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Farnesina e Vaticano. La doppia tappa romana dell’iraniano Zarif

Zarif a Roma per incontri bilaterali sul ruolo dell’Iran in una regione controversa, in cui infuoca lo scontro tra Israele e Palestina. Faccia a faccia con il ministro Di Maio, e udienza privata con Papa Francesco. E dall’Italia arriva a Teheran una fornitura di oltre un milione di vaccini AstraZeneca

“Siamo preoccupati per gli scontri e le violenze in medio oriente”, e “vanno fermati i lanci di razzi, sono inaccettabili”, ancora “è doveroso adottare immediate misure di de-escalation e mostrare responsabilità”, e infine: “Il conflitto tra Palestina e Israele sta causando la morte di troppe persone innocenti e tutti devono lavorare per far riprendere il tavolo dei negoziati tra le parti”. Sono le parole del ministro degli Esteri Luigi Di Maio nell’incontro con l’omologo iraniano, Javad Zarif, dove non potevano non trovare spazio le ultime evoluzioni dell’eterna questione israelo-palestinese. L’Iran è un attore regionale centrale, che sostiene la causa della Palestina e che ha al suo interno branche statuali come i Pasdaran che danno finanziamento militare ai gruppi armati della Striscia.

“La mia visita in Europa, specialmente nei Paesi del sud, come Italia e Spagna, era organizzata da tempo. Nei miei incontri sono stati discussi i rapporti bilaterali ed anche di questioni regionali e internazionali”, ha spiegato il capo della diplomazia di Teheran in un’intervista a Irib. Nell’organizzazione però non si poteva prevedere l’escalation di scontri tra israeliani e palestinesi, questione che ha di fatto cambiato il rango dei temi degli incontri. Zarif voleva parlare di rapporti bilaterali da sviluppare con altri paesi europei oltre gli E3 (Regno Unito, Germani, Francia), ma è finito a ragionare di questioni regionali. L’Iran è chiamato a svolgere un’azione franca, soprattutto alla luce delle possibili evoluzioni che riguardano il Jcpoa, l’accordo sul nucleare che nei dialoghi di Vienna va ricomponendosi – e che, una volta ristabilito il perimetro con il rientro degli Stati Uniti, diventerà un dossier in cui anche l’Italia potrebbe trovare un ruolo, come suggerito su queste colonne da Annalisa Perteghella (Ispi).

Ruolo che l’Italia ha iniziato in parte a giocare (almeno sul piano narrativo) con la fornitura all’Iran di 1,425 milioni di dosi di vaccino Vaxzevria che AstraZenaca gestisce nello stabilimento di Anagni. Dopo l’approvazione dell’agenzia del farmaco iraniano la scorsa settimana, le dosi sono arrivate nella nottata tra domenica e lunedì 17 maggio all’aeroporto internazionale Imam Khomeini di Teheran. La fornitura rientra nel programma internazionale Covax con cui le Nazioni Unite guidano un’operazione di acquisizione e fornitura dei sieri anti-Covid per assistere paesi in difficoltà – l’Iran lo è sia sul piano sanitario che economico, e sia sul piano degli approvvigionamenti visto che non può più accedere ai mercati finanziari a causa delle sanzioni statunitensi, e dunque non riesce a rifornirsi di materiale medico dall’estero.

La visita romana di Zarif ha assunto ulteriore importanza anche perché l’iraniano è stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco. Il ministro è uno dei leader della linea politica pragmatico-moderata in Iran, anche recentemente criticata dalla Guida Suprema Ali Khamenei per aver polemizzato con i Pasdaran (attacco diventato pubblico attraverso un audio rubato che non è chiaro da chi sia stato messo in circolazione, se dai conservatori o da Zarif stesso, fatto sta che gli è costato il ritiro dalla corsa per le presidenziali che si terranno a metà giugno). L’incontro in Vaticano segue di qualche mese la storica visita del Pontefice in Iraq, dove fu ricevuto dall’ayatollah al Sistani (guida spirituale dello sciismo più distante dal khomeinismo). Zarif e il suo fronte stanno cercando di tenere testa a un facile successo dei conservatori, e passaggi come l’incontro col Papa o la spedizione dei vaccini possono essere un elemento da usare in campagna elettorale davanti ai tanti iraniani che continuano a credere nella necessità di aprire il paese attraverso governi moderati.

Con Bergoglio, Zarif ha parlato ancora di Israele e Palestina, su cui il Papa ha chiesto di fermare “il frastuono delle armi” perché “non si costruisce la pace distruggendo l’altro”, come ha detto all’Angelus. Stamattina il Santo Padre è stato protagonista di un altro colloquio incentrato sulla situazione mediorientale, con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che correntemente con i suoi piani strategici sta cercando di intestarsi la causa palestinese come moltiplicatore per la propria proiezione internazionale ai danni degli stati del Golfo, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, che dopo gli Accordi di Abramo si sentono le mani legate sul criticare Israele. Non a caso Ankara, che ha chiesto il colloquio al Papa, riferisce che Erdogan ha chiesto al pontefice un impegno comune di “musulmani, cristiani e dell’umanità intera” per fermare il “massacro” in atto contro i palestinesi.

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