proprietà delle persone e interrompendo il normale ordino economico e finanziario”.

Le istituzioni finanziarie – che si richiamano agli avvisi emessi dalla banca centrale cinese sui rischi connessi al trading di criptovalute – non devono quindi utilizzarle per prodotti e servizi, sottoscrivere attività assicurative relative a valute virtuali e “non devono fornire ai clienti direttamente o indirettamente altri servizi relativi alle valute virtuali”.

Gli effetti di tale mossa non hanno tardato a manifestarsi. In mattinata Bitcoin ha toccato il minimo di 38.585 dollari mentre l’Etherum è crollato del 16% a 2.930 dollari. Ma non è finita. Dopo la mazzata cinese è arrivata quella della Bce, mai tenera con la criptomoneta.  Il Bitcoin “non è una moneta, è un asset con fondamentali molto deboli, sempre che ci sia alcun fondamentale” e chiunque vi investa “si assume grandi rischi”, ha affermato Luis De Guindos, vicepresidente della Bce interpellato sul recente collasso dei criptoasset durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto sulla stabilità finanziaria.

“Nonostante la crescita piuttosto impressionante di questo mercato, non pensiamo che ponga un rischio alla stabilità finanziaria. Gli investitori devono imparare quanto sia volatile. Non so perché prima ci sia stata questa performance impressionante e perché ora ci sia questo crollo, ma quando rilevi un asset il cui ritorno teorico non è correlato a altri ritorni di un fondamentale, ti assumi grandi rischi”. Un doppio colpo che ha portato Bitcoin a scendere sotto i 36.000 dollari. Negli ultimi sette giorni, tra la giravolta di Musk, lo stop della Cina e le stoccate della Bce, il token ha perso il 37,4%.



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