Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Digitali e preparati. La generazione post-Covid che serve all’Italia secondo Ibarra

Intervista al manager, docente della Scuola Politica Vivere nella Comunità e presidente della Digital Transformation Task Force in seno al G20. Oggi abbiamo bisogno di competenze e di una formazione per i giovani al passo coi tempi, per impedirne la fuga. La digitalizzazione è fondamentale, ma non basta

 

La fiducia delle persone è il cibo di ogni classe dirigente e quella italiana non fa certo eccezione. Ma va guadagnata. Per questo, mentre il mondo lotta contro la peggiore crisi socio-economica dal 1945 ad oggi, è tempo di nuova e possibilmente buona politica.

Per farlo è nata una scuola politica: apartitica, in stretto legame con la società civile e con le migliori esperienze a disposizione. Si chiama Vivere nella Comunità, ideata da Pellegrino Capaldo e Marcello Presicci, presentata nell’ottobre scorso e oggi pienamente operativa. Formiche.net ha intervistato uno dei docenti della Scuola, Maximo Ibarra, manager di lungo corso con una vasta esperienza nelle telecomunicazioni visti i sui trascorsi ai vertici di Wind e Sky Italia e oggi a capo della Digital Transformation Task Force in seno al G20. Perché buona politica e sana rivoluzione digitale possono essere il connubio vincente per la crescita.

Partiamo dalla Scuola Politica Vivere nella Comunità, la prima Scuola apartitica e multidisciplinare in Italia nella quale figurano illustri personalità come Sabino Cassese, Paolo Boccardelli, Carlo Messina, Enrico Giovannini, Marta Cartabia, Gabriele Galateri, Francesco Profumo, Massimo Lapucci ed altri. Cosa significa per lei far parte di questo progetto formativo?

Far parte di questo consesso, assieme a così tanti illustri professionisti, è per me un onore. Non potrei essere più entusiasta di poter mettere la mia esperienza di manager, ceo e docente universitario al servizio di un progetto che, rifacendosi alle migliori esperienze internazionali, ha l’obiettivo di offrire a dei ragazzi particolarmente meritevoli nozioni di politica sociale, di business e di Pubblica amministrazione per contribuire a formare le nuove leadership del nostro Paese. Lavorare a stretto contatto con i ragazzi è un grande privilegio ed è un impegno che assumo con grande senso di responsabilità perché sono loro il capitale più prezioso che abbiamo per costruire il nostro futuro.

Quanto è importante oggi la formazione e l’istruzione dei giovani? Cosa occorre per una nuova e preparata classe dirigente utile sia nel pubblico sia nel privato?

Investire sulle competenze è decisivo per la competitività del nostro Paese. Oggi assistiamo alla migrazione dei giovani italiani più brillanti, e che ne hanno la possibilità, verso altri Paesi che offrono migliori condizioni economiche e occupazionali e che cercano i nostri laureati, in particolare nelle scienze mediche, economiche, tecniche. In questo particolare momento storico è necessario che le politiche formative siano tra le priorità dell’agenda di governo. I giovani studenti sono tra le categorie che più hanno patito le difficoltà della pandemia.

E come aiutare nel concreto le giovani generazioni?

Questa generazione deve essere supportata, per esempio attraverso piani di orientamento che presuppongono, da parte del governo, una visione su quelle che saranno le competenze di cui l’Italia avrà bisogno. In questo senso la partnership con il mondo del lavoro e iniziative come la Scuola Politica vanno nella giusta direzione. Non mi riferisco solo alle competenze specifiche manageriali, di business ecc., ma anche alle soft-skills necessarie per capire e affrontare con successo le sfide del mondo in cui viviamo, che è in rapidissima trasformazione. Oggi il cosiddetto lifelong learning non è più un nice to have e la trasformazione digitale, che abbiamo sperimentato con maggiore evidenza durante questi mesi a seguito dell’emergenza Covid, rappresenta un fattore strutturale che coinvolgerà sempre di più ogni aspetto della nostra vita personale e professionale. Offrire il proprio tempo e la propria esperienza ai nostri giovani di talento affinché abbiano gli strumenti per costruire il loro futuro è una forma necessaria di solidarietà intergenerazionale.

La pandemia ha accelerato il processo di trasformazione digitale. Quali sono i fattori che hanno limitato fino ad oggi questo processo e quali dovrebbero essere le priorità dei leader del G20 secondo la Digital Transformation Task Force del B20 che lei presiede?

Partiamo innanzitutto da una premessa: la trasformazione digitale è uno dei motori principali per la crescita economica globale e riguarda ogni aspetto della nostra vita e della nostra economia. Basti pensare che secondo le stime entro il 2022 la spinta del digitale contribuirà alla creazione del 60% del Pil globale. Purtroppo però oggi le sue potenzialità sono limitate da 5 fattori.

Sarebbero?

Il gap infrastrutturale, circa 4 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso ad internet e non sono quindi in grado di accedere a fonti di informazione e di conoscenza né alle tecnologie di comunicazione digitale. E poi un’ampia parte della popolazione non è ancora completamente digital-ready, esistono ancora rilevanti asimmetrie regolamentari all’interno e tra i vari Paesi; si rileva ancora una mancanza di sicurezza e di fiducia nell’ecosistema digitale ed esiste una limitata offerta di servizi digitali a causa della mancanza di awareness e di domanda. Per tutte queste ragioni il piano che la nostra Task Force presenterà ai leader del G20 si concentrerà su cinque priorità: potenziare le infrastrutture digitali e favorire l’inclusione sociale; stimolare la domanda di prodotti e servizi digitali in tutti i settori produttivi; incrementare l’attuale offerta digitale sia a livello privato che pubblico; lavorare sulle competenze digitali dei cittadini; garantire un ambiente orientato all’innovazione anche attraverso l’armonizzazione dei principi regolatori.

Che ruolo può giocare in questo processo la presidenza italiana del G20, considerando anche la visione del nostro governo espressa attraverso le misure indicate all’interno del Pnrr?

Il ruolo del nostro governo è fondamentale. Il Governo italiano durante quest’anno così cruciale per la ripresa globale è chiamato a guidare alcuni dei più importanti vertici internazionali, come il G20, la COP26 e il Global Health Summit, assumendo un importante ruolo di leadership. Inoltre, in queste settimane l’esecutivo ha fatto un lavoro straordinario per elaborare un programma nazionale che potrebbe garantire al nostro Paese un futuro promettente. Uno scatto in avanti nel percorso di trasformazione digitale, assieme alla semplificazione della macchina della Pubblica amministrazione, rappresenterà il denominatore comune di tutte queste azioni.

Una delle tante lezioni della pandemia…

Sì, tra le tante lezioni che la pandemia ci ha insegnato, vi è anche quella che i problemi locali possono rapidamente trasformarsi in sfide globali e che non si può dunque prescindere da soluzioni comuni. Mi sento di sottoscrivere quanto ha affermato il ministro Vittorio Colao, quando afferma che “la transizione digitale è una sfida di dimensioni sia globali che locali in cui la collaborazione transnazionale è elemento fondamentale di questo processo”.

Come la trasformazione digitale può aiutare le grandi imprese e le Pmi ad esistere e competere sul mercato? Ma a chi spetta il compito di migliorare le digital skills dei cittadini?

Le imprese dovranno necessariamente ripensare il loro modo di lavorare e grazie alla tecnologia potranno trasformare le modalità operative e competere a livello locale, nazionale e globale. Il successo di un’impresa oggi non può prescindere dalla trasformazione digitale che non è solo tecnologica, ma in primis culturale. La vera sfida è per le piccole e medie imprese che devono ripensare il loro modello di business, investire negli abilitatori digitali e parallelamente in chi quelle tecnologie sa usarle e può trasformarle in opportunità di progresso. Garantire alle persone e alle generazioni più giovani le giuste abilità e capacità per affrontare rapidamente il cambiamento digitale è una responsabilità di tutti.

Qualche suggerimento utile?

In tal senso, è molto importante l’impegno che si è dato il governo di implementare politiche per la transizione digitale che favoriscano l’adozione di soluzioni tecnologiche da parte degli operatori economici e dei cittadini, la copertura del digital divide entro il 2026, una spinta alla domanda per privati e imprese; ciò al fine di evitare che parte della popolazione rimanga tagliata fuori dal mondo del lavoro e dall’accesso a beni e servizi. Per tutte queste ragioni, come Task Force abbiamo deciso di lavorare anche a una raccolta di best practice internazionali dei principali drivers della trasformazione tecnologica nei vari settori industriali con l’obiettivo di rendere evidenti le utilità, i benefici e le potenzialità di questo straordinario processo a tutti gli stakeholder di riferimento (imprese, governi, cittadini e consumatori) e prendere esempio da ciò che ha già funzionato, evitando di partire ogni volta da zero.

Il premier Mario Draghi ha suggerito di investire nell’istruzione e nella formazione dei giovani. La vostra Scuola Politica ha sposato questa tesi rimettendo al centro il tema delle competenze. Da manager e ceo che consigli vorrebbe dare ai giovani per il loro futuro nel mondo del lavoro?

Di certo quello di continuare a imparare ogni giorno e di avere fiducia nelle possibilità di successo dell’Italia. La tecnologia è uno strumento, non un fine. Da sola non basta, è necessario che ci siano sempre più persone che quelle tecnologie sanno usarle, che abbiano le competenze e il mindset per reinventarsi ogni giorno con passione e determinazione.

×

Iscriviti alla newsletter