Una visita di un alto funzionario a Tripoli e la nomina di un inviato speciale: gli Stati Uniti aumentano l’interesse diplomatico per il dossier Libia
Il capo del Governo di unità nazionale libico (GNU), Abdulhamid al-Dabaiba, ha incontrato oggi, martedì 18 maggio, a Tripoli il vice segretario di Stato americano per gli affari del Vicino Oriente, Joey Hood.
Si tratta della prima visita ufficiale nella capitale libica di un alto funzionario statunitense da anni. Viaggio che arriva a pochi giorni dalla nomina di un inviato speciale per il dossier, ruolo che Foggy Bottom ha affidato all’ambasciatore Richard Norland.
La Libia per gli Stati Uniti non è un fascicolo in cima all’agenda, ma — rispetto all’amministrazione Trump — l’attuale presidenza Biden sembra voler dare maggiore supporto all’attuale esecutivo. Che Dabaiba guida sotto egida Onu col compito di stabilizzare il cessate il fuoco e traghettare il paese verso le elezioni convocate per il 24 dicembre.
All’incontro con Hood, che poi ha visto il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed al Menfi, hanno partecipato da parte libica la ministra degli Esteri, Najla Al-Manqoush, e il ministro del Petrolio, Muhammad Aoun. Con il vice segretario c’erano l’inviato speciale Norland e alcuni funzionari del dipartimento di Stato americano.
Una fonte del governo libico ha dichiarato che il funzionario ha affrontato una serie di questioni tra cui il coordinamento congiunto della sicurezza, anche in ottica della riapertura dell’ambasciata Usa a Tripoli (che da luglio dello scorso anno sta cercando una nuova sede).
Gli Stati Uniti sono interessati alla Libia per tre ragioni. Primo, la lotta al terrorismo. Secondo, il contenimento dei russi, che si sono installati nella Cirenaica sfruttando lo scontro interno. Terzo, il controllo del quadro regionale, dove ogni genere di destabilizzazione è detestato da Washington.
Gli Usa di Joe Biden stanno cambiando marcia sulla Libia? A gennaio, alla domanda che Formiche.net si poneva, Karim Mezran (Atlantic Council) rispondeva su queste colonne che “è possibile che vedremo un intervento favorevole a un processo ordinato verso un governo di transizione nazionale. Sarebbe anche il migliore dei modi per contenere, se non proprio respingere, i continui interventi russi nel Mediterraneo”.