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Per le imprese italiane è (di nuovo) tempo di export. La sveglia di Di Maio

Il ministro degli Esteri, intervenuto all’evento dedicato all’export di Federmanager, rilancia la necessità di tornare a internazionalizzare per agganciare la ripresa mondiale. E detta la linea

Basta con il torpore, le imprese italiane devono tornare a mettere il naso fuori dall’Italia e vincere la paura. E il governo è pronto da tempo ad aiutarle, perché solo con l’export si può battere la peggiore crisi dal 1945. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, intervenuto all’evento di Federmanager Il Manager del futuro – La leva dell’export per il rilancio del made in Italy, insieme al presidente della federazione, Stefano Cuzzilla, ha dettato la linea. D’altronde, la stessa Federmanager ha puntato sulla certificazione di export manager e manager per l’internazionalizzazione, due dei profili del progetto BeManager, con cui le competenze manageriali dei candidati sono certificate dopo un percorso di assessment, formazione e valutazione da parte di ente terzo.

“La sfida è rendere strutturale la strategia di promozione del Paese e dell’internazionalizzazione”, ha subito messo in chiaro Di Maio. Il “piano straordinario per il made in Italy, deve diventare il Piano per il made in Italy, i fondi Simest devono essere di due miliardi l’anno e gli strumenti di formazione devono diventare strutturali” in modo da “rafforzare l’Italia sullo scenario internazionale con un approccio inclusivo”, ha spiegato il responsabile della Farnesina. D’altronde, “metà del nostro Pil è legata alla dimensione esterna delle nostre aziende, il 32% con le esportazioni e il 13% con il turismo”, ha detto il ministro sostenendo che il settore del supporto all’internazionalizzazione deve essere finanziato in modo continuativo per poter rilanciare questi asset di crescita”.

Ci sono i numeri a rafforzare la tesi del ministro pentastellato. “Abbiamo 40 miliardi di esportazioni di made in Italy vero e 100 miliardi di falso, quella è una domanda di mercato che oggi non stiamo intercettando e combattendo adeguatamente, ma che esiste. Serve più lotta all’italian sounding. C’è gente che vuole comprare italiano e non sa che non lo sta facendo. Con la formazione degli imprenditori e oltre 5 miliardi erogati in un anno per sostenere le imprese alle fiere e nell’export stiamo creando una nuova traiettoria per l’internazionalizzazione del Made in Italy. Negli ultimi 12 mesi sul fronte della presenza delle nostre imprese all’estero abbiamo rafforzato l’operatività e la disponibilità finanziaria. Il Fondo 394 gestito da Simest ha avuto 2,5 miliardi di risorse rotative e 1,3 miliardi a fondo perduto in un anno. E visto il gradimento delle imprese italiane stiamo lavorando per garantire nuovi stanziamenti, e la riapertura dei bandi avverrà a inizio giugno”.

E qui il governo ha fatto sua la proposta di Federmanager. “Una parte fondamentale della strategia sono i temporary export manager, uno strumento che rafforzeremo in modo da incentivare l’azienda ad assumere figure qualificate per sbarcare sui mercati esteri. Attualmente le aziende possono richiedere i voucher per pagare il costo di un manager che si occupa di internazionalizzazione e digitalizzazione e avvalersi del rimborso di 20mila su 20mila euro spesi, 30mila su 40mila in caso di reti di aziende”.

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