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Chi storce il naso per la nuova alleanza tra Grecia e Arabia Saudita

Sta accadendo un fatto nuovo a quelle latitudini: si sta plasmando un nuovo ordine regionale alla voce “gas” in una regione da sempre travagliata. Più in generale Atene e Paesi del golfo, sotto la spinta Usa, hanno rafforzato la partnership geopolitica

La cooperazione non è solo commerciale. Lo hanno messo bene a fuoco Atene e Riyad, che hanno deciso di intensificare la partnership in una serie di ambiti, come sicurezza, difesa e geopolitica. Più in generale Atene e paesi del golfo, sotto la spinta Usa, hanno rafforzato il bullone della geopolitica che salda governi ed economie. Al netto di qualche preoccupazione in seno ad altri players regionali, ecco che la nuova consapevolezza che i due governi hanno maturato sta dando i suoi frutti, come dimostrano plasticamente due esempi su tutti.

ALLEANZE

Una intensa fase di collaborazione fra le intelligence saudita e greca è alla base delle operazioni antidroga contro Hezbollah. L’assistenza fornita alle autorità greche dall’agenzia antidroga dell’Arabia Saudita (GNDC / SA), che ha portato alla scoperta di un enorme carico di cannabis nel porto del Pireo, segna una fase nuova nelle relazioni fra i due paesi, già avviata alla voce difesa. Due mesi fa sei F-15 della Royal Saudi Air Force hanno preso parte a Creta all’esercitazione Falcon Eye 1 nel Mediterraneo. Egeo e golfo stanno costruendo una sottile rete di influenze e relazioni. Lo dimostra la mossa fatta dai ministri greci di esteri e difesa, Dendias e Panagiotopoulos: in occasione dell’ultima visita a Riyadh hanno annunciato il dispiegamento del sistema missilistico di difesa aerea Patriot-2 al fine di sostenere le infrastrutture energetiche dell’Arabia Saudita, a seguito di ripetuti attacchi di missili balistici e droni.

COSA C’E’ DOPO ATENE- RIYAD?

Che cosa porta in grembo la collaborazione tra i due servizi e gli stati maggiore? Si sta lavorando sotto traccia anche ad un vertice tripartito coinvolgendo Cipro, arricchendo così la tela di relazioni mediorientali, con il favore di Washington, che vede ormai la Grecia come polo avanguardistico non solo militare ma anche di “sponda”. Sta accadendo un fatto nuovo a quelle latitudini: si sta plasmando un nuovo ordine regionale alla voce “gas” in una regione da sempre travagliata.

A ciò va aggiunto un elemento tecnico: secondo un paper sul tavolo dei maggiori gruppi petroliferi, l’Europa avrà bisogno di altri 100 miliardi di metri cubi di gas entro il 2030 e il conseguente conflitto diplomatico e commerciale sarà feroce. La lingua di mare compresa tra l’Egeo e le acque che bagnano Israele, dunque, sarà centrale per mille ragioni e andrà gestito e difeso anche grazie a nuove relazioni che si si stanno intrecciando nel dossier energetico.

SCENARI

Il tandem ellinosaudita non può che destare preoccupazioni ad Ankara (che intanto ha convertito il sistema di addestramento Simsek in un drone kamikaze), molto attenta agli umori nel Golfo per una serie di ragioni anche finanziarie oltre che strettamente geopolitiche. In Turchia infatti il tasso di inflazione è salito al 17,1% ad aprile, mentre il ritmo degli aumenti dei prezzi alla produzione è accelerato al 35,2%: si tratta del livello più alto dalla crisi valutaria nel 2018. Un chiaro effetto del crollo della lira, con il conseguente aumento del costo delle importazioni. La valuta ha perso quasi un terzo del suo valore dall’inizio dell’anno scorso. Una situazione che impatta su famiglie ed imprese: inoltre la maggior parte delle aziende turche fatica a sopravvivere al lockdown previsto fino al 17 maggio, ma per cinque uomini d’affari turchi vicini a Erdogan non ci saranno difficoltà poiché sono stati concessi loro importanti progetti infrastrutturali con reddito garantito dal Tesoro turco.

E’in questo quadro che si inseriscono le relazioni finanziarie tra il Bosforo e il Golfo: non va dimenticato che recentemente a Doha, il ministro degli esteri russo Lavrov ha creato la cosiddetta troika composta da Russia-Turchia-Qatar, cementata sul dossier Siria, come iniziativa per completare il processo di Astana. La Turchia e il Qatar potrebbero promuovere congiuntamente una risoluzione della questione di Idlib, con il Qatar “vicino” anche alle esigenze finanziarie di Erdogan.

twitter@FDepalo

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