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Vi spiego l’effetto Draghi sui mali della politica italiana

Luigi Tivelli esamina il decorso delle tre principali malattie che hanno colpito il sistema politico italiano e coinvolgono sostanzialmente, in modi e forme diverse, tutto l’arco delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Populismo, una certa forma di dilettantismo e presentismo

Tra gli effetti del governo Draghi sembra di poter notare un parziale alleviamento delle tre principali malattie che, specie ma non solo in questa legislatura, hanno colpito il sistema politico italiano e coinvolgono sostanzialmente, in modi e forme diverse, tutto l’arco delle forze politiche, di maggioranza e di opposizione. Le tre malattie sono il populismo, una certa forma di dilettantismo e il presentismo, cioè lo sguardo rivolto solo al presente e al brevissimo termine. Nel governo Conte gialloverde composto da due forze come la Lega e i 5 stelle, di netto orientamento populista, con la prevalenza di una forza essenzialmente dilettantesca come i 5 stelle (il cui codice cromosomico “dell’uno vale uno”), e privo di ogni serio orientamento programmatico, che ci ha regalato essenzialmente solo due leggi come “quota 100” per le pensioni e il reddito di cittadinanza, tutte e tre le malattie si esprimevano con forza.

Nel governo Conte giallorosso continuava in una delle componenti quel dilettantismo che già sta nella formula originaria “dell’uno vale uno”, un parziale e tendenziale dilettantismo (che si era allargato anche ad altre forze politiche), favorito da un sistema elettorale che non premia certo il merito e la rappresentatività degli eletti – nominati, accoppiato al populismo. Sulla base, inoltre, di un metodo di continua rincorsa a posteriori dell’emergenza, dominava una forma di sostanziale presentismo, confermata anche nella faticosa difficoltà dell’obbligato processo di elaborazione di un progetto a lungo termine come il Recovery Plan. Né il Pd è riuscito a contrastare più di tanto certe pulsioni populiste o a dare al governo una dimensione progettuale che lo facesse uscire da quel presentismo che in parte significativa coinvolge anche lo stesso Partito Democratico.

Con l’arrivo del governo Draghi, dopo che proprio su problemi legati a un progetto come quello del Recovery Plan è caduto il governo Conte, le cose cambiano decisamente. In primo luogo invece di quel certo dilettantismo si afferma il principio di competenza e di esperienza. Nella composizione del governo non solo ci sono fior di ministri tecnici in ruoli chiave, ma anche in quella netta maggioranza di ministri politici i partiti tendono a designare personalità rappresentative per esperienza politica o per conoscenza dei problemi, per cui c’è un netto salto di qualità rispetto al governo precedente. Quanto poi al presentismo, il governo per un verso si impegna a dare una dimensione progettuale e operativa alla campagna vaccinale, per altro verso nel giro di due mesi rimette insieme un Pnrr molto più funzionale ed avanzato rispetto alla bozza ereditata dal governo Conte e ben più ricco e significativo per quanto riguarda le riforme che ci chiede l’Europa ma di cui soprattutto ha bisogno il Paese.

Poiché quello delle riforme, e non solo quello, è un processo ancora in corso e che dura a lungo nel tempo, il modo di operare di Draghi e del governo è tale da indurre i partiti e i ministri politici a muoversi e operare in una logica progettuale e a superare quel presentismo che da tempo è una malattia grave della politica. Un po’ diverso è il discorso per l’altra malattia, quella del populismo, i cui toni si sono pure attenuati in presenza del governo Draghi, ma che vede una sorta di rincorsa per alcuni aspetti, come ad esempio sul tema delle ” aperture” (o degli ipotizzati referendum sulla giustizia) fra la Lega che è incardinata nel governo e Fratelli d’Italia che è l’unica forza di opposizione, mentre sembra essersi attenuata, in mezzo ai tanti problemi che hanno, l’impronta populista dei 5 stelle, anche in attesa della leadership di Giuseppe Conte.

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